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La politica degli autori: Francesco Patierno

Un cineasta dallo stile difficilmente etichettabile.
di Mauro Gervasini

In foto Francesco Patierno.
Francesco Patierno (60 anni) 24 aprile 1964, Napoli (Italia) - Toro. Regista del film La gente che sta bene.

mercoledì 29 gennaio 2014 - Approfondimenti

Guardando La gente che sta bene, il film di Francesco Patierno ispirato all'omonimo romanzo di Federico Baccomo (Marsilio) dal 30 gennaio nelle sale, viene da pensare che una terza via alla commedia italiana esista. Basta cercarla. Ci vuole coraggio, questo sì, forse persino una certa dose di incoscienza, ma chi non risica non rosica. La gente che sta bene racconta di un avvocato d'affari interpretato da Claudio Bisio il quale, all'apice del successo, rischia di perdere tutto. Senonché, forzando un po' la mano del destino, riesce a entrare nelle grazie di uno squalo della professione, volto e mole di Diego Abatantuono, tanto che la "contro-svolta" sembra assicurata. La di lui moglie, con la misurata inquietudine di Margherita Buy, è però ben oltre la crisi di nervi, e pure la consorte dello squalo non si sente troppo bene. A dirla così non pare ci sia troppo di originale. Ma Patierno punta su due strade per dribblare i canoni: da una parte sceglie come riferimento espressivo le serie televisive americane, per cui lunghe sequenze, lunghi dialoghi, la tensione che scaturisce dal percorso dei personaggi e non dai colpi di scena della trama. Dall'altra lascia che la tragedia confluisca naturalmente, senza margini, cambiando improvvisamente il registro della storia.

Né Brizz Pack (Brizzi, Genovese & C.) né cinepanettone. Qualcosa di completamente diverso, anche se con cast affine. Per dire: tre protagonisti su cinque (Bisio, Abatantuono e Buccirosso) sono gli stessi di Indovina chi viene a Natale?, uscito in sala meno di due mesi fa. Però coinvolti nel medesimo desiderio di non essere banali, di sovvertire le aspettative del pubblico trovando anche nella recitazione strade differenti (valgano come esempi il drammatico confronto tra Bisio e Buy al ristorante, e quello surreale tra Bisio e il carabiniere Buccirosso in caserma). Finalmente, viene da dire. Anche se Francesco Patierno, napoletano classe 1964, un cinema troppo facilmente etichettabile non l'ha fatto mai. A partire dall'ottimo esordio di undici anni fa, Pater Familias, ambientato nella Campania più profonda, parlato in dialetto (con sottotitoli), storia feroce di un uomo che dal carcere torna a casa in permesso per "sistemare le cose". Una specie di western partenopeo, facce dure che non si dimenticano (da notare una Marina Suma davvero inedita...), messa in scena che parte dal documentario e sfiora l'iperrealismo.

Quasi cinque anni per un secondo lungometraggio (Patierno a tempo pieno si occupa di pubblicità e videoclip); Il mattino ha l'oro in bocca (2007) con Elio Germano, tratto dalla biografia del deejay giocatore incallito Marco Baldini. L'occasione di realizzare un noir metropolitano raccontando la Milano underground della "gente della notte" è purtroppo un po' sprecata, anche se restano buone le intenzioni. È subito dopo che il regista si interessa alla commedia andando in direzione ostinata e contraria rispetto all'esistente. Cose dell'altro mondo viene presentato alla Mostra di Venezia nel 2011 e fa discutere. Fa anche ridere, grazie a un Abatantuono versione industrialotto leghista della marca trevigiana particolarmente in forma. Zone di gente che sta molto bene dove si respira razzismo verso i migranti, che però un giorno scompaiono tutti misteriosamente, lasciando i veneti "italiani a casa loro" nel senso letterale del termine, perché senza più collaboratori domestici, badanti, operai... Continui cambi di tono - dalla comicità di costume al realismo magico - per un film con molte sfumature che andrebbe oggi rivalutato.

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