Anno | 2011 |
Genere | Docu-fiction |
Produzione | Italia |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Ruben Maria Soriquez |
Attori | Lele Mora, Silvio Berlusconi, Fidel Castro, Lanie Martin Gumarang, Floriana Marincea Rinaldo Talamonti. |
MYmonetro | 2,63 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 settembre 2015
Un mockumentary ideato, scritto e prodotto da Luca Redavid, che racconta il dietro le quinte del Bunga Bunga e analizza i rapporti tra politica e mondo dello spettacolo.
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CONSIGLIATO NÌ
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Lele Mora risponde alle accuse di Videocracy e si confessa: ripensando alla sua infanzia, all'avvio alla carriera come agente dello spettacolo, e poi alla crisi dovuta allo scandalo di
Vallettopoli e al caso Ruby, guarda dritto in camera e svela i suoi segreti. I continui contatti con Silvio Berlusconi (che gli ha sempre dato del Lei e che, al contrario di tutti, lo chiama Dario, il suo vero nome) si impongono come viatici consolatori, tra una cena e l'altra, tra chiacchierate allegre in discoteca e riflessioni - nostalgiche - sul passato fascista di un'Italia che non c'è più. Mentre Lele Mora parla, seduto nel suo studio o accomodato sul divano di casa, si susseguono numerose immagini di repertorio intervallate da quelle di una giovane ragazza filippina, con figlio a carico e lavoro instabile, che critica la mercificazione del corpo femminile in televisione. Ma è il pubblico a volere questo spettacolo di mostri, starlette e tronisti? Chi è il responsabile di questo appiattimento morale?
L'intervista a Lele Mora, traino e soggetto di questo documentario, è stata fatta prima dell'accusa di bancarotta fraudolenta, motivo per il quale il manager è ora sotto processo e detenuto in carcere. Dalle sue parole si delinea il ritratto di un personaggio di grande potere, il più grande servitore di un mondo fondato sull'apparenza che procaccia giovani di aitante presenza, desiderosi di diventare famosi, disposti a tutto pur di finire su Chi o improvvisarsi opinionisti da Barbara D'Urso. Lele Mora ha un (de)merito: ha saputo trasformare questa squallida tendenza in un vero e proprio sistema funzionante, con regole interne ed infiltrazioni politiche esterne. Un reality 24 ore su 24, dove, per dispensare sorrisi e bere un drink in discoteca, vieni pagato, fotografato e ammirato.
Sexocracy si presenta come documentario obiettivo, come ricerca giornalistica che vuole raccontare le cose così come sono andate ma dimostra, nel suo calcolato procedere narrativo, la settaria volontà di dire e ribadire l'innocenza di Lele Mora. Sono le donne ad essere calcolatrici (imperdonabile il montaggio che, sullo scorrere di alcune immagini di première dames - da Michelle Obama a Hilary Clinton - inserisce quella di Veronica Lario proprio quando la voce fuori campo inveisce sulle donne capaci di influenzare negativamente i propri mariti), a concedersi pur di apparire, a compromettersi pur di conquistare uno spazio in tv e quindi porre fine all'anonimato e illudersi di esistere. Questa teoria, profondamente maschilista, vorrebbe difendere il protagonista dalle accuse di chi lo ha sempre disprezzato ma si contraddice, non trova sostentamento nelle fragili e faziose argomentazioni che porta a suo carico e finisce per dimostrare l'esatto contrario. Mora dice che "la verità è sempre un po' vera e un po' falsa" e, a supporto di questa tesi la macchina da presa inquadra la fontana di Nettuno a Bologna, mostrando che, se la guardiamo davanti, la mano della divinità marina è senza dubbio una mano, ma, se cambiamo punto di vista e osserviamo la statua di lato, quella stessa mano sembra un fallo in erezione. Che dire di fronte a questa triviale argomentazione? Malgrado il Giambologna avesse esattamente l'intenzione di sbeffeggiare il papa che gli proibì di scolpire i genitali così com'era nel suo progetto iniziale, forse ora sorriderebbe, un po' perplesso ma senza affanno, e penserebbe che, malgrado gli sforzi per scolpire qualcosa di eternamente bello, c'è sempre un Pierino dispettoso che riporta tutto ai piani bassi, tra barzellette sporche e risate grasse. Se la volgarità si rafforza, ciò che sta nelle mutande detta legge e ribalta il sistema dei valori. Grazie a Lele Mora (e non solo), ciò che era illecito è diventato legittimo e 'normale': è il potere del sesso (facile) che vince e si rinnova.
