Advertisement
ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti

Il comandante e la cicogna: scatto di Soldini.
di Pino Farinotti

In foto Valerio Mastandrea e Alba Rohrwacher in una scena del film.
Valerio Mastandrea (52 anni) 14 febbraio 1972, Roma (Italia) - Acquario. Interpreta Leo nel film di Silvio Soldini Il comandante e la cicogna.

sabato 20 ottobre 2012 - Focus

Ma bravo Silvio Soldini che fa un film - Il comandante e la cicogna - che esce dai soliti codici italiani (non sto a elencarli, l'ho già fatto molte volte) e fa un film che potrebbe avere accoglienza altrove. Umorismo, ironia, surrealismo, imprevedibilità, fantasia e attori tutti al meglio. La percezione è proprio quella di un certo cinema francese, leggero e intelligente. E, ancora in tema di citazioni, un tocco della pazzia dei I Tenenbaum e di Little Miss Sunshine: gli utenti di MYmovies.it ... conoscono.
I personaggi: Leo (Mastandrea), fa l'idraulico e mantiene, a fatica, una figlia "divulgata" su Internet in una performance erotica ripresa di nascosto. L'altro figlio, Elia (Dirodi), adolescente, scorrazza in bicicletta, si domanda se nella preistoria esistessero le domeniche e se gli uccelli credano che gli umani non volano perché non vogliono o perché non possono. E poi ha stretto amicizia con Agostina, una cicogna di magnifica eleganza che sorvola la città e plana in un campo perché Elia le porta le rane surgelate, taccheggio in un supermercato. Amanzio (Battiston) è un filosofo obeso, malamente poliglotta, che ha una massima per tutto. Diana (Rohrwacher) è un'artista senza un soldo che corre tutto il giorno per pagare l'affitto. Poi c'è Zingaretti che fa Malaffano, avvocato di concussori, "avvisati di garanzia" e arrestati e anche lui è dedito a massime fasulle e moraleggiati.

Cifre
Per sorpassare le cifre italiane di cui ho detto sopra, Soldini ha esasperato i caratteri. Ciascun personaggio diventa secondo personaggio di se stesso. L'enorme Battiston accentua corpulenza e caricatura con quella pronuncia improbabile, diventa doppio, triplo carattere, appunto, e l'approdo a quel punto è il surreale, che non è semplice da gestire, ma che l'autore governa benissimo. Come accade con Claudia Gerini, la moglie, la madre di famiglia, che è sempre in costume, che parla col marito, lo consiglia, lo rimprovera. Poi si saprà che è morta, in un incidente di mare, ecco la ragione del costume. E quando quel nodo è sciolto si lamenta perché anche dall'altra parte c'è gente pigiata in sette in una stanza, mentre altri, presumibilmente i ricchi sulla terra, sono ospitati nel lusso. E Leo le dice "ma come, neanche di là siamo tutti uguali?". Mastandrea, con quei figli, è triste e perfetto, anche lui accentua il carattere, e