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ONDA&FUORIONDA

A (quasi) ottant'anni Sophia recita "L'amore" di Cocteau.
di Pino Farinotti

In foto l'attrice Sophia Loren.
Sophia Loren (Sofia Villani Scicolone) (90 anni) 20 settembre 1934, Roma (Italia) - Vergine. Nel film di Edoardo Ponti La voce umana.

domenica 18 maggio 2014 - Focus

Nel mio intervento di venerdì scorso "Un attore, un ambiente, un po' di Freud" citavo, come riferimento di "kammerspiel" (recitazione da camera), il monologo di Jean Cocteau "La voce umana". Il testo, scritto nel 1930, ha avuto numerose versioni. Valgono quella di Roberto Rossellini, che nel 1948 diresse Anna Magnani in uno dei due episodi de L'amore. Francis Poulenc nel 1959 ne ricavò un'opera. E Madonna si ispirò al monologo per un suo videoclip: "I Want You". Ma diciamo che questa è la cosiddetta punta dell'iceberg, non c'è allieva di corsi o giovane aspirante attrice di melodrammatica che non si sia cimentata nella "Voce umana". Inoltre sono decine le performance di leader affermate, una per tutte, Anna Proclemer.
Ma da dove deriva tanta fortuna di un testo? Le ragioni sono molte, a cominciare dall'autore, che va inquadrato. Jean Cocteau (1889-1963) è stato una delle intelligenze più complete, complesse e multiformi del novecento. Soprattutto ha segnato, anzi ha proprio dettato, lo spettacolo e cultura, fra le due guerre. Fa parte di quella schiera di artisti che intendono l'arte anche come modo di vivere. Non era un solitario chiuso nel suo studio, a creare. Frequentò e fu amico, anche intimo, delle maggiori personalità di quell'epoca. La definizione complessiva che lo riguarda è "scrittore", in realtà Cocteau ha fatto tutto, proprio tutto. È stato autore teatrale, poeta, saggista, sceneggiatore, regista, pittore. E anche attore. E sempre con grande riconoscibilità. Certo, in ciascuna delle discipline c'erano talenti più accreditati e affermati, ma nell'insieme Cocteau davvero rappresenta un unicum. Ha esplorato tutte le correnti artistiche della sua epoca , a cominciare dalle avanguardie - e quella stagione era un vero trionfo in quel senso - ne ha tratto le sue sintesi personali, con tanta passione e curiosità, da assumerle tanto in profondità da... confondere se stesso. Confusione magnifica naturalmente. Nel privato fu altrettanto irrequieto, amò tutto, ebbe relazioni con principesse, con poeti e attori. Artisti assoluti come Modigliani e Picasso gli fecero il ritratto. Divenne uno dei simboli più amati e protetti della cultura francese. Ottenne i più importanti riconoscimenti, dovunque, a cominciare dalla Legion d'Onore. Gli inglesi gli conferirono la laurea ad honorem di Oxford, i tedeschi, gli americani e i belgi lo fecero membro delle loro Accademie, a Villefrance c'è un suo grande busto, una delle tante statue disseminate in Francia. A Mentone c'è il museo Cocteau. È sempre pieno di gente.
"La voce umana" è la telefonata di una donna che è stata abbandonata dall'amante. È lei a parlare, dall'altra parte del filo non arriva mai una parola. La donna è disperata, debole e implorante. L'uomo era l'unico centro della sua vita. Certo siamo negli anni trenta, il ruolo delle donne non era quello che hanno adesso. Tutto doveva ancora succedere. Parole come emancipazione, parità, femminismo non avevano senso. La donna sedotta e abbandonata non aveva speranza di ripartire, il suo destino era segnato. Anche il telefono ha un ruolo, oltre a quello del contatto naturalmente. Le linee non erano proprio perfette, a volte la voce saltava, occorreva ripetere il concetto, ricaricare il sentimento e il dolore. Non era un esercizio semplice per l'attrice. Il testo di Cocteau venne subito adottato dalla Comédie Française e rappresentato da una delle regine del teatro di allora, Berthe Bovy, collocata in una stanzetta con un letto sfatto e una piccola luce. Tutti ne furono sedotti. E la seduzione non è mai stata interrotta. Naturalmente il testo si prestava, decennio dopo decennio ad essere rivisto e adattato secondo il momento. Adesso tocca a Sophia Loren affrontarlo. Occorrevano scelte creative, non semplici. Occorreva una credibilità di tutto, a cominciare dalla Loren, che il 20 settembre compirà ottant'anni. Il regista è Edoardo Ponti, figlio di Sophia. Il prodotto è un "corto" che sarà presentato a Cannes. Il testo è stato affidato a Erri De Luca, che lo ha rielaborato, "traducendolo" in napoletano. Napoli è molto importante, diventa, coi suoi rioni più caratteristici - Palazzo reale, i vicoli di Santa Lucia, Posillipo - un vero attore protagonista. La storia vive negli anni cinquanta. Un altro dei valori, e delle curiosità, sarà il confronto fra Loren e Magnani, le nostre due maggiori eroine. Le nostre "premio Oscar".

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