In prima serata alle 21.20 un capolavoro della storia del cinema, dove ogni elemento ha saputo comporre lo scenario di un futuro inquietante perché plausibile.
Nella Los Angeles del futuro, Deckard è un cacciatore di replicanti o "lavori in pelle" come li chiama con disprezzo il suo capo. Vorrebbe ritirarsi dal suo lavoro per la blade runner, ma gli affidano un ultimo compito, quattro modelli nexus-6 fuggiti dalle colonie spaziali e arrivati sulla Terra, con pochi giorni di vita rimasti prima della loro scadenza, che scatta dopo quattro anni di esistenza. Deckard sa riconoscere i replicanti grazie al test Voight-Kampff, che valuta le reazioni emotive di fronte a domande provocatorie, e il loro creatore, il capo della Tyrell corporation, lo mette alla prova con una replicante speciale, che non sa di esserlo, Rachel. Lei, sconvolta dalla verità, cercherà Deckard, che decide di proteggerla e non "ritirarla", perché sogna che al termine della sua missione potrà vivere in pace con lei.
Fantascienza, noir, visionario come un fumetto di Moebius e attraversato dal dubbio ontologico riguardo la realtà e l'identità caratteristico di Philip K. Dick, questi i quattro elementi cui si aggiunge la quintessenza della regia di Scott, della musica di Vangelis e degli effetti speciali di Trumbull, che fanno di Blade Runner un capolavoro della storia del cinema.
Pietra miliare e senza tempo, nonostante i ripetuti rimaneggiamenti dello stesso regista (con un Director's cut e poi un Final cut), la versione 1982 del film rimane in fondo la migliore, più sintetica, più enigmatica e soprattutto accompagnata dalla voce over di Deckard. Le successive versioni ne faranno a meno azzoppando il coté noir che è invece cruciale in un film sul dubbio, sul destino e sulla paranoia come i migliori classici del filone. Manca il sogno dell'unicorno che sarà aggiunto nelle edizioni successive, ma poco importa, la figura di Gaff, interpretato da un Edward James Olmos con occhi di ghiaccio, rimane mefistofelica e il suo esprimersi attraverso fantocci e origami implica una conoscenza innaturale della mente di Deckard.
Lo skyline nebbioso illuminato dai lampi e dalle vampate di fuoco delle ciminiere, gli enormi schermi con pubblicità nippofile, i loghi di compagnie giapponesi, la multiculturalità estrema e variopinta per le strade, la pioggia perenne, gli ombrelli con il manico in neon, il fatiscente palazzo Bradbury, la piramide-fortezza della Tyrell, gli spaventati robo-giocattoli di Sebastian e ovviamente le battute liriche di Roy Batty: tutto è di culto in Blade Runner, dove ogni elemento ha saputo comporre lo scenario di un futuro inquietante perché plausibile, un incubo non totalitario ma consumista, non apocalittico ma urbano e dove la tecnologia non è disumana ma troppo umana.
Blade Runner andrà in onda questa sera in prima serata alle 21.20 su Italia1.