La storia di Lisey

Film 2021 | Drammatico, Horror, Thriller

Titolo originaleLisey's Story
Anno2021
GenereDrammatico, Horror, Thriller
ProduzioneUSA
Regia diPablo Larraín
AttoriJoan Allen, Julianne Moore, Clive Owen, Jonathan Rayson, Ryan Jordan McCarthy Will Brill.
MYmonetro Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Pablo Larraín. Una serie con Joan Allen, Julianne Moore, Clive Owen, Jonathan Rayson, Ryan Jordan McCarthy. Cast completo Titolo originale: Lisey's Story. Genere Drammatico, Horror, Thriller - USA, 2021, Valutazione: 2,5 Stelle, sulla base di 1 recensione. STAGIONI: 1 - EPISODI: 8

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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 giugno 2021

Tratta dall'omonimo bestseller di Stephen King, la nuova serie vede protagonisti il premio Oscar Julianne Moore e il vincitore del Golden Globe Clive Owen. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Satellite Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO NÌ
Un team perfetto e una cura esemplare per ogni dettaglio, ma l'esperienza non appaga totalmente.
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 16 giugno 2021
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 16 giugno 2021

Scott Landon, scrittore di enorme successo, è morto in conseguenza dell'attentato di un fan squilibrato. Due anni dopo la vedova, Lisey, non ha ancora elaborato il lutto ed è prigioniera dei ricordi: quando la sorella maggiore con tendenze suicide, Amanda, ha una crisi acuta,Lisey accorre in suo soccorso, ma trova sulla sua strada l'insolente professor Dashmiel, docente universitario che insiste affinché divulghi i testi inediti di Landon. Ha inizio uno scontro, destinato a svolgersi su molteplici piani temporali e dimensionali.

Quali ingredienti deve avere una trasposizione da Stephen King per essere considerata all'altezza del romanziere di Bangor, Maine, e dei suoi implacabili fan? Risposta non semplice, specie considerato che una delle più riuscite e celebrate, Shining di Stanley Kubrick, è notoriamente poco apprezzata da King medesimo.

Attorno a questo e ad altri temi ricorrenti della galassia kinghiana si gioca il senso di "La storia di Lisey", opera quanto mai metanarrativa, riflessione a posteriori su una carriera straordinaria e sugli effetti che questa ha prodotto (o avrebbe potuto produrre) sui propri protagonisti. E insieme testo intimo, personale, perché racconta di un matrimonio e di un amore impossibili da scalfire, con un chiaro contraltare nell'unione tra King e la moglie Tabitha nella realtà.

Un romanzo pressoché impossibile da adattare, per la complessità e le implicazioni, ma soprattutto per la natura astratta e metafisica di ciò che avviene nella storia. Gli archetipi kinghiani in "La storia di Lisey" marcano tutti presenza. Dal padre alcolizzato e violento ("Shining" e non solo) allo scrittore famoso che sconfina in un mondo di fantasia e si circonda di un seguito di fanatici, qui denominati deepspace cowboys ("La metà oscura" e "Misery"), passando per l'attentato fatale, legato a una sorta di capacità predittiva sul futuro (ambedue da "La zona morta").

L'elenco potrebbe proseguire, arricchendo il dato statistico ma senza aggiungere nulla al senso profondo di "La storia di Lisey", che è appunto opera ex post, che vive in funzione di una carriera già esperita. King, che tiene particolarmente a un'opera che nel 2006 è stata accolta come un suo grande ritorno, ha accettato la trasposizione in una serie autoconclusiva per Apple Tv+ solo a condizione di essere lui stesso a curare l'adattamento. Non solo, la cura per la serie si vede anche dal cast sontuoso selezionato - Julianne Moore, Clive Owen, Jennifer Jason Leigh - dal calibro del regista, Pablo Larraín, e dalla produzione di JJ Abrams.

Le ragioni per cui Larraín ha preso a cuore il testo e lo ha fatto suo sono chiare: il regista cileno trova terreno fertile in una storia carica di ferite esteriori e interiori, in cui il dolore diviene un rito di passaggio per scoprire lati reconditi della propria natura. In Lisey c'è un po' di Jackie Kennedy e molto dei personaggi a cui ha dato vita negli anni Alfredo Castro, ingabbiati dall'ignoranza violenta della società e costretti a pagare un prezzo per potersi affrancare da se stessi e dal mondo.

Moore è perfetta nel ruolo di chi è costretto a subire dolorose rivelazioni per arrivare a conoscersi meglio e accettare la propria condizione, Leigh sembra recuperare dei tratti del suo personaggio di Dolores Claiborne per ribadire come la famiglia possa rappresentare una prigione.

Un team perfetto e una cura esemplare per ogni dettaglio, in sostanza, che tuttavia faticano a trasformarsi in un'esperienza totalmente appagante. Le esigenze specifiche di un medium come la serie tv portano a delle necessità che confliggono evidentemente con la natura non-narrativa di alcuni passaggi. Per fare un esempio, affinché un episodio giustifichi la propria esistenza e mantenga vivo l'interesse occorre costruire una sorta di cliffhanger, che spesso risulta forzato; il villain deve presentare alcune caratteristiche ma esibirle poco alla volta per mantenere una quota di mistero, ma la psicologia del Jim Dooley a cui dà vita Dane DeHaan è limitata a pochi assunti (e l'interpretazione monocorde non aiuta in questo senso).

Artifici che suonano giustapposti e quasi estranei in un meccanismo come quello di La storia di Lisey, nato per comunicare su un altro piano, che si potrebbe definire per semplicità "spirituale", e che per questo ha diviso i fan già nella sua versione originaria e cartacea.

Probabilmente le dimensioni contenute di una miniserie avrebbero giovato, riducendo il minutaggio di alcuni personaggi. Così La storia di Lisey rimane un'esperienza destinata a dividere e a convincere pochi. Ma quei pochi, trascinati dall'interpretazione di Julianne Moore e dalle mille nuances che questa sa associare al tormento, potrebbero rischiare di diventare fan, sperabilmente senza trasformarsi a loro volta in deepspace cowboys.

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