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Tutti lo sanno, gli ingranaggi della parola

Il film sembra suggerire che i segreti (rivelati e taciuti) che tengono insieme le famiglie sono gli stessi che le devastano. Al cinema.
di di Leonardo Strano, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Tutti lo Sanno

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Penélope Cruz (Penelope Cruz Sanchez) (50 anni) 28 aprile 1974, Madrid (Spagna) - Toro. Interpreta Laura nel film di Asghar Farhadi Tutti lo Sanno.
martedì 13 novembre 2018 - Scrivere di Cinema

La forma del dialogo è lo strumento usato da Asghar Farhadi per riprodurre la dialettica comunicativa interna agli schemi famigliari. Come tutti gli altri film dell'autore iraniano, Tutti lo sanno (guarda la video recensione) è costruito sul potere della parola e sul suo peso all'interno dei circuiti privati, nel perimetro delle conoscenze intime e della sicurezza della tranquilla quotidianità. Ogni elemento del film è indirizzato dallo stile dialogico di Farhadi: la trama melodrammatica incentrata sulla sparizione di una figlia durante un matrimonio è guidata sempre attraverso il confronto dialettico tra personaggi; l'utilizzo del montaggio è coordinato dalla natura tagliente delle frasi; la costruzione delle svolte narrative è imperniata sulle confessioni che i personaggi reciprocamente condividono; i ribaltamenti tematici si schiudono assieme alle fragilità dei sentimenti, espressi proprio a parole o attraverso la loro assenza. Come un direttore d'orchestra interessato a sfruttare al meglio tutti i suoi strumenti e quindi consapevole della potenza della negazione del suono, Farhadi pertanto punteggia anche di silenzi il grande ballo dei dialoghi.

Silenzi per lo più assassini, tragici, rivelatori di territori emotivi nascosti, di un inconscio racchiuso nella dimenticanza concordata. In Tutti lo sanno mentre le parole rappresentano il ritmo del presente, del visibile e del riconoscibile (pur essendo partecipi di suggestioni ambigue) i laceranti silenzi distesi dentro le case, le stanze e le gole invece rappresentano il passato e i celati misteri ad esso appartenenti.
di Leonardo Strano, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

La continua alternanza e sovrapposizione di questi due elementi (parlato e taciuto) svela allo stesso tempo i caratteri di superficie della convivenza famigliare nel presente del racconto e la lenta formazione dei conflitti nella profondità di un passato comunque sempre negato alla visione dello spettatore: da un lato attraverso l'agilità di una forma scritta in grado di muoversi con flessuosità tra molti personaggi e altrettanti eventi; dall'altro grazie al lento disegno di un nulla, di un rimosso lasciato emergere quasi autonomamente con la pressione sulla superficie.


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