Titolo originale | Diarios de motocicleta |
Anno | 2004 |
Genere | Avventura, |
Produzione | Argentina, Brasile, Cile, Perù, USA |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Walter Salles |
Attori | Gael García Bernal, Mercedes Morán, Jean Pierre Noher, Mia Maestro, Rodrigo De la Serna Susana Lanteri, Marina Glezer, Lucas Oro, Sofia Bertolotto, Franco Solazzi, Ricardo Díaz Mourelle, Sergio Boris, Daniel Kargieman, Diego Giorzi, Facundo Espinosa, Matias Gomez, Diego Treu, Carlos Rivkin, Erto Pantoja, Brandon Cruz, Gustavo Bueno, Antonella Costa. |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,96 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 settembre 2017
Argomenti: Che Guevara
Il giovane Che Guevara e il suo viaggio iniziatico in Sud America. Ha vinto un premio ai Premi Oscar, Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office I diari della motocicletta ha incassato 3,8 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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1952. Due giovani studenti universitari, Alberto Granado ed Ernesto Guevara partono per un viaggio in moto che li deve portare ad attraversare diversi paesi del continente latinoamericano. Quella che doveva essere un'avventura giovanile si trasforma progressivamente nella presa di coscienza della condizione di indigenza in cui versa gran parte della popolazione. Quel viaggio cambiera' nel profondo i due uomini. Uno di loro diventera' il mitico "Che" mentre l'altro, ancora vivente, e' medico a Cuba.
Uno degli applausi piu' lunghi alla proiezione stampa di Cannes 2004. Perche' tutti i giornalisti presenti sono 'comunisti'? Sicuramente no. Perche' credono che Castro sia solo un benefattore dell'umanita'? Ancora una volta la risposta e' no. Allora perche'? Perche' di fronte a un cinema o sempre piu' plastificato o sempre piu' povero di idee, un film che propone la gioventu' come 'luogo' in cui scoprire dei valori personali e decidere di impegnarsi per degli ideali, risponde a un bisogno profondo. Due studenti che non si fanno di droga, che non rubano, che non scopano ogni ragazza che incontrano ma che si mettono in viaggio come spericolati turisti e si trovano alla fine 'uomini' perche'cambiati dentro fanno pensare che l'utopia (pur con tutte le sue possibili distorsioni nel momento in cui entra in gioco il potere) non puo' morire. Una bella lezione 'morale' senza moralismi ne' agiografie.
Bello, bravo, buono e onesto, il film di Walter Salles intende rispecchiare le virtù dei due protagonisti, Ernesto Guevara e Alberto Granado. Li segue con affetto nel loro viaggio alla scoperta della realtà ambientale, umana e sociale sudamericana nell'anno di grazia 1952. Li accompagna con dolcezza, passione e scrupolo documentario (la supervisione è di Gianni Minà) nel passaggio dall'incoscienza romantica alla coscienza civile, sempre nel nome di ideali limpidi e cristallini. Tuttavia la totale aderenza/adesione al soggetto, già di per sé corredato del mito romantico e di un'iconografia ingombrante, finisce con il penalizzare il valore strettamente cinematografico dell'opera. Forse non era lecito chiederlo, ma il film non procura emozioni, vibrazioni, passioni maggiori di quelle che emanano dalle sue fonti letterarie.
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Alberto Granado ed Ernesto Guevara sono due giovani studenti universitari argentini prossimi alla laurea. Il primo, prima di compiere 30 anni, invita il secondo a risalire il Sud America in motocicletta. Un'impresa ardua, che quando si è ancora giovani e spensierati non è proibitiva. Comincia così una straordinaria avventura, con la moto che si guasta già dopo qualche [...] Vai alla recensione »
Ecco il viaggio di Ernesto Guevare prima che diventasse il famoso Che. La pellicola ci mostra questo ragazzo gentile e puro di cuore che col suo amico Alberto e la Portentosa si fa la transamerica; quì verrà in contatto con tutti gli oppressi del contentinente sudamericano, e da quì (immagino perchè il film non lo racconta) maturerà la sua idea rivoluzionaria che [...] Vai alla recensione »
un vero capolavoro!una grande storia...un grande uomo!
Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario. Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina.
Ma avete presente quando il futuro CHE lascia i suoi soldi (della fidanzata) alla coppia bisognosa, o quando parla col contadino rassegnato ma che cerca di organizzarsi per non essere solo, o quando lancia un sasso contro quell'insensibile che non fa bere la povera gente? Nel film si respira aria di rivolta, ma è ancora impalpabile, come sospesa, un piccolo germoglio che sappiamo [...] Vai alla recensione »
E' un film che ha molti pregi e forse qualche difetto. Per chi è stanco di vedere film la cui ambientazione originale è il vietnam e sono girati in messico, o le ande e sono girati sulle alpi. Questo film ripercorre tale e quale l'itinerario del Che e dell'amico. Pregio notevolissimo. La musica è l'altro grande pregio (si capisce perchè Santaolalla abbia ricevuto l'anno dopo l'oscar per Brokeback mountain.. [...] Vai alla recensione »
Lontanamente posso pensare che le rivoluzioni di cuba e l'americalatina sono da ßempre la persecuzione Dei loro stessi capi di stato...disgustoso quel trattamento disumano e c'èrtamente per niente produttivo..aggiungo che il giornalista in genere Tende su quella sinistra fanatica e scellerante...presa di moda e niente altro...compagneros della minchia Non sono ammirevoli quelli che succhiano il [...] Vai alla recensione »
Un viaggio troppo lungo per essere raccontato in un film e ne risente il montaggio nonchè i dialoghi spesso troppo brevi e banali per un film che avrebbe dovuto essere impegnato. Il film si aggiusta solo nella parte che va dall'incontro con i minatori; incontro che avrebbe dovuto essere anticipato di parecchio. L'amico del Che poi fa la parte del simpaticone che non fa ridere.
Sarebbe probabilmente sbagliato, nel recensire questo film, dimenticare il futuro "Che", tanto quanto parlare di lui, ormai combattente rivoluzionario. Nel primo caso si rischierebbe di parlare di una coppia di giovani della Buenos Aires “bene”, cui salta il capriccio di compiere un viaggio avventuroso per l’America Latina.
Viaggiano per viaggiare», dice Ernesto Guevara de la Sema (Gael Garcia Berna!) a chi gli domanda perché mai, con il suo amico Alberto Granado (Rodrigo De La Serna), stia attraversando l’America Latina. Avrebbe potuto rispondere in molti modi: per conOscere un continente grande e sfortunato, o per arrivare su in alto, fino a San Pablo e al suo lebbrosario, o anche per prender congedo dalla giovinezza. [...] Vai alla recensione »
Il film che racconta come un qualsiasi ragazzo di 23 anni, di buona famiglia argentina, attraverso un viaggio di giovanile avventura, incontrò le ragioni del suo destino rivoluzionario e del suo mito, ha avuto al Festival l’accoglienza più calda, entusiasta e commossa. Per la prima volta persino i solitamente sbadiglianti giornalisti hanno applaudito a lungo, uno per uno, attori (Gael Garcia Bernab, [...] Vai alla recensione »
Via, alla scoperta dei mondo. I diari della motocicletta, di Walter Salles, raccontano una traversata su due ruote prima, con mezzi fortuna poi, dell’immenso continente sudamericano, all’inizio degli anni 50. In sella alla “Poderosa“, la vecchia moto che perde letteralmente i pezzi, ci sono Ernesto e Alberto, amici per la pelle, giovanotti della buona borghesia di Buenos Aires, spinti dal desiderio [...] Vai alla recensione »
Ragazzi che vanno, camminano, esplorano o tornano, si muovono, scoprono il mondo, imparano, in due film di viaggio presentati in concorso. Diarios de motocicleta (I diari della motocicletta) di Walter Salles, tratto dai libri «Latinoamericana» (Feltrinelli) e «Un gitano sedentario» (Sperling & Kupfer), racconta il viaggio giovanile che svegliò la coscienza del rivoluzionario più romantico, amato e [...] Vai alla recensione »
«Quando Ernesto è partito per la Bolivia non mi ha detto nulla. Però mi ha lasciato una dedica su un libro: ti aspetto gitano sedentario quando sparirà l’odore della polvere da sparo». Eccolo Alberto Granado quel ragazzo di 82 che ieri ha infiammato la Croisette con tutta la sua carica di umanità e, soprattutto, con la memoria di una giovinezza condivisa con una delle icone del Novecento: il Che.
