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Captive State, un perfetto esempio di cinema sci-fi realistico e ambizioso

Una storia ambientata nel futuro per riflettere sulle minacce alle libertà civili. Da giovedì 28 marzo al cinema.
di Andrea Fornasiero

Captive State

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venerdì 22 marzo 2019 - Recensioni

Una famiglia cerca di fuggire dalla Chicago occupata dagli alieni ma non ha fortuna e sopravvivono solo i due giovani fratelli Rafe e Gabriel. Nove anni dopo, nel 2025, Rafe è scomparso, dato per morto si è in realtà unito alla resistenza, mentre Gabriel lavora a chip di cellulari da cui vengono estratti dati per gli archivi degli occupanti alieni. Trova il modo di farci su anche qualche soldo sul mercato nero e insieme a un amico prepara una barca per la fuga dalla città, ma i suoi piani sono stravolti dal ritorno di Rafe e dalle azioni terroristiche della resistenza. Sulla quale indaga anche il detective William Mulligan, che vuole proteggere il quartiere di Pilsen dalla rappresaglia aliena.

Gli Stati Uniti non sono mai stati occupati, così inventano attraversa la fantascienza i propri scenari di occupazione e Rupert Wyatt lo fa guardando ai modelli alti di Gillo Pontecorvo e Jean-Pierre Melville, con solo una punta in più di ottimismo.
Andrea Fornasiero

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