Titolo originale | Juste la fin du monde |
Titolo internazionale | It's Only the End of the World |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Xavier Dolan |
Attori | Gaspard Ulliel, Nathalie Baye, Léa Seydoux, Vincent Cassel, Marion Cotillard Arthur Couillard, Antoine DesRochers, William Boyce Blanchette, Sasha Samar, Patricia Tulasne, Emile Rondeau, Théodore Pellerin, Jenyane Provencher. |
Uscita | mercoledì 7 dicembre 2016 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,33 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 23 novembre 2016
Uno scrittore scopre di essere un malato terminale e decide di tornare a casa per comunicare la notizia alla famiglia. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 5 candidature e vinto 3 Cesar, In Italia al Box Office È solo la fine del mondo ha incassato 835 mila euro .
È solo la fine del mondo è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
e in DVD
e Blu-Ray
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
Da dodici anni Louis, drammaturgo affermato, è lontano da casa. Si è chiuso la porta alle spalle e non è si più voltato indietro. Ma adesso Louis sta morendo e a casa ci vuole tornare. Imbarcato sul primo aereo, rientra in seno alla famiglia che lo attende tra premurosità e isteria. Sulla soglia lo accoglie l'abbraccio di Suzanne, la sorella minore che non ha mai visto crescere, Antoine, il fratello maggiore che si sente minacciato dal ritorno del fratello che aveva monopolizzato l'attenzione dei genitori durante tutta la sua infanzia, Catherine, la cognata insicura e mai conosciuta che esprime le sue verità balbettando, la madre, affatto preparata al ritorno di un figlio mai compreso. Adesso che Louis è tornato lei vorrebbe tanto che le cose funzionassero, che i suoi figli trovassero le parole per dirsi ma nessuno dice e tutti sentenziano. Nessuno sa più niente dell'altro, la morte si appressa e la voce per annunciarla si spegne su un indice che chiede il silenzio.
C'è qualcosa di dissonante nel sesto film di Xavier Dolan, qualcosa che si avverte subito perché è la traccia sonora più riconoscibile del suo cinema. Abitato da attori tutti francesi, È solo la fine del mondo perde l'accento quebecchese e parla letteralmente un'altra lingua, una lingua differente. Bloccato come il suo protagonista nello scarto temporale tra l'intenzione di rivelare una (brutta) notizia e l'impossibilità di farlo, È solo la fine del mondo conferma l'equilibrio (sbilanciato) del cinema di Dolan tra intensità e irrisione, esuberanza e disperazione ma ripensa la sua 'musica', 'suonando' evidentemente la fine di una stagione artistica.
Da J'ai tué ma mère a Mommy è l'emozione complessa della vergogna, la vergogna di sé a separare da sempre i membri delle famiglia di Dolan che navigano a vista in querelle infinite. Con È solo la fine del mondo quella separazione è consumata senza appello in un'emorragia di parole quasi postume. Cerimonia degli addii in cui la ferocia s'impone sull'umorismo e la forza drammaturgica affonda nella pièce di Jean-Luc Lagarce, il film mette in scena un'impossibile riconciliazione familiare e chiude i conti col soggetto, convocandolo un'ultima volta in un interno e dentro il caos più assoluto in cui nevrosi, gelosie, frustrazione, rancori ma anche amore e ammirazione si mescolano.
Atto unico, baleno di disagio assoluto, arco di isteria incontenibile, È solo la fine del mondo annuncia la fine del mondo, la fine del sé-mondo, quello del protagonista e quello dell'autore che si fanno silenti. Perché gli altri non vogliono sentire, perché gli altri non possono sentire. Perché esiste un profondo sfasamento nel dramma, un'intimidazione reciproca tra chi ritorna e chi accoglie. L'uno è trattenuto, gli altri smodati nella perplessità che nutrono verso chi anni prima li ha 'ripudiati'. Louis è già morto, un morto che torna tra i vivi tra cui non smette di sentirsi estraneo. Ma il film autorizza a pensare anche il contrario, che Louis, nonostante il male che lo consuma, è il solo a essere vivo in faccia a un'assemblea di spettri familiari, governati dalla madre di Nathalie Baye con le labbra rosse d'amore e le palpebre blu come il mare che la separa dal figlio.
