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London Film Festival, What you gonna do when the world's on fire? È il miglior documentario

Il film di Roberto Minervini conquista il pubblico della 62esima edizione del festival.
di Sonia Serafini

Judy Hill . Nel film di Roberto Minervini Che fare quando il mondo è in fiamme?.
mercoledì 24 ottobre 2018 - Festival

Si è conclusa il 21 Ottobre la 62esima edizione del BFI London Film Festival che, come ogni anno, porta il grande cinema in Inghilterra. Tra gli innumerevoli titoli non si può non parlare delle grandi anteprime, come l'atteso ritorno di Steve McQueen con il film Widows, un thriller tutto al femminile che vede come protagonista Viola Davis, o il meraviglioso attesissimo film Stanlio e Ollio che narra la storia di Stan Laurel e Oliver Hardy, la celebre coppia del cinema in bianco e nero, interpretati da Steve Coogan e John C. Reilly.
Particolare attenzione quest'anno al ruolo della donna, numerosissime le pellicole con protagoniste femminili di tutti i generi: forti, deboli, maltrattate, mogli coraggiose, combattenti, finalmente il cinema si dedica ad un argomento che ha interessato non poco lo showbiz, soprattutto nell'ultimo anno. Come dichiarato dalla Direttrice Artistica del Festival Tricia Tuttle: "Scegliamo sempre con cura le pellicole presenti al Festival e tengo moltissimo alla presenza di donne registe all'interno della kermesse. L'Italia ha tante registe talentuose, ma credo che in generale produca dei film bellissimi e molto interessanti, per questo li ospitiamo e decidiamo di averli sempre con noi, ogni anno di più". Registe donne, ruoli principali al femminile, sceneggiatrici donne, nell'olimpo del cinema che conta, tutte insieme ad un festival importante come il BFI.

Particolare attenzione alla sezione documentari, dove a vincere è stato il nostro connazionale Roberto Minervini con What You Gonna Do When the World's on Fire?, una produzione Okta Film e Pulpa Film con Rai Cinema e in coproduzione con Shellac Sud, in associazione con MYmovies.it.
Sonia Serafini

Presentato in anteprima mondiale in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, riscuotendo un notevole successo di critica e pubblico, la pellicola è approdata al festival di Toronto, a quello di New York e prossimamente sarà alla Viennale e alla 59esima edizione del Festival dei Popoli di Firenze (che dedicherà a Minervini una personale completa).
Il film, presente al London Film Festival, ha suscitato l'interesse di tutti i presenti. Il presidente della giuria, il produttore due volte premio Oscar Simon Chinn (Searching for Sugar Man; Man on Wire), il film di Minervini è "un documentario urgente e capace di far riflettere, che attraverso le sue straordinarie e sconvolgenti immagini in bianco e nero offre un'istantanea dura ed emozionante della vita degli afroamericani nel profondo Sud. Rivela, con intimità ed empatia, le vite di chi continua a combattere per la dignità mentre, dopo 6 decenni dalla nascita del movimento per i diritti civili, continuano le divisioni razziali e l'ingiustizia. Un racconto potente e sottile che è valso al film l'unanimità della giuria".


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Una scena del film.
Una scena del film.
Una scena del film.

Il documentario è una riflessione sul concetto di razza in America, tematica portante di tutta la produzione di Minervini, che questa volta va oltre, scava più a fondo, cercando di arrivare alle radici della disuguaglianza, si concentra sulla condizione degli afroamericani attraverso diverse comunità, addirittura inoltrandosi nei quartieri off-limits di New Orleans.
Si sofferma e ci racconta l'estate 2017, estate in cui una serie di brutali uccisioni di giovani afroamericani per mano della polizia scuote gli Stati Uniti. Perché? Una comunità nera del Sud americano affronta gli effetti persistenti del passato cercando di sopravvivere in un paese che non è dalla parte della sua gente. Intanto le Black Panther organizzano una manifestazione di protesta contro la brutalità della polizia.

Grazie al suo stile ricercato, Minervini ci rende protagonisti della storia, partecipi, insieme, di tutto ciò che accade nella scena. Prende per mano gli spettatori e li catapulta in una quotidianità semplice, fatta di ragazzi scelti per strada e seguiti attraverso la telecamera, in ogni loro mossa, vissuti come in una realtà in bianco e nero.
Sonia Serafini

La verità raccontata in maniera limpida, il neorealismo moderno, dove la "finzione" ha un confine talmente sottile con la realtà che si mescola in maniera naturale. In questo stile cinematografico, scelto da sempre dal regista, ci si appassiona alle vicissitudini dei protagonisti, ci si affeziona a cosa accade loro, si soffre e si prende coscienza della situazione nella quale vivono. C'è coraggio nelle scelte di Minervini, c'è denuncia e c'è voglia di varcare confini invalicabili, abbattere muri e unificare, informare.
Il tema, attualissimo, cerca di smuovere gli animi, di far riflettere sull'intensificarsi delle attuali politiche discriminatorie, nella speranza di fermare crimini, motivati da un odio ingiustificato, mandando un messaggio preciso, il problema, è di tutti perché questa storia è la storia di tutti. Come dichiarato dal regista: "La mia speranza è che What You Gonna Do When the World's on Fire? susciti un dibattito necessario sulle attuali condizioni dei neri americani che, oggi più che mai, assistono all'intensificarsi di politiche discriminatorie e crimini motivati dall'odio." Dopo il successo al London Film Festival con la vittoria del Grierson Award, ovvero Miglior Documentario, uscirà nelle sale italiane nel 2019 distribuito da Cineteca di Bologna e Valmyn, in collaborazione con MYmovies.it.


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