martedì 27 luglio 2021 - mymovieslive
Può essere indifferentemente sexy e nerd, sgraziata oppure stilosa. Una ragazza tenera e indifesa, capace di estrarre le unghie per colpire, o una lottatrice indomita, disposta a tutto per raggiungere il proprio scopo. Di certo Sakura Ando non può suscitare indifferenza. Figlia e sorella d’arte, nel pantheon delle attrici più ricercate del Sol Levante è entrata dalla porta principale, nel 2008, sfondandola senza indugio, con un debutto che raccoglie tutti gli elementi caratteriali di cui sopra.
Il ruolo della malvagia Koike in Love Exposure di Sono Sion è di rara complessità: una manipolatrice e fanatica religiosa che non si ferma di fronte a nulla e calpesta vite intere pur di ottenere ciò che desidera. Da allora ogni ruolo controverso, in cui la femminilità deve confrontarsi con una società misogina e patriarcale, oppure sfuggire a ogni stereotipo e spiazzare con il proprio comportamento, è inequivocabilmente suo.
Alle spalle Ando ha un albero genealogico complesso, dominato dal cinema e dall’anticonformismo. La madre Kazu Ando era protagonista di An Adolescent - girato dal padre di Sakura, Eiji Okuda - mentre la sorella Momoko è sia regista che attrice. Davanti alla macchina da presa è stata protagonista di Kakera: A Piece of Life, film che ha contribuito a sovvertire molti stereotipi sull’omosessualità, mentre come regista ha diretto proprio la sorella Sakura in 0.5mm.
Nell’arco di una carriera relativamente breve (poco più di un decennio) Ando è divenuta una star indiscussa in Giappone, in particolare grazie ad almeno tre interpretazioni straordinarie. La più famosa è quella di Nobuyo, moglie uxoricida di un marito violento, che si dà al taccheggio e alla formazione di una famiglia clandestina in Un affare di famiglia (guarda la video recensione) di Hirokazu Kore’eda, Palma d’oro a Cannes 2018.
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Un concentrato di violenza repressa e affetto materno mancato, che non disdegna di sedurre, come nella straordinaria scena in cui Ando cambia aspetto e gestualità, in pochi secondi e senza stacchi, davanti alla macchina da presa. In 100 Yen Love, titolo dal chiaro riferimento a Million Dollar Baby di Clint Eastwood, Ando è Ichiko, una ragazza disperata e reietta, che trova una valvola di sfogo nella boxe femminile. Per lei i pugni incassati sul ring non sono niente rispetto alle scariche di colpi riservate dal destino. Una maschera di rabbia repressa, che getta via ogni traccia di femminilità per affrontare di petto la meschinità del mondo.
Per Kiyoshi Kurosawa nel 2012 invece Ando si trasforma in Akiko, una hikikomori che si ritrae nel mondo della propria infanzia per proteggere la mente dal ricordo del brutale omicidio di Emili, fatto di sangue al centro della storia. La straordinaria interpretazione di Ando rende l’episodio che la vede protagonista uno dei vertici della miniserie Shozukai, internazionalmente nota come Penance.
Una produzione televisiva che Kurosawa ha distribuito su quattro puntate, dedicandone una a ciascuno dei personaggi principali: al centro c’è la vendetta di una madre, fermamente intenzionata a distanza di anni a far luce su quanto avvenuto alla figlia Emili, vittima di un misterioso assassino. Dilatando i tempi della narrazione, Kurosawa può così concentrarsi sulla permanenza di inquadrature impeccabili, in cui ogni punto di vista e ogni scelta di posizionamento della camera rispondono a un preciso disegno psicologico e artistico.
Il connubio tra la lacerante indagine psichica di Kurosawa e la capacità di Sakura Ando di annullare la propria personalità in ogni nuovo ruolo interpretato genera attimi di cinema perturbante, destinato a inquietare a lungo, anche a grande distanza dalla visione dell’opera. Per lo spettatore che ancora ignora la grandezza dell’uno e dell’altra, Shokuzai può costituire una porta di accesso privilegiato a territori ancora poco esplorati dell’animo umano. Il film è disponibile da subito su Biennale Cinema Channel, la piattaforma streaming della Mostra del Cinema di Venezia in collaborazione con MYmovies.