Si tratterà ora di vedere se la trilogia delle Scimmie, ora che si è conclusa e idealmente unita ai predecessori, saprà rimanere nella memoria e nei discorsi collettivi.
di Roy Menarini
I franchise sono sempre più all'altezza dei palati esigenti dei cultori. Prendiamo The War - Il pianeta delle scimmie, ultimo capitolo di una trilogia prequel che - se può essere considerata meno carismatica del primo, epocale Il pianeta delle scimmie - dal punto di vista della serie supera di gran lunga i sequel degli anni Settanta. In questo ultimo film, Matt Reeves e gli altri sceneggiatori si sono preoccupati di saldare questo universo a quello rappresentato nel capostipite del 1967, facendo tornare (quasi) tutto, dal mutismo degli uomini ai personaggi di Cornelius e Nova.
Certamente non è solo lo sforzo di diventare "universe" o l'attenzione verso la timeline originaria a costituire il principale merito della saga e in particolare di questo terzo, riuscito capitolo. Anzitutto, la scelta radicale di sposare integralmente, e definitivamente, il punto di vista narrativo delle scimmie, non va considerata un'opzione qualsiasi. Lo sguardo è tutto, specie in prodotti di massa dove si pensa ingenuamente che il fattore produttivo sia preponderante rispetto a quello narrativo - se così fosse, il cinema non sarebbe più un'impresa creativa ad alto rischio.
Ancora una volta, poi, il cinema contemporaneo va alla ricerca di catastrofi e palingenesi per cercare uno spiraglio a un presente ansiogeno, e a un globalismo che sembra aver distrutto ogni altrove. Le apocalissi nel cinema di oggi non devono essere per forza considerate un dato negativo, o pessimistico. Anzi, in molti casi nascondono un desiderio di rinascita e di utopia che, nel dibattito degli ultimi anni, sono del tutto assenti dalle speranze collettive.
Parliamo di apocalisse non a caso, visto che in una delle inquadrature più sorprendenti del film, il muro di un sotterraneo reca una scritta con lo spray dove si legge "Ape-calypse now", un gioco di parole tra la scimmia (ape, in inglese) e Apocalypse Now. Non solo: la scritta è graficamente identica a quella, riconoscibilissima, delle locandine e dei titoli di testa del capolavoro di Francis Ford Coppola. Quindi, dal punto di vista del racconto, ci stanno dicendo che The War - Il pianeta delle scimmie si svolge nel nostro universo, un mondo nel quale le persone hanno visto Apocalypse Now. A questo punto, il personaggio del Colonnello (interpretato dal sempre affidabile Woody Harrelson) non è semplicemente una citazione del Kurtz di Marlon Brando, ma va considerato un protagonista che sceglie a bella posta di comportarsi come la celebre icona del cinema.
Sembrano (e forse sono) sciocchezze da appassionati, eppure anche questi piccoli dettagli arricchiscono un film che a suo modo antologizza il genere del war movie, in modi inaspettati - a cominciare proprio dal fatto che ci identifichiamo con gli animali, palpitiamo per loro contro contro la nostra specie, coinvolta per di più in una ulteriore battaglia fratricida. Oltre a Coppola e ad altri film sul Vietnam, non mancano riferimenti interessanti e intelligenti (uno su tutti, La grande fuga di John Sturges), a riprova del fatto che spesso i blockbuster pensanti traggono linfa, e non solo strizzate d'occhio, dal grande cinema hollywoodiani degli anni Sessanta e Settanta.
Si tratterà ora di vedere se la trilogia delle Scimmie, ora che si è conclusa e idealmente unita ai predecessori (per tacere dello sfortunato reboot di Tim Burton), saprà rimanere nella memoria e nei discorsi collettivi o - come purtroppo temiamo - assieme a molti intriganti film di fantascienza di questi anni non riuscirà a radicarsi nel profondo. Sarebbe un peccato, perché anche negli spin off si nascondono i difficili sentieri del buon cinema.