Impianto teatrale che respira soltanto nella corsa in macchina dei due fratelli, È solo la fine del mondo si consuma intorno al tavolo e dentro le stanze. Sui volti, sugli sguardi e sui loro scambi scivola invece il dolore e il risentimento per il vuoto lasciato da quel figlio-fratello che un giorno è stato uno di loro. Nei primi piani, nei campi e nei controcampi, saturi di una necessità cinematografica, Dolan incrocia i pensieri ed emerge quello che i personaggi non riescono a dire nemmeno a se stessi. Le immagini sposano il ritmo delle frasi, delle intonazioni, dei colori, dei respiri, della luce che qualche volta si fa abbagliante, liberando torrenti di nostalgia e lasciando spazio alle tempeste della giovinezza, dell'amore, del sesso esploso nei flashback pop.
Addosso ai suoi incrollabili attori, su tutti Vincent Cassel, fratello maggiore collerico e frustrato che recita sulla brutalità di una sola nota, Dolan produce una drammaturgia di ritorno, fondata sulla retrospezione, che resta sterile sul piano dell'azione e lavora sulla semplice giustapposizione delle parti. Impossibile per Gaspard Ulliel, davanti alla famiglia, coro e tribunale insieme che attende la promessa di un domani condiviso, trovare la forza o anche solo il momento per prendere la parola.
Come nel primo Dolan, nessuno ascolta nessuno e tutti si parlano sopra sbraitando. Film greve a tutto volume, È solo la fine del mondo conserva qualche affettazione, l'uccello a cucù incarnato e stramazzato al suolo, ma testimonia soprattutto la maturità di un autore che riduce l'eccesso per afferrare l'anima nascosta di personaggi che abitano la dimensione irreparabile del già troppo tardi. Superato il confine il silenzio è l'unica soluzione. L'unica via d'uscita per Louis, figliol prodigo, e Xavier, enfant prodige, testimoni e narratori delle rispettive epopee intime di figli. Epopee nevrotiche che convertono l'ordinarietà della vita familiare in mito contemporaneo.
Se qualcuno non conosce il cinema di Dolan e le tematiche fortemente drammatiche che affronta nei suoi film e magari dopo dieci minuti o meno se ne volesse uscire dalla sala, perché il film è lento, senza costrutto, il suggerimento sarebbe quello di soffermarsi unicamente sulle interpretazioni degli attori difficili da poter classificare distintamente e quindi da oscar collettivo, dalla madre Natalie [...] Vai alla recensione »
Non mi è piaciuto. Soprattutto perchè da Dolan (penso uno dei più grandi registi del prossimo mezzo secolo) e da dopo Tommy ti aspetti di più. E' un giovane regista ormai diventato quasi cult, bravissimo in tutto decisamente. Arriva all'osso di molti suoi argomenti, nell'analisi delle persone, nell'interiorità di tutti, nell'analisi approfondita [...] Vai alla recensione »
Rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI - Intraprendo un viaggio per annunciare la mia morte...è una delle prime frasi dell'ultimo film del giovane e sempre più bravo e giovane Xavier Dolan, una carriera cinematografica a tutto tondo - lui scrive, monta, sceneggia, crea costumi e dirige un film-pièce, E' solo la fine del mondo che ha pure doppiato in lingua inglese e con [...] Vai alla recensione »
Il regista Xavier Dolan trasferisce sullo schermo la pièce teatrale di J.-L. Lagarce, scritta quando il drammaturgo si sapeva già mortalmente malato di AIDS. E’ questa la situazione del protagonista, Louis, che sa di essere malato terminale e decide di tornare dalla sua famiglia, che vive ‘da qualche parte’ e che non vede da dodici anni, con lo scopo dichiarato di comunicare [...] Vai alla recensione »
Dolan, uno dei più promettenti registi sulla scena internazionale, porta sul grande schermo un’opera teatrale ad atto unico di Jean-Luc Lagarce. Louis è un giovane artista di successo che non torna a casa da 12 anni; ma la morte incombe ed allora Louis deve tornare a casa per comunicare alla famiglia che la prossima lontananza sarà quella definitiva.