Salve a tutti, sono un giornalista freelance appassionato tra le altre cose di cinema e politica, per questo vorrei postare una piccola recensione riguardo questo mocumentary che ho avuto la possibilità di visionare in anteprima. Sexocracy è un documentario di produzione indipendente, InnuendoFilm, diretto da Ruben Maria Soriquez,che ruota attorno ai rapporti tra politica e mondo dello [...] Vai alla recensione »
Devo ammettere che, inizialmente, l'idea di "sorbirmi" un Documentario su Lele Mora non mi entusiasmava particolarmete poi, attirata dal Trailer, ho deciso di dare a questa Docu-fiction una chance, e ne sono tuttora soddisfatta! Ho apprezzato molto il "taglio-registico" scelto da Soriquez, uno stile fresco, a tratti ironico, che lascia tuttavia ampio respiro all'occhio [...] Vai alla recensione »
Questo film, girato prima che Lele Mora finisse in carecere per bancarotta fraudolenta, può essere considerato il completamento di Videocracy. Ma non si fonda solo sul punto di vista dell' ex agente dei VIP, ma anche su quello di chi non è interessato ad entrare a far parte dello showbiz: Lanie, la bella ragazza filippina che ha come valori irrinunciabili l'amore [...] Vai alla recensione »
Per chi l'ha potuto vedere prima del lancio in sala a Roma e Milano l'11 Maggio, confrontarlo con i 2 Docu-Film Videocracy e Il Corpo delle Donne, e' inevitabile ; il confronto e' oggettivamente a favore di Sexocracy, sia per la ricchezza di contenuti, che per il loro ritmo che porta a un finale del Film che accende dibattiti e discussioni costruttive; e cioe' l'obiettivo che [...] Vai alla recensione »
La redattrice "dimentica", faziosamente, a sua volta che: 1) Mora viene Fotografato per quello che e', con tutte le sue contraddizioni 2) Il Ruolo di ALCUNE Donne, a livello Internazionale, viene raccontato per quello che rappreseno come punto di raccordo con i Poteri forti, siano essi di destra, sinistra... 3) NON viene recensito il Ruolo del Giovane Fotografo protagonista nel [...] Vai alla recensione »
La recensione della giornalista di MyMovies è più faziosa di quanto lo sia in realtà il film. Non si tratta di un film che vuole dimostrare l'innocenza di Lele Mora, piuttosto mette in luce le sue contraddizioni e la sua complessità come essere umano. Già il titolo "Un film furbo e ingenuo....etc" è un ossimoro. O è furbo o è ingenuo. Probabilmente il film ha toccato certe corde dolenti della stessa [...] Vai alla recensione »
Mi permetto di dissentire dalla recensione della Dose. Ho visto il film attentamente. Solo uno sguardo distratto potrebbe portare a pensare che lo scopo del film sia quello di difendere Lele Mora. E' il Mora che si difende dalle accuse di favoreggiamento della prostituzione per poi affermare " eh io ero la maitresse " quando parla del Bar Gay che gestiva da giovane, dove avvenivano accoppiame [...] Vai alla recensione »
E' proprio vero che ognuno ha la sua verità da esternare ad alta voce o da mettere nero su bianco. E' anche vero che è impossibile essere imparziali nelle proprie opinioni. Il vissuto di ognuno di noi influisce sui nostri punti di vista. E' così per Lele Mora, per Nicoletta Dose (la giornalista di MyMovies), per chi ha scritto e diretto il film etc.
Io ho visto il film in anteprima, e per me è un ottimo docufilm. Forse quest' Italia che il film tratteggia non interessa a lei, ma mi creda a molti interessa eccome. Il montaggio ha un buon ritmo e tecnicamente nulla da rimproverare all'editor. Forse lei si aspettava una condanna spietata alla "Report" di Mora e Berlusconi, ma sarebbe stato fin troppo facile e scontato.
Una mia amica che vive a Los Angeles mi ha parlato di questo film, lei ha visto l'anteprima e mi ha detto di andarlo a vedere ha detto che è un vero e proprio scoop... I soliti fatti italiani...purtroppo è pieno di donne che si vendono pur di apparire o tirar su dei soldi, a volte mi vergogno di far parte di questo squallido paese.
Probabilmente sono troppi i temi del documentario per essere trattati in soli 76 minuti, per cui alcune argomentazioni sono solo abbozzate e non pienamente dimostrate (o documentate). Purtroppo molte cose dette e mostrate corrispondono a verità. Dico purtroppo perchè piacerrebbe anche a me che ci fosse più meritocrazia in Italia e meno sessocrazia.
E' un documentario che ha forti tratti di Mocumentary. Le forti immagini di ragazze che adorano il cesso, che vengono bistrattate da uno strano fotografo che gli fa scatti mettendole in posa dentro un bidone della spazzatura sembrano state create ad hoc per il film. Ma se sono reali servizi fotografici, allora c'è davvero da preoccuparsi.
Ciao a tutti, ieri ho visto il film a Milano Bicocca. Avrei preferito vederlo a Bologna, ma non si sa perché qui non è uscito. Strano, perché la produzione ed il regista sono bolognesi. Ma per fortuna ero su da amici...ma veniamo a bomba. Film godevole, buon ritmo, argomenti interessanti e chicche sconosciute ai più.
Sono Carla, di Roma. Volevo fare i complimenti al regista Soriquez per questo coraggioso documentario. Ci vuole coraggio per raccontare i recenti scandali con leggerezza ed ironia quando tutta l'Italia punta il dito e fa la voce grossa. Un'ironia così sottile, difficile da cogliere per le menti grossolane. Ho trovato questo film un ottima opportunità educativa per tanti giovani [...] Vai alla recensione »
Il Dato piu' inconfutabile che il Film sia piaciuto "Bipartisan", e' dato dal fatto che Venerdi 22 Giugno ore 21:30, allo Storico Cinema Nosadella di Bologna, la Sala ha accolto con una Marea di Applausi la Proiezione del Film Sexocracy, con un Articolo del Resto del Carlino; Bologna tra l'altro, storicamente citta' "Antiberlusconiana", ha risposto appunto [...] Vai alla recensione »