Secondo episodio di una trilogia che doveva rievocare gli avvenimenti storici dell'Ungheria dal 1911 al 1945 ma che si è poi fermata con questo capitolo. Zsadányi fa liberare la sua figlioccia Mari Bankós, che è stata arrestata dalla gendarmeria perché sospettata di simpatie comuniste. A bordo di un'automobile rossa, si reca quindi nella foresta dove Mari è stata catturata. Le sue fantasie, autentico ritratto di quello che sarà il loro futuro negli anni '30, si materializzano. I "gironi selvaggi" della rabbia campestre vanno in parallelo con la storia d'amore rituale fra Zsadányi e Mari.