I «diari della motocicletta», così come Che Guevara li aveva raccolti in un libro che in italiano si intitola LatinoAmericana (appena riedito da Feltrinelli per la modica cifra di 5 euro), erano un romanzo di formazione, l'incontro con la povertà della «Maiuscola America», il sogno di udire prima o poi «il grido belluino del proletariato trionfante».
La rivoluzione non è un pranzo di gala ma può essere una stretta di mano, se la mano che prendete fra le vostre è quella di un lebbroso che nessuno sfiora. Può essere una nuotata nelle acque infide del Rio delle Amazzoni, se il tratto superato in una notte senza luna separa la riva “sana” dall’isola di San Pablo, il lazzaretto destinato ai malati più gravi del Perù.
Gael Garda Berrial sa incarnare con la stessa spontaneità l’icona rivoluzionaria di Che Guevara e la femme fatale discinta e spietata in cui l’ha trasformato Pedro Almodovar nel suo ultimo film. Per questo l’attore messicano, un mingherlino di 25 anni con splendidi occhi verde smeraldo, è uno dei protagonisti del Festival di Cannes 2004, in grado di far ombra perfino al divino Brad Pitt, atteso alla [...] Vai alla recensione »
Ernesto Guevara quando non era ancora «el Che». Nel 1952, a Buenos Aires, studente di medicina interessato alla leprologia. Con un amico, Alberto Granado, biochimico, maggiore di lui di qualche anno. Vuole viaggiare, vuole conoscere tutta l’America Latina e insieme con Alberto la percorre prima in motocicletta, poi a piedi e con l’autostop, dall’Argentina fino al Cile, al Perù, alla Colombia, al Venezuela, [...] Vai alla recensione »
«Quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America ha cambiato il mio io e ora non sono più lo stesso». Queste parole appuntava nel 1952 in un diario Ernesto Guevara, che più tardi sarebbe diventato il mito rivoluzionario Che. Parole che hanno fatto da guida al regista brasiliano dell'Oscar per Central do Brasil, Walter Salles, che per cinque anni ha lavorato al film.
Ci sono voluti anni, molti produttori e lo sforzo indefessa di Gianni Minà, che deteneva i diritti di LatinoAmericana (il diario dei Che sul suo viaggio in America Latina, Feltrineili) e che è ringraziato nei titoli di coda: ma I diari della motocicletta è finalmente realtà, con la regia dei brasiliano Walter Salles e il decisivo apporto produttivo di Robert Redford.
C'è un momento chiave nel film prodotto da un americano del nord (Robert Redford), diretto da un brasiliano (Walter Salles), interpretato da un messicano (Gael Garcia Bernal: Ernesto) e da un argentino (Rodrigo de la Serna, il suo compagno di viaggio Alberto Granado tutt'oggi vivente). Ne mette in evidenza il valore rivelando la natura profonda del personaggio principale, Ernesto Guevara.
La bella faccia barbuta del Che col famoso berretto nero spunta ancora sulle magliette rosse e sulle bandiere, pure rosse, delle manifestazioni di piazza e sono i giovani a portarle, ereditate dal padri, dei nonni, o ristampate da qualche astuto nostalgico del Comandarne: assassinato dal regime militare in Bolivia nel 1967, a 39 anni, «per ordine di Felix Rodriguez, all’epoca capostazione della Cia [...] Vai alla recensione »
Walter Salles, il più premiato, popolare e esportabile regista brasiliano (un terzo cinema novo, un terzo Hollywood, un terzo cinema d'autore: mescolare bene, mai shakerare e sarà cinema sallesiano), ha interpretato istintivamente quella suggestione, affrontando in I diari della motocicletta (in gara ieri ma già al Sundance, e applausi pesanti, alle fine) i dolori e le gioie di un famoso viaggio di [...] Vai alla recensione »