“Dopo dodici anni di assenza, ho paura di tornare, di rivederli” dice il protagonista. Louis, drammaturgo di successo, torna dai suoi per annunciare la sua morte imminente. A casa lo accoglie una famiglia che è un concentrato di tipologia umana della società occidentale: la sorella Suzanne lo mitizza; la madre è affettuosa ma autoreferenziale e spera che ogni frattura si ricomponga; il fratello Antoine [...] Vai alla recensione »
Un film tratto da una pièce teatrale che Dolan ha lasciato palese nella sua strutturazione, lavorando prevalentemente sui primi piani, sulle messe a fuoco e sulle sfocature. Ambientato nella campagna del Quebec nella cui casa di famiglia torna Louis, scrittore teatrale malato di Aids, con l’intenzione di comunicare a tutti la sua fine imminente. Dopo dodici anni di assenza Louis (Gaspard Ulliel) ritrova [...] Vai alla recensione »
Il ritorno a casa, dopo 12 anni. Non è la fine del mondo, rivedere madre e fratelli, passare una giornata con la propria famiglia.. Xavier Dolan parte morbido ma montaggio e colonna sonora non ingannano lo spettatore. Le cose non sono così semplici come sembrano. Il tempo di un respiro e ci commuoviamo di fronte alla malinconia, ai ricordi, i rimpianti, i sogni di tutta una vita mischiati [...] Vai alla recensione »
Ottimo film teatrale, e come tale fondato sulla saldezza della sceneggiatura, sulla bravura degli interpreti, tutti, ma anche sul virtuosismo del montaggio, sulle vertiginose accelerazioni dei campi-controcampi e sulle pause riflessive, squarci nell'interiorità dei personaggi. Film di monologhi, in realtà, più che di dialoghi, perché nessuno, forse neppure il taciturno [...] Vai alla recensione »
Solo primi piani dell'anima in questa coinvolgente piece cine-teatrale con un superbo cast di attori totalmente francese. Profonda immersione introspettiva nei rapporti conflittuali tra un giovane scrittore e la sua famiglia di origine. Gaspard Ulliel è il bel Luis, commediografo di successo che scopre di essere malato terminale e torna a casa dopo 12 anni per annunciare l'imminente fine del suo mondo. [...] Vai alla recensione »
E' solo la fine del mondo, di Xavier Dolan, è un film sui punti di sospensione troppo lunghi, sui ritorni fuori tempo massimo, sui temporali incombenti e borbottanti che poi non riescono a scaricarsi per la vergogna di se o per la pena degli altri, sull'incomunicabilità 2.0, sull'imbarazzo verso il figliuol prodigo, e sul rancore e il disagio che tale inadeguatezza provoca, è il malessere che lascia [...] Vai alla recensione »
Louis, giovane e affermato drammaturgo decide di tornare dopo dodici anni a trovare i suoi parenti, per rivelare loro di essere gravemente malato e di avere ormai poco tempo da vivere e anche per cercare di appianare vecchie incomprensioni che lo avevano spinto un tempo a lasciare la sua famiglia. Ma, una volta varcato l' uscio della casa familiare, si trovera' [...] Vai alla recensione »
La sensazione è quella del cuore che 'scoppia' nel petto. Che batte e si sbatte per trovare uno spazio alla vita che pulsa e si agita nella gabbia. È l'uccello nell'orologio a cucù, è la polvere che si solleva dal materasso per poi riappoggiarvisi lieve, è il pugno non sferrato di Antoine, è l'urlo soffocato nello sguardo di Christine. E a far tacere il rumore assordante che stordisce e aliena Louis, [...] Vai alla recensione »
a tratti imbarazzante anche per lo spettatore,trovo questo film troppo enfatizzato,il personaggio di cassel è oltremodo oltraggioso per sè come attore che non fa nulla per rendersi simpatico,sia per l'enfasi con cui recita ,non c'era bisogno di un accanimento così senza senso,alcune scene troppo lunghe inutilmente,ma se andassimo ad analizzare il perchè una persona [...] Vai alla recensione »
E’ risaputo - questo film sembra dimostrarlo ulteriormente – e forse empiricamente dimostrato che “la famiglia è il posto peggiore dove nascere”, e poi … lo disse Sigmund Freud. Chissà che non sia soprattutto il posto peggiore dove crescere, visto che appena nati si viene destinati di premure e consolati dell’esser nato (così Leopardi); [...] Vai alla recensione »
Louis è un giovane drammaturgo che ha raggiunto il successo lontano da casa, dove non torna da 12 anni. Sta morendo e per questa ragione ha deciso di tornare a trovare la sua famiglia, coltivando un vago sentimento di riscatto. Ma l’incontro si rivelerà più complesso del previsto; la famiglia, ricomposta per l’occasione, torna ad essere il luogo di antichi e irrisolti [...] Vai alla recensione »
Come annunciare la propria morte ? E’ questo l’interrogativo che porta avanti “E’solo la fine del mondo” del canadese ventisettenne Xavier Dolan che ha vinto il Gran Premio della Giuria all’ultima edizione del festival di Cannes. Il protagonista Louis (Ulliel), un autore teatrale di un certo successo, appena trentaquattrenne, torna dopo un’assenza di dodici anni, nella famiglia di origine.
