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Petra tra romanzi e fiction: cosa è cambiato (e cosa è rimasto) nelle storie Sky con Paola Cortellesi

Quello diretto da Maria Sole Tognazzi è un adattamento fedelissimo che non tradisce le atmosfere dei best-seller di Alicia Giménez-Bartlett. Le modifiche sono poche e tutte funzionali alla ricollocazione nazionale delle storie. La quarta storia (Morti di carta) è ora disponibile su Sky e in streaming su NOW TV.
di Paola Casella

Petra

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Maria Sole Tognazzi (53 anni) 2 maggio 1971, Roma (Italia) - Toro. Regista del film Petra.
lunedì 5 ottobre 2020 - Sky

È davvero fedelissimo l’adattamento che Giulia Calenda, Furio Andreotti e Ilaria Macchia hanno tratto dai romanzi della scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett che vedono protagonista l’ispettrice Petra Delicado. Le modifiche di superficie sono pochissime e riguardano soprattutto la ricollocazione nazionale delle storie: la Barcellona della Giménez-Bartlett diventa Genova; il cognome di Petra diventa Delicato, per sottolineare anche in italiano l’ossimoro fra un nome proprio duro come la pietra e un aggettivo che lo contraddice. Il vice ispettore Fermin Garzon diventa Antonio Monte, e i due ex mariti, Hugo e Pepe, cambiano nome in Nicola e Lorenzo.

Ma per il resto i personaggi sono perfettamente aderenti alla loro matrice spagnola: Petra è la stessa donna ruvida e ispida che “ha messo il cartello non disturbare” davanti alla sua gradevole apparenza; non sa cucinare, non ha paura di chiamare le cose con il loro nome (anche se usando un gergo da camallo genovese invece che da portuale catalano), non esita ad umiliare un detenuto per ottenere da lui un’informazione, contraddicendo la vulgata per cui “ci si aspetta altro da una donna: comprensiva con i deboli, solidale col suo sesso, castigata nell’espressione, addolorata dalla malvagità del mondo”. E il suo animale da compagnia è un ragno perché “non ti chiede niente, non fa niente, non vuole niente”.

Il trend è visibile già nella prima delle quattro storie Sky Original, basata sul romanzo "Riti di morte", in cui si vede Petra uscire dall’archivio della polizia dove è rimasta “emarginata in quanto donna e in quanto intellettuale”, e intraprendere la sua prima indagine sul campo. Ed è lì che decide di usare uno “stile autoritario” ed “esibire armi e corazza” perché i rapporti tra i sessi non sono ancora arrivati “a una neutralità tale da permettere a una donna di mostrare senza conseguenze qualche debolezza”. Uno dei pochi aggiustamenti della serie Sky sta nella durata del tempo in cui gli scatoloni sono rimasti nella nuova casa di Petra: nel romanzo erano lì perché lei vi aveva appena traslocato, nella storia che dà inizio alla serie sono fermi già da due anni, come quelli di Holly Golightly, che si considerava perennemente “in transito”, in Colazione da Tiffany.

La quarta e ultima storia, da oggi disponibile su Sky e in streaming su NOW TV, è invece basata sul romanzo 'Morti di carta' e fa leva sulla solitudine che Petra ha scelto dopo due divorzi, ma che ha un peso, sottolineato da quella sorella che l’ispettrice ha lasciato alle spalle, e dal vice ispettore Monte, da qualche tempo vedovo. La storia si svolge a Roma, città natale dell’ispettrice dove vive anche Nicola, il suo primo ex marito, quello che la fa sentire piccola e sbagliata. Ed è anche la Roma del Vaticano con tutti i suoi misteri e quella delle televisioni i cui programmi scandalistici frugano nelle vite degli altri per carpirne, e sfruttarne, i segreti.

La regista di Petra, Maria Sole Tognazzi, conosce bene la solitudine dei grandi alberghi in cui soggiornava la protagonista del suo Viaggio sola, ma non dimentica di sottolineare che ci sono situazioni in cui è il corollario necessario di una scelta di libertà e di autenticità, perché, come dirà Petra alla fine della quarta storia, “essere finalmente se stessi è un buon punto di partenza”.

Paola Cortellesi trasforma efficacemente la sua immagine pubblica (e privata) educata e gentile in quella della guerriera urbana inventata dall’autrice spagnola, salvando però anche la tenerezza nascosta che sottende la sua scorbuticità.

E Andrea Pennacchi interpreta Antonio Monte esattamente come Giménez-Bartlett lo descrive: un poliziotto prossimo alla pensione con qualche capello bianco, ricco di esperienza e umanità, per niente misogino ma un po’ stranito dal dover prendere ordini da una donna più giovane e tanto poco “femminile”. Ma nella serie come nei romanzi della Giménez-Bartlett è subito evidente che la loro potrebbe essere “l’inizio di un’amicizia”, come diceva Rick Blaine in Casablanca.


PETRA: VAI ALLA SCHEDA COMPLETA

© foto di Luisa Carcavale


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