Advertisement
The Best of 2025: ecco i migliori 10 film dell'anno

Da Emilia Perez a La voce di Hind Rajab, da The Brutalist a Una battaglia dopo l'altra: ecco i migliori titoli dell'anno che sta per finire.
di Giancarlo Zappoli

sabato 13 dicembre 2025 - Focus

“La lavorazione di un film somiglia al percorso di una diligenza nel Far West: all’inizio uno spera di fare un bel viaggio, poi comincia a domandarsi se arriverà a destinazione.”
Così si esprime François Truffaut in Effetto notte (il verbo è al presente perché alcuni autori restano sempre con noi grazie alle loro opere). 
Nel corso del 2025 diversi film sono arrivati a destinazione mostrando la vitalità della cosiddetta Settima Arte nonostante un vento non particolarmente favorevole che sta soffiando sia sul versante nazionale che su quello mondiale. Tra finanziamenti in progressiva riduzione e minacce di diktat di autarchia produttiva statunitense la situazione non vede davanti a sé un futuro roseo ma, nonostante ciò, i film di valore non sono mancati.
Ne proponiamo 10 essendo consapevoli di averne esclusi molti altri. Per evitare inoltre equivoci da classifica l’ordine è strettamente alfabetico. 


EMILIA PEREZ

Provate a passare in rivista i numerosissimi riconoscimenti ottenuti da questo film. Di Oscar ne troverete solo uno come migliore attrice non protagonista a Zoe Saldana a fronte di ben quattordici nomination. Quando accade un fatto simile c’è sempre da chiedersene la ragione. Una delle risposte più verosimili è che gli aventi diritto al voto dell’Academy quest’anno avevano ben chiaro che, come Terminator, Trump ‘is back’ e che i più importanti tycoon erano accorsi ad omaggiarlo. Quindi meglio non disturbare il manovratore e cercare il bene rifugio in Anora. Mentre qui si aveva a che fare con un film di grande potenza sia sul piano espressivo che su quello del mix di generi con una storia che ha al centro un boss di un cartello messicano che dentro si sente donna e cerca di realizzare la transizione. Si balla, si canta, si spara senza che ci sia mai un cosiddetto tempo morto. È entertainment che non dimentica la ferocia dell’ironia senza privarsi di uno sguardo sulla realtà.


SCOPRI EMILIA PEREZ
GIOVANI MADRI

Dopo il buio del tunnel delle esistenze di Tori e Lokita i Dardenne aprono alla speranza nonostante tutto. Jessica, Julie, Perla, Arianne e Naima sono cinque giovani donne ora  ragazze madri. Ognuna vive la maternità  in una maniera diversa portando dentro di sé le ansie procurate da situazioni che le mettono in discussione. I registi si erano recati in una casa rifugio con l’idea di mettere a fuoco una storia e se ne sono trovate così tante da sentirsi costretti ad ampliare il raggio d’azione del loro sguardo. Che è e resta empatico nei confronti di chi si trova, per i più vari motivi, ad affrontare problemi che emergono dal passato così come dal presente ma che devono tenere conto del futuro. Se non per sé almeno per colei o colui a cui hanno dato la vita. Senza mai indulgere al falso pietismo o alla commozione forzata riescono a toccare nel profondo, ponendo lo spettatore dinanzi a storie che sono intrise di realtà e senza aver timore di possibili happy end.


SCOPRI GIOVANI MADRI
HERE

Ci sono registi che, avendo ottenuto esiti stratosferici al box office, mirano soltanto a un esito analogo nel progettare un nuovo film. Ce ne sono altri (pochi) che sanno di avere ottenuto quel successo anche grazie alla loro voglia di sperimentare e a quest’ultima non rinunciano anche se sono consapevoli che non raggiungeranno dei vertici negli incassi. Zemeckis è uno di loro e con questo film lo dimostra. Realizzare un film con un’unica unità di luogo per narrarci la Storia degli State, che è composta dalle storie di coloro che in quello spazio inquadrato si sono succeduti nel corso deltempo, non era un’impresa semplice. Con l’aiuto dell’AI utilizzata nel modo giusto ci vengono fatte vivere gioie e dolori di generazioni familiari. Con in più un’annotazione che può far sorridere e anche un po’inorgoglire i tanto bistrattati  (da Trump non da Zemeckis) europei: nel luogo in cui passeggiavano i dinosauri prima degli yankee ci sono stati solo i nativi. Un Here girato in Europa avrebbe visto succedersi persone e storie di diverse civiltà.


