Anno | 2019 |
Genere | Documentario, Arte, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gianni Troilo |
Attori | Asia Argento . |
Uscita | lunedì 25 novembre 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 3,27 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 23 novembre 2019
Le due anime di Frida Kahlo: da una parte l'icona, pioniera del femminismo contemporaneo, tormentata dal dolore fisico, e dall'altra l'artista libera dalle costrizioni di un corpo martoriato. In Italia al Box Office Frida - Viva la vida ha incassato 420 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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"Siempre que te pregunto, Que cuándo, cómo y dónde, Tu siempre me respondes, Quizás, quizás, quizás". Su queste note parte il documentario su Frida Kahlo, per stemperare il racconto di una vita intensa che sta per essere sviscerata. In tanti conoscono Frida. L'artista messicana rappresenta infatti diverse simbologie sotto tanti aspetti, umani e culturali. In Messico, il suo paese d'origine, è addirittura considerata una Santa, amata e idolatrata dalle donne che hanno sofferto, o che hanno bisogno di protezione. Da tutte insomma. Frida - Viva la vida è un documentario dedicato a questa figura ormai mitologica e al suo paese.
Il film di Giovanni Troilo - autore anche dell'originale documentario Le Ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce - è un tributo al Messico e a Frida. Un racconto che mostra qualche aspetto meno conosciuto (grazie a delle fotografie inedite) della vita di Frida Kahlo e delle sue origini, poiché il focus principale parte proprio da qui, dalla sua terra.
È difficile e coraggioso trattare il personaggio della Kahlo dopo tutte le interpretazioni, i racconti, i miti, le pubblicazioni, le mostre internazionali, i gadget, i giocattoli, le biografie, le immagini da super star - quale di fatto era diventata come personaggio "esotico" visto dagli Stati Uniti - che hanno saturato l'immaginario collettivo. A farla conoscere al mondo è stata anche la regista Julie Taymor che, con l'energica interpretazione di Salma Hayek, ha reso Frida un personaggio ancora più pop.
Viva la Vida cerca una chiave diversa legata alle ispirazioni della terra, appunto, e del paesaggio messicano attraverso le sue credenze popolari, il folklore, il culto dei morti e le affascinanti atmosfere selvatiche e colorate di questo luogo. Grazie a queste immagini, la narrazione scorre tra pochi cenni biografici raccontati da testimoni del luogo: da Hilda Trujillo, direttrice del Museo Frida Kahlo, all'interno della nota Casa Azul a Coyoacán, Città del Messico, tra i musei più visitati al mondo, ad Alfredo Vilchis, disegnatore di miniature messicane che interpretano credenze popolari, racconti e fatti delle gente, fino alla fotografa Graciela Iturbide che mostra delle preziose immagini in bianco e nero scattate nel bagno di Frida, una stanza della casa chiusa per cinquant'anni e da poco aperta al pubblico. Si tratta del luogo del dolore: qui erano chiuse, tutte all'interno della vasca da bagno, le "torture" di Frida, dai busti, ai gessi fino alla protesi della sua gamba asportata pochi anni prima della sua morte.
E di morte e dolore tratta il film: essenze inevitabili per raccontare questo personaggio appassionato, complesso e vivace che mai ha cessato di creare e di vivere e di farlo accanto al compagno Diego Rivera. Tanto da, tra gli ultimi sforzi prima di spegnersi nel luglio del 1954, scrivere le tre semplici parole - Viva la Vida - che l'hanno resa un'esemplare eroina per il superamento degli ostacoli, della sofferenza oltre i limiti e per l'atto del perdono, doti sottolineate dalla profonda voce di Asia Argento che Frida avrebbe condiviso, come ha condiviso la gioia e il dolore attraverso simbologie stratificate disegnate e dipinte come a darsi coraggio eterno.
Gli esempi mostrati sono i ricorrenti "Autoritratti", il doloroso "Ospedale Henry Ford" che racconta il secondo aborto dell'artista, il drammatico "Unos cuantos piquetitos / Qualche piccolo colpo di pugnale" (1935), "Lo que el agua me dio / Quel che l'acqua mi ha dato" (1938), un ritratto dei suoi piedi malati, mostrati in maniera specchiata, doppia, nell'acqua della vasca da bagno, nel tentativo di far scorrere quel dolore che partiva dal corpo, e ancora "Le due Frida" (1939), "Il sogno (il Letto)" (1940), fino a "Mosè o Nucleo solare" del 1945 dove al centro è rappresentato un feto in fase nascente, sano e pronto alla vita.
Frida Kahlo è l'artista che più di ogni altra è riuscita a costruire una potente autobiografia per immagini, capace di raccontare con intensità la sua storia: il dolore fisico, il dramma dell'amore tradito e degli aborti, l'impegno politico. Frida è diventata, dopo la sua morte, un'icona pop in grado di raccogliere centinaia di migliaia di visitatori nelle mostre a lei dedicate e di ispirare libri, fumetti, canzoni, film e persino sfilate di moda. Ma chi era davvero Frida? E quanta energia e vitalità sprigionano le sue tele anche quando raccontano il dolore e la sofferenza? Il docu-film diretto da Giovanni Troilo propone un viaggio in sei capitoli alla ricerca di Frida, nel cuore del Messico, tra cactus, scimmie, cervi e pappagalli, alternando interviste esclusive, documenti d'epoca, ricostruzioni suggestive e opere della stessa Kahlo, tra cui gli autoritratti più celebri (da quello con Diego Rivera del 1931 alle Due Frida del 1939, da La colonna spezzata del 1944 al Cervo ferito del 1946).
Ottimo prodotto documentaristico che studia le radici dalle quali nasce l'arte di questa straordinaria pittrice. Il profondo dolore fisico che, a partire dall'incidente, caratterizzerà costantemente la sua vita; lo sviluppo della sua autonoma ed indipendente personalità; l'espressione della stessa sui suoi dipinti... Forse si è un po' scarseggiato nella disamina [...] Vai alla recensione »
Santa Frida, regina delle corone di fiori e delle sopracciglia selvatiche, patrona delle femministe (forse) e del sottoproletariato (sicuramente), dapprima oggetto di una devozione tutta messicana, poi icona pop globale, infine musa di collezioni H&M in misto acrilico (a proposito di appropriazione culturale). A Frida Kahlo è dedicato il doc di Troilo, agiografia garbata e cronologica: tra le mille [...] Vai alla recensione »
Asia Argento guarda in macchina. La figura di Frida Kahlo, suddivisa in sei capitoli, passa anche dalla sua voce. Non c'è solo la sua vita. C'è il legame con la sua terra, le credenze popolari, la cultura precolombiana la morte come gioco. Diretto da Giovanni Troilo, che aveva già realizzato un altro documentario sul rapporto tra la vita e l'arte con Le ninfe di Monet - Un incantesimo di acqua e luce, [...] Vai alla recensione »