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Il New York Times non ama i cinepanettoni

Considerati come un prodotto relegato al consumo domestico? Ma il cinema può permettersi tutto, contaminazioni, licenze, errori. E anche i “panettoni”. 
di Pino Farinotti

Christian De Sica (73 anni) 5 gennaio 1951, Roma (Italia) - Capricorno. Interpreta Toni nel film di Enrico Oldoini Vacanze di Natale '90.
lunedì 15 gennaio 2024 - Focus

Riprendo l’affaire “New York Times-Cinepanettone". Jason Horowitz, critico di uno dei quotidiani più prestigiosi del mondo, ha scritto un editoriale attaccando il “cinepanettone” in occasione della celebrazione dei 40 anni di Vacanze romane, il titolo che ha inaugurato un ciclo. Dopo aver citato alcune battute, ha chiuso con una sintesi. “Il cosiddetto “cinepanettone” resta relegato al consumo domestico”. Quei film richiamavano nelle sale tanta gente, che per il resto dell’anno ignorava il cinema. Andare nelle sale nei giorni di natale era un’abitudine, come l’albero e i cenoni. Questo successo di botteghino incoraggiò l’offerta che divenne nei decenni overdose di “cinepanettoni”.

Ci fu qualcuno, benevolo, che disse che quei film riuscivano a “raccontare l’Italia e gli italiani di oggi”. Non è così. L’Italia e gli italiani sono stati raccontati, a volte magnificamente, dal cinema. Che non era questo cinema.

Massimo Boldi, l’eroe eponimo del “genere” insieme a Christian De Sica, ha detto la sua. Si è dichiarato entusiasta e nostalgico naturalmente. Ha parlato anche Walter Veltroni, che conosce bene le cose americane e il cinema. Ha detto. “Attenzione, il New York Time non è il vangelo.”

Conosco l’argomento, anch’io ho visto alcuni di quei film e ho una mia idea. Scrivendone esordivo con una battuta di Massimo Boldi: “C’è un ottavo nano, si chiama segolo”. La battuta è un modello di spettacolo e cultura che può rappresentare quei genere. Ho scritto che i “cinepanettoni” sono soprattutto prodotti, una categoria sotto “cinema”. Questo non significa che non abbiano avuto una funzione. Il successo, grande successo di pubblico, è una funzione, e come. Allargo il discorso rispetto a un (mio) assunto e alla storia. Il cinema può permettersi tutto, contaminazioni, licenze, errori. E anche i “panettoni”; è nella sua natura, che non è nobile come la letteratura. Un altro assunto è questo: salvo eccezioni anomale e improprie, non esistono libri tratti da film ma solo film tratti da libri.

Errori e abbagli. Richiamo a modello, un errore abbastanza recente, efficace. In Bastardi senza gloria, Quentin Tarantino fa morire Hitler e i suoi gerarchi in un cinema parigino. Se lo può permettere, e ribadisco, se lo può permettere il cinema.

Abbagli. Nascita di una nazione è un film del 1915 di David Wark Griffith uno dei massimi profeti inventori di cinema. Ebbene è un’apologia del razzismo. Olympia è la storia dell’olimpiade del 1936 di Berlino, firmato da un altro gigante, Leni Riefenstahl, ed è una propaganda strepitosa del nazismo. Se dico che Eisenstein è un altro (super)gigante del cinema è una verità accreditata. Nel 1925 firmò il celeberrimo La corazzata Potëmkin, che indicava il comunismo come nuova frontiera del mondo. Non sono pochi coloro che lo ritengono un abbaglio.

Ancora una volta: il cinema se lo può permettere.

Dunque il cinema perdonerebbe tutto, ma naturalmente traccia un confine che non va superato, di educazione, di gusto, di immagini, di trash. Quando è così il popolo che va al cinema, che non è sprovveduto, se ne accorge. I “panettoni” sono certo dentro quel confine. Sono divertenti e non fanno male. I garanti sono i fratelli Enrico e Carlo Vanzina, indicati come i creatori del genere. Ma va detto che i fratelli hanno fatto altro, cinema di qualità. Cito un titolo esemplare, Sapore di mare. Film da cineteca. Lì sì che agivano gli italiani, secondo divertimento, ironia e stile.

Tornando ai “panettoni”. Li omologherei, come stile, estetica, iperbole, velocità, ai film di animazione. Invito gli utenti a riguardarli in quella chiave. Può essere un valore, diverso, di fruizione. Ne Gli ultimi fuochi De Niro, spiega il perché una moneta, che non c’entra niente con la storia, diventa importante. “Perché serve al cinema”. Non è necessario spiegare tutto. Ho cercato di farlo, ma non era proprio necessario.

Ma c’è qualcosa che va riconosciuto, ed è certo rilevante. Sono i figli di quei film, che poi sono andati avanti. Gente di qualità che si è fatta notare. Alcuni, oltre alla coppia regina citata: Massimo Ghini, Claudio Amendola, Diego Abatantuono, Jerry Calà. E ancora, Nancy Brilli, Fabio De Luigi, Sabrina Ferilli, Michelle Hunziker, Vincenzo Salemme e il “recente” Alessandro Siani.

A chiudere. I Vanzina e tutti gli altri hanno lasciato un segno forte nel cinema, magari snobbato dalla critica e dalla cosiddetta fascia “colta”. I cinepanettoni sussistono, nelle sale ci andava tanta, tanta gente. Non è roba da poco.


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