SCOPRI HERE
IL SEME DEL FICO SACRO

Amin, che ha due figlie, viene promosso a giudice inquirente e i suoi interrogatori possono condurre gli indagati al carcere duro e forse alla morte. Quando l’arma che gli è stata consegnata scompare, per lui inizia un incubo nel quale vengono coinvolte anche le ragazze.
Il cinema militante iraniano talvolta gode dell’attenzione internazionale non tanto per le sue qualità cinematografiche quanto piuttosto per i  valori di ribellione al regime teocratico che porta sullo schermo. Non è quanto accade in questa occasione perché siamo di fronte ad un cinema sicuramente militante ma che sa come cogliere il meglio dalla lezione del cinema impegnato degli anni Settanta innervandolo con una tensione che si può definire di stampo kafkiano senza  il timore di essere smentiti. Si veda, a titolo di esempio parziale, tutta la sequenza finale nel villaggio abbandonato che richiama il misterioso castello dello scrittore praghese. È quello il luogo in cui interrogarsi sul Potere e sulle sue nequizie.


SCOPRI IL SEME DEL FICO SACRO
LA GRANDE PAURA DI HITLER. PROCESSO ALL’ARTE DEGENERATA 

Le dittature temono sempre l’arte di chi non si allinea alle loro linee estetiche. Nel campo della musica lirica abbiamo potuto assistere ad una prima di apertura del Teatro alla Scala con “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovic pesantemente osteggiata da Stalin. Risi ci racconta di quanto fece il dittatore nazista nell’ambito di una molteplicità di forme espressive. Si parla di architettura, di musica, di danza, di spettacolo, di pittura, di design di letteratura. A partire dalla vicenda di una pittrice da noi poco nota se non dagli esperti, Elfriede Lohse-Wächter, prima rinchiusa in un ospedale psichiatrico per poi passare ad altra sorte. Da vedere per ricordare di tenere alta la  guardia.


SCOPRI LA GRANDE PAURA DI HITLER
LA VALLE DEI SORRISI

Alla sua opera terza Strippoli torna a convincere proponendo un film che attinge al thriller psicologico con venature horror. La sua bravura sta nel raccontare una certa provincia italiana trasfigurandone la presenza grazie alla vicenda messa in scena. Gli abitanti di un piccolo paese sono apparentemente tutti felici. Possono permettersi di apparire come tali grazie alla presenza di qualcuno che assorbe le loro pene e i loro dolori. Ciò che colpisce in modo particolare è il fluire del tempo della narrazione che progredisce in maniera lenta all’inizio , dandoci il tempo di conoscere le dramatis personae, per poi progressivamente accelerare senza temere perfino l’esagerazione. Perché tutto è stato programmato con grande attenzione in fase di sceneggiatura. Il risultato si vede e si apprezza. 


SCOPRI LA VALLE DEI SORRISI
PRESENCE

Se arrivasse sul nostro pianeta un extraterrestre e fosse possibile mostrargli alcuni film di Steven Soderbergh senza titoli di testa e di coda difficilmente potrebbe dire che si tratti di opere dello stesso regista. Ogni volta che dirige un film (in questa occasione è anche operatore sotto pseudonimo) Soderbergh affronta una nuova sfida su due piani. Da un lato c’è il versante narrativo. Passare dalla vita di Franz Kafka a quella di Ernesto Che Guevara non è da  tutti (tanto per fare un esempio e tenendo conto che il film sul secondo era diviso in due parti che sembravano dirette da due registi diversi). C’è poi il versante teorico e sperimentale che può passare sottotraccia, come è giusto che sia, ma non è mai secondario. Qui noi assistiamo all’intera vicenda con il punto di vista del fantasma che è poi quello dell’operatore che è anche il regista e in quello sguardo possiamo cogliere una molteplicità di implicazioni unite ad allusioni al ruolo dello spettatore.


SCOPRI PRESENCE
THE BRUTALIST

Formato 70 mm. Durata 215 minuti. 10 anni per realizzarlo e portarlo sugli schermi. Già da questi  dati si può comprendere quanto questo sia un film oversize nella migliore accezione del termine. Con un Adrien Brody tornato ai livelli dell’epoca de Il pianista  ci viene proposta la vicenda dell’architetto Lászlo Tóth che è la summa delle reali esistenze di Paul Rudolph, Louis Khan e Marcel Breuer. La corrente del brutalismo toglie orpelli all’architettura per riportarla alla realtà così come si presenta e trova la giusta rappresentazione in questo personaggio, che lotta per affermare le sue idee con il desiderio di affermare dei punti fermi da cui non recedere. La complessa relazione tra Stati Uniti ed Europa (in questi giorni emersa con un altro tipo di ‘brutalità’) costituisce il fil rouge sotteso all’intera vicenda.


SCOPRI THE BRUTALIST
LA VOCE DI HIND RAJAB

Possono le ultime ore di una bambina palestinese, intrappolata in un’auto in cui alcuni suoi parenti sono morti uccisi dai soldati israeliani, divenire cinema senza trasformarsi in pornografia del dolore? La risposta è affermativa. Perché in questo film, in cui la voce della bambina è quella reale registrata dal personale della Mezzaluna rossa (la Croce rossa palestinese) siamo chiamati a riflettere su quanto è accaduto nella striscia di Gaza in questi due anni. Senza dimenticare l’orrore del 7 ottobre 2023 ma ricordando che se quello di Hamas è terrorismo senza se e senza ma, occorre dare un nome altrettanto preciso a ciò che il governo israeliano ha posto in atto in maniera indiscriminata. Anche se non si deve trattare di puro nominalismo. A Hind Rajab e a tutti i bambini morti di morte violenta o di malnutrizione poco importa se si sia trattato di genocidio o di altro. La loro esistenza è stata cinicamente considerata come  ‘danno collaterale’ e il fatto che Hamas possa considerarlo come ‘un sacrificio necessario’ ne attesta la follia delirante ma non diminuisce di una virgola e enormi responsabilità di un governo che si definisce democratico. La voce di quella bambina va ascoltata per non dimenticare o assolvere. 


SCOPRI LA VOCE DI HIND RAJAB
UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA

Lo avevamo lasciato nella Los Angeles del 1973 con l’adolescente Gary e la venticinquenne Alana in Licorice Pizza. Lo abbiamo ritrovato con un rivoluzionario in ritiro dedito alla crescita della figlia  Willa e con un perfido colonnello deciso a fargli pagare un ormai antico conto sequestrandola. In costante equilibrio instabile tra l’action movie e l’indagine psicologica Anderson non si trattiene dall’esaltare le doti dei suoi due protagonisti DiCaprio e Penn che si mettono al servizio della sua storia senza porsi limiti sia nell’introspezione che nell’andare sopra le righe. Alla base c’è il romanzo “Vineland” di Thomas Pynchon che sulla carta delle sue pagine sembrava non avere alcuna chance di poter essere trasposto in immagini e suoni sul grande schermo. Anderson riesce nella sua mission impossibile di raccontarci un’America sull’orlo di un’implosione deformante che metta a nudo il suprematismo bianco così bene incarnato da Penn. Senza però dimenticare la richiesta di futuro di ogni nuova generazione. 


SCOPRI UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA

Tutti i film da € 1 al mese

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2025 MYmovies.it® Mo-Net s.r.l. P.IVA: 05056400483 Licenza Siae n. 2792/I/2742.
Società soggetta all'attività di direzione e coordinamento di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.
Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Riserva TDM | Dichiarazione accessibilità | Accedi | Registrati