martedì 3 agosto 2021 - Festival
Festival di cortometraggi, ma in realtà molto di più. La Guarimba, che torna quest’anno dal 7 al 12 agosto in quel di Amantea in Calabria, è un caso particolare di evento culturale giovane e controcorrente, legato al suo territorio e desideroso di dargli qualcosa di cui gli abitanti sono privati. Dopo un anno difficile a causa della pandemia, in cui comunque i ragazzi dell’associazione sono riusciti a tenere in piedi l’evento, si riparte con un’edizione 2021 che vede un programma di oltre 170 film di provenienza internazionale, a cui si accompagnano sessioni di webinar divulgativi, dibattiti, sezioni sperimentali e per i più piccoli. QUI per il programma completo.
Non ci sarà “la Grotta”, il bel parco dove vengono proiettati abitualmente i film, quest’anno inagibile. Ma La Guarimba si è messa subito al lavoro per trovare un altro luogo. “Ogni anno ripariamo spazi” dice Alex Spagnolo, che del festival guida il team di programmazione e selezione. Con lui parliamo della ricerca artistica, ma è inevitabile iniziare dai dettagli pratici visto che a una settimana dall’inizio, Alex è occupato insieme ai colleghi a trasformare un parcheggio in quella che sarà l’area di proiezione. “Stiamo facendo del lavoro intenso per sistemare un vecchio parcheggio che era diventato una discarica”, spiega. “Era una giungla, ora ci sono gli artisti che ci dipingono i murales.”
Spagnolo viene da Catanzaro, sempre in Calabria ma affacciata su un altro mare rispetto ad Amantea. Eppure a La Guarimba è legato a doppio filo: qui ha iniziato a collaborare come volontario prima e come programmatore poi quando ancora viveva a Milano. Ora ci vive da un anno, sempre più immerso nelle varie attività dell’organizzazione. Parla con quello che sembra un accento spagnolo, ma giura che anche la lingua l’ha imparata nel mondo del festival, da autodidatta, “lavorando e conoscendo gente” a stretto contatto con una squadra in cui l’anima latina è centrale.
“È stato un percorso di sei anni. Sono cresciuto interessandomi ogni anno a qualcosa di diverso. Sono passato per la Grotta dei piccoli, la sezione dedicata ai bambini, poi i videoclip musicali e una sezione di film sperimentali.” Oggi è a capo di un team che andrà a offrire più di 170 film da tutti i continenti, più della metà diretti da donne, e che guardano ai temi più scottanti della contemporaneità.
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“L’idea de La Guarimba” dice, “è di sfidare il pubblico, senza cedere alla tentazione di mostrare opere troppo semplici. Vogliamo far conoscere un mondo nuovo, che non si vede in tv.”
Il pubblico di cui parla Spagnolo continua a essere quello locale, a dispetto dei tanti ospiti che ormai il festival attira. È verso gli abitanti di Amantea e zone limitrofe che i fondatori e lo staff sentono una responsabilità di divulgazione: “la nostra gente ha sempre apprezzato le proposte, guardando di tutto. E anche quando non apprezzano si crea sempre un bel momento di dibattito.”
E allora ecco film da paesi lontani che affrontano questioni vicine: la condizione delle donne, dei lavoratori, della comunità LGBTQ. Spagnolo ribadisce che non sono scelti a tavolino, ma che “cerchiamo di non ragionare in base alle tematiche. Però siamo individui, ci sono cose in cui ci specchiamo di più e che sentiamo vicine. La squadra è molto variegata, anche nei gusti. Ci facciamo guidare da ciò che ci piace.”
Ed è innegabile che la sensibilità di questi individui abbia un occhio di riguardo per il Sudamerica, da cui vengono tra gli altri i fondatori Giulio Vita e Sara Fratini. La crisi della migrazione venezuelana, trattata in un paio di corti, è particolarmente interessante in quanto argomento dalle ramificazioni globali, e fonte di sofferenza per milioni di persone da vent’anni a questa parte. Eppure dalle nostre parti se ne parla poco. Il problema, prova a spiegare Spagnolo, è forse “che si ragiona troppo per schieramenti, e la sinistra italiana ed europea non è in grado di raccontare una crisi che si è svolta sotto Chávez e Maduro. Ma destra e sinistra non significano molto in questo caso.”
Spagnolo e gli altri sono poi già al lavoro alla prossima edizione, che sarà quella del decennale (“abbiamo in programma un’edizione molto ricca per festeggiare adeguatamente”). Si sente nelle sue parole quanto il 2020 abbia portato a una battuta d’arresto nel percorso del festival, ma si sente anche la determinazione a rientrare in corsa: “Eravamo in crescita continua, con tanti progetti, dalle masterclass ai concerti. La pandemia ci ha frenato, portando grandi rischi a livello legislativo. Però è proprio così che abbiamo dimostrato di essere un festival serio, riuscendo comunque a mettere su l’edizione quando nessuno ci credeva, a partire dall’amministrazione locale.”
L’idea, allora è “ritornare alla Grotta”, il luogo simbolo. Ma anche di costruirne altri, per essere una presenza duratura. “Il festival è solo una parte dell’associazione” precisa Spagnolo. “Vogliamo essere un punto di riferimento per la Calabria, costruire una casa della cultura che sia aperta ai giovani del luogo. Qui non ci sono cinema, biblioteche, sale di prova musicali. Vogliamo qualcosa di fisico e stabile, una presenza che si faccia sentire tutto l’anno.”