Un noir urbano dallo stile secco e nervoso. Uno scenario da guerra civile in cui si consuma la parabola di un giovane spacciatore bianco. Recensione di Roberto Manassero, legge Veronica Bitto.
di A cura della redazione
Da quando la madre e la sorella se ne sono andate, Rick vive col padre, piccolo trafficante d'armi. Rick si guadagna il rispetto dei criminali del quartiere e, in un mondo di neri, diventa per tutti "White Boy Rick". Ricattato dall'FBI, che ha le prove per incriminare il padre, accetta di fare l'informatore e smantellare una rete di spacciatori e poliziotti corrotti.
Dopo le strade buie di Belfast del suo primo film, Yann Demange ha scelto per il suo debutto a Hollywood le vie altrettanto desolate della Detroit anni '80. Il regista racconta la storia vera di Rick Wershe Jr con uno stile secco e nervoso, seguendo la sua parabola dall'84 all'87.
Il film si focalizza sui legami di Rick con la famiglia, evitando di approfondire il sottobosco politico e criminale di Detroit e togliendo quindi tensione al racconto.
In occasione dell'uscita al cinema di Cocaine - La vera storia di White Boy Rick, Veronica Bitto interpreta la recensione di Roberto Manassero.