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La spiritualità profonda di Martin Scorsese

Il libro "Dialoghi sulla fede", edito da La nave di Teseo, è firmato da Martin Scorsese e Antonio Spadaro. Il padre e il regista affrontano argomenti legati alla fede.
di Pino Farinotti

lunedì 18 marzo 2024 - Focus

In un mio editoriale del dicembre scorso scrivevo.
Intrigo internazionale di Hitchcock ha reso popolare il monte Rushmore dove campeggiano le effigi di quattro grandi presidenti degli Stati Uniti. Sono Washington, Lincoln, Jefferson e Teddy Roosevelt. Penso a un ideale monte Rushmore per quattro registi americani di questa epoca: Scorsese, Spielberg, Allen e i Coen, anche se sono due. So benissimo che gli studiosi potrebbero fare altri nomi, ma sto alla mia discrezione e non mi stancherò mai di dire che nessuna disciplina è più discrezionale del cinema. Credo comunque che quei quattro, anzi cinque, nessuno li discuta.”
Aggiungo – e siamo sempre nella mia discrezione - che Scorsese potrebbe essere presente su quel monte anche se le effigi non fossero solo di americani. 
E’ riduttivo definire Scorsese grande regista. Trattasi di grande artista, completo, padrone di tutti i registri e degli equilibri drammaturgici del cinema al livello più alto. E’ un inventore, un narratore lucido ed efficace, e non manca di un tratto visionario distribuito con prudenza. E ha dimostrato di sapersi evolvere e cambiare.
Nel suo ultimo film Killers of the Flower Moon, l’ottantenne Martin manteneva tutta la sua energia e vocazione se il titolo ha ottenuto dieci candidature all’Oscar. Non ne ha vinto nessuno, ma il segnale c’è ed è molto forte. 
Scorsese è sempre stato molto generoso nel raccontare sé stesso, le sue ispirazioni, la vita privata, i libri e i film preferiti. Adesso c’è un elemento in più, decisamente importante: Martin racconta la propria spiritualità.

Accade nel libro "Dialoghi sulla fede", edito da La nave di Teseo, firmato da Martin Scorsese e Antonio Spadaro
Padre Spadaro ha incontrato Scorsese qualche anno fa ed è nato un rapporto forte, che ha portato i due a rivedersi e Scorsese a raccontare sé stesso con una profondità e una onestà profonde, quasi sconcertanti. Io, come tanti studiosi, conosco bene Scorsese, ho letto le sue interviste, ho visto tutti i suoi film e li ho raccontati, ma questo libro è una sorta di scintigrafia dell’anima. Inaspettata. 
Il padre e il regista affrontano tanti argomenti, tutti legati alla fede
Come sempre lo spazio mi costringe a delle scelte. 
I focus fondamentali possono essere questi: il ragionamento soprattutto intorno al film Silence, ad altri titoli “utili” toccati, e poi una vera e propria confessione di Scorsese che, come detto, offre sé stesso con una intimità assoluta. 
Silence merita qualche riga: 1633. Due giovani gesuiti, Padre Rodrigues e padre Garupe, decidono di partire per l’Estremo Oriente, pur sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e sottoposti alle più crudeli torture. La realtà che incontrano laggiù è proprio quella. Ma i cristiani, fedeli a sé stessi e alla propria storia, affrontano quelle persecuzioni… da cristiani. Il regista ha impiegato quasi trent’anni per portare sul grande schermo il romanzo "Silenzio", dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku Endo, basato in parte sulla storia di personaggi realmente esistiti come padre Christavo Ferreira e il gesuita italiano Giuseppe Chiara, su cui Endo ha modellato il personaggio di padre Rodrigues. Una sfida difficile, come del resto risulta il film, sul rapporto dell’uomo con la fede.

Queste parole di Scorsese raccontano molto: “A me interessa come le persone percepiscono Dio, o, per così dire, come percepiscono il mondo dell’intangibile. Ci sono molte strade e penso che quella che si sceglie dipende dalla cultura di cui si fa parte. La mia strada è stata, ed è, il cattolicesimo. Dopo molti anni in cui ho pensato ad altre cose, ho assaggiato questo e quello, mi trovo meglio da cattolico”.
 E’ certo una spiegazione dell’intenzione del regista di realizzare un film su Gesù. Spadaro gli obbietta: “Ma lo hai già fatto un film su Gesù, L’ultima tentazione di Cristo.” Scorsese risponde: “Certo, ma si tratta di una versione fittizia della vita di Gesù, non basata sui Vangeli ma sul romanzo di Nikos Kazantzakis. Gesù è un “personaggio”, non è il nostro Dio. Si sposa, ha famiglia, vive la vita di noi umani. Adesso ho idee diverse.”

Scorsese ha scritto: “Sono rimasto profondamente toccato dall’introduzione di Sua Santità a 'Una trama divina', il libro di padre Antonio Spadaro, e il suo appello agli artisti mi ha scosso nel profondo. Volevo dare una risposta e ho deciso di farlo in questa forma.”

Credo che l’incipit della sceneggiatura di un film di Martin Scorsese che forse si farà sia indispensabile a chiudere il mio racconto.

Cominciamo immersi nel buio.
Un’immagine dipinta del volto di Gesù rischiara improvvisamente l’inquadratura… poi, altrettanto rapidamente, scompare di nuovo nell’oscurità.
 STACCO su una serie di immagini: una semplice croce di legno appesa sopra un letto ben rifatto nell’appartamento di un caseggiato popolare… vetrate di chiesa con scene della vita di Gesù… una scultura di Maria che stringe il corpo di Gesù fra le braccia… una piccola croce d’oro accanto a un’immagine popolare di Gasù che prega verso il cielo… un bambino seduto a un tavolo che guarda in alto
La croce accanto a complessi disegni colorati per un film immaginario chiamato La città eterna.
 


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