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Luca Manfredi al Lucca Film Festival: «E ora un film su Paolo Villaggio»

Il regista, che ritirerà un premio alla carriera durante l’evento, racconta la sua carriera e il rapporto con suo padre Nino. GUARDA I FILM DEL FESTIVAL IN STREAMING SU MYMOVIES. 
di Ilaria Ravarino

venerdì 8 ottobre 2021 - Incontri

Un premio alla carriera che significa tantissimo per chi, la carriera, l’ha costruita ricavandosi una propria strada, parallela ma indipendente, a quella di un padre importante e inevitabilmente ingombrante. Ritirerà stasera il premio al Lucca Film Festival & Europa Cinema il regista Luca Manfredi, 62 anni, romano, figlio del grande attore Nino, che il festival ha celebrato - a 100 anni dalla nascita - con le proiezioni di due dei suoi lavori più famosi (lo sceneggiato Pinocchio di Luigi Comencini e Pane e Cioccolata di Franco Brusati) e alcune clip del documentario del figlio, Uno, nessuno e Cento Nino. “Lucca è un posto che ho nel cuore per motivi personali - dice Manfredi - perché girai nelle campagne qui vicino il mio primo lungo (Grazie di tutto, ndr), insieme a papà. Sono molto legato alla toscana”.
 

Ha detto che Pinocchio è un compendio della sua relazione con Nino. Perché?
Per il rapporto tormentato, e infine risolto, tra Geppetto e Pinocchio: è come il mio con mio padre. Ho sempre sofferto la mancanza di papà a casa. Non mi ha mai visto fare sport, non è mai venuto a scuola a prendermi. Ma me lo sono goduto da spettatore privilegiato. E mi insegnato l’ironia. Era una sua vocazione naturale.

Eredi ne vede?
Solo uno, Elio Germano. Sono un suo grande ammiratore. Quando mi hanno proposto di girare In arte Nino, il film su mio padre, ho posto come unica condizione che fosse lui a interpretarlo. Ha le stesse caratteristiche di Nino: due camaleonti capaci di far sparire se stessi nel personaggio.

Le hanno detto subito di sì?
No. L’allora direttrice della fiction Rai, Tinni Andreatta, mi disse che Germano, pur essendo bravissimo, non c’entrava nulla con mio padre. Le ho risposto: tu fallo lavorare, e vedrai che ti stupirà. 

Girare un film su suo padre che effetto le ha fatto?
Quello di una seduta psicanalitica, autogestita e postuma. Ho chiuso un cerchio che era rimasto aperto.

Uno, nessuno e Cento Nino, invece, da che impulso nasce?
È un viaggio nella memoria artistica e privata di Nino, iniziato vent’anni fa. Tra le persone che parlano nel film c’è anche lui. L’avevo intervistato per una serie di 12 documentari voluti da Lino Miccichè sui grandi del cinema italiano: Nino, ma anche Scola, Risi, Scarpelli. Non sono mai andati in tv per un problema di diritti. Sono tuttora conservati al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. 


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