Xavier Dolan torna al cinema con un film dal titolo apparentemente preoccupante e catastrofico; prima che inizi il film si potrebbe pensare,leggendo il titolo, a chissà quale tragedia, ma non ci sono morti, non ci sono disastri naturali, non ci sono battaglie nè guerre, c'è il nucleo sociale più semplice dell'umanità: la famiglia.
Xavier Dolan, classe 1989 e già ben 6 film da regista, primo film a soli 20 anni, ma è con "Mommy" (2014) che raggiunge il successo, vincendo svariati premi, tra cui il Cesar, che lo rendono uno dei più promettenti cineasti degli ultimi anni. Non ho ancora avuto modo di vedere tutti suoi lavori, ma dopo questo "È solo la fine del mondo" mi sa [...] Vai alla recensione »
Xavier Dolan, regista canadese, 28 anni e almeno sei film all'attivo, tutti film di ottima qualità. Dire che il ragazzo è uno da tenere d'occhio è fare dell' eufemismo; questo giovane regista deve essere cresciuto a pane e cinema e nei suoi film si possono riconoscere le influenze di tanti di quei registi che sembrano [...] Vai alla recensione »
Tornare. Può essere un’idea che ci accarezza. Sciogliere i nodi del passato, i grumi che ostacolano il flusso della memoria. È quello che Louis (Gaspard Ulliel), drammaturgo affermato, decide di fare. Tornare da dove è fuggito 12 anni prima: la famiglia. Ha un pretesto forte per farlo, annunciare la sua prossima morte. In un superbo ed estremo esercizio di controllo vuole [...] Vai alla recensione »
Molto completa ed esaustiva la recensione della Gandolfi, con la quale non si può non concordare. Mi limiterò quindi ad alcune brevi osservazioni. L'impossibilità per Louis di tenere fede alle sue intenzioni e svelare il suo dramma è proprio dovuta al fatto che egli realizza che forse la sua è la condizione migliore, la condizione di chi 'deve' abbandonare [...] Vai alla recensione »
Tornare è sempre la parte più difficile. Ma dire, dire ciò che non vorremmo sentire, quella è la parte davvero difficile. Lo sa Louis Knipper (Gaspard Ulliel) e lo sappiamo noi, dacché le regole sono chiare dal principio. Da quando le immagini sbilenche di un giovane col cappellino in testa ci portano verso la meta di un ritorno calcolato dal 27enne Xavier Dolan. Vai alla recensione »
Il teatro al cinema non funziona. Ma gli attori bravissimi riescono nell'impresa di renderlo piacevole. Troppi dialoghi, troppe inquadrature ravvicinate in primo (o primissimo) piano, non riescono a far emergere la vera natura degli attori a cui si vorrebbe osservare il corpo. Il corpo parla e se questo non si riesce a vedere quasi mai, il film diventa mozzato.
Agli attori si rimprovera di recitare, agli scrittori di raccontare storie, alla famiglia di amare disperatamente. Un film intenso e lacerante che si snoda su dialoghi serrati, esasperati. Fiumi di parole a cui i personaggi si aggrappano per nascondere la gioia, il dolore, la paura. Dietro quel flusso inarrestabile di frasi, Louis, silenzioso e sensibile, è muto, travolto dalla fiumana dei [...] Vai alla recensione »
Louis (Gaspard Ulliel), scrittore affermato di drammi teatrali torna nella provincia del Quebec, dopo una assenza di 12 anni, per annunciare ai familiari che ha i giorni contati. I suoi si meravigliano per quel ritorno e lo pressano per conoscere il motivo della interruzione della sua assenza da casa; hanno ricevuto da lui solo cartoline per auguri di compleanno.
Dolan , arista ormai affermato anche in Italia , dopo il bellissimo Mommy e il fantastico" ripescato Lawrence Anyways , esce nei nostri cinema con E' solo la fine del mondo , ultimo vincitore del Gran Prix a Cannes. La storia per la prima volta non nasce da un soggetto del talento canadese , ma viene da un pièce teatrale di Lagarce,poi risceneggiata dallo stesso regista.
Con "E' Solo la Fine del Mondo" ritorna in questi giorni nelle sale cinematografiche il giovane regista prodigio canadese Xavier Dolan. Il titolo riprende una battuta del protagonista che, ritornato a casa dopo dodici anni al fine di annunciare la sua prossima imminente morte ai propri familiari, pronuncia al fratello in riferimento al proprio luogo d'infanzia, luogo ormai lontano [...] Vai alla recensione »
Sarà anche il doppiaggese che appiattisce tutto, sarà che gli attori ( tutti assai bravi ma fuori ruolo) risultano poco credibili nei loro personaggi ( Dalla mamma Nathalie Baye, una che dovrebbe essere una casalinga di una provincia sperduta, a Vincent Cassel, un omino senza importanza, con un lavoro modesto e frustrato verso il mondo intero, fino a Marion Cotillard, una casalinga sottomessa dal rude [...] Vai alla recensione »
Dolan regista Canadese,di soli ventisette anni con già all'attivo due tre film di notevole fattura,con questo ultimo lavoro entra di diritto come uno dei migliori giovanissimi registi in circolazione,sicuramente ne parleremo per moltissimi anni,ci sono tutti i presupposti. Una film di una sensibilità sopraffina,entra nel più profondo intimo dei personaggi,le inquadrature studiate nei più piccoli particolar [...] Vai alla recensione »
Dolan , arista ormai affermato anche in Italia , dopo il bellissimo Mommy e il fantastico" ripescato Lawrence Anyways , esce nei nostri cinema con E' solo la fine del mondo , ultimo vincitore del Gran Prix a Cannes. La storia per la prima volta non nasce da un soggetto del talento canadese , ma viene da un pièce teatrale di Lagarce,poi risceneggiata dallo stesso regista.
«se nel primo capitolo di un racconto compare una pistola bisogna che, prima o poi, la pistola spari» Anton Čechov Nel primo atto di È solo la fine del mondo (film di Xavier Dolan tratto dall’omonima piéce teatrale di Jean-Luc Lagarce) compare una dichiarazione d’intento da parte del protagonista: annunciare alla propria famiglia la propria fine. [...] Vai alla recensione »
Il film di Xavier Dolan sovrabbonda di effetti cinematografici, che vengono utilizzati a profusione talora al di sopra del rigo. E' vero che il cinema americano ci ha ormai abituati ad una sorta di spettacolarismo che risulta tolora avvicente . Ma tale caratteristica si addice per i film d'avventura non per i drammi psicologici . I drammi intensi si possono esprimere anche con pochi mezzi [...] Vai alla recensione »
Film stucchevole e immaturo dal punto di vista narrativo e registico, che oscilla tra dialoghi fiume senza direzione e improvvise accensioni visive in stile videoclip. Grandi gli attori ma spaesati in personaggi poco credibili (tranne Cassel in un ruolo interessante) o inesistenti. Il protagonista è, poi, un non personaggio con il quale non ci si identifica, non ci si emoziona, ma ci si annoia in abbondanza [...] Vai alla recensione »
Premetto: prima di "Mommy", fche mi ha colpito molto, sconoscevo il cinema di Dolan. Ma uno dei motivi per cui il film succitato funzionava cosi bene era l'imprevedibilità delle parti in "tragedia": per chi non lo abbia visto, mi limito a sootolineare come, costruttivamente, si (con?)fondessero amicizia, maternità e [...] Vai alla recensione »
Nella vera "tecnica", secondo me, le scene madri esistono ove strettamente necessarie, e mi pare che in questo film ce ne siano troppe, insieme a personaggi non sempre irresistibili (Il fratello, per esempio). Permettimi queste osservazioni, anche se le pochissime righe che hai scritto mi paiono decisamente belle e sentite.
E' solo la fine del mondo l'ho trovato intenso, bellissimo e i personaggi stupendi. Straordinario Louis: il suo sguardo, occhi persi e intensi e il suo silenzio che dice di più di ogni parola. L'uscita da casa di spalle, una porta che si chiude senza sbattere, in silenzio. Xavier Dolan è come sempre magnifico. Bravissimo. Assolutamente da vedere.
Ho avuto l'impulso di lasciare la sala, almeno due volte. Ho trovato impossibile il comportamento del personaggio imterpretato da Cassel, un vivo fastidio per un ruolo eccessivamente nevrotico che lo rende surreale nel constesto familiare descritto. E' bello il racconto e bella l'idea del film ma credo sia troppo caricaturato, troppe le "tinte accese".
Premessa: non è un film che rivedrei volentieri. Tuttavia, è innegabile una bravura nella fotografia, nei primi piani, nei chiaroscuri che rende il film estremamente piacevole dal punto di vista estetico. Gli attori, tutti di primo piano, sono bravi nel loro ruolo e lasciano emergere tutte le contraddizioni famigliari che ognuno di noi conosce.
Non lo si può definire un brutto film. Ci sono buoni interpreti, bella fotografia. Quando però si arriva ai dialoghi, ecco l'abbiocco. Non è un film noioso, ma composto esclusivamente di dialoghi. Troppo. Si sente il bisogno di respirare un pò d'aria fresca, sarebbero stati utili 20 minuti di flashback spensierati e coloriti.
Si fa prima a guardare il film che a leggere la vostra recensione.
Ho visto la ceremonia di Cezar 2017 , meritevoli premi per Xavier Dolan , a 27 anni fare un film di questa profondità fa pensare che sia una stella del cinema . Complimenti a tutti attori . 👍
Dato che si svolge in un solo luogo (la casa di origine) e in un solo tempo (le poche ore della visita) ci si aspetta una costruzione dei dialoghi potente e profonda. No, non è così. Sono dialoghi superficiali, inverosimili, con molti silenzi che la fotografia non può aiutare. Non si capisce chi sono, non si capisce perché, non si capisce niente ma in compenso ci annoiamo, [...] Vai alla recensione »
questo film, come sempre del resto questo giovanissimo regista, mi ha tolto le parole. mi è sembrato un Antonioni contemporaneo con la sua incomunicabilità. Intenso, fino quasi a farmi provare disagio di fronte a certe scene familiari: mi sembrava di trovarmi al centro della scena, mai nessun film mi aveva fatto provare delle sensazioni così reali.
Ho trovato il film noioso perché tratta un tema arcinoto, quello del malato di Aids morente. Gli attori sono ottimi ma è come un pezzo teatrale: noioso quindi sullo schermo! Gli Americani non fanno mai film noiosi... Come mai il cinema europeo talora lo è?
E' solo la fine del mondo l'ho trovato intenso, bellissimo e i personaggi stupendi. Straordinario Louis: il suo sguardo, occhi persi e intensi e il suo silenzio che dice di più di ogni parola. L'uscita da casa di spalle, una porta che si chiude senza sbattere, in silenzio. Xavier Dolan è come sempre magnifico. Bravissimo. Assolutamente da vedere.
Dolan si conferma come regista assertore di abitare un mondo privo di senso. Già in Mom aveva dichiarato che si vive in un mondo privo di speranza pieno di gente che spera. Qui ribadisce il suo convincimento restringendo il concetto di disperazione all'interno dei membri di una famiglia. Se ne escde raggelati e anche provati dalle urla insopportabili di persone che parlano e non ascolta [...] Vai alla recensione »
Palla immonda. Non vedetelo. Non rovinatevi un pomeriggio/serata. E' vero che i temi sono importanti. Ma le facce sempre le stesse, la storia (storia?) senza capo né coda... insomme di quelle cose che dovrebbero essere fighe all'insegna dell'incomunicabilità. Horrible
Grande Film, potente, teso .. Tutto in poco spazio, tre luoghi : un aeroporto, una macchina e un casa.. Poche volte ho visto attori cosi' bravi interagire insieme contemporaneamente.. Ho apprezzato "Carnage".. ma questo è più potente; per il ritmo, l'aggressività, il linguaggio rude e per il lunghi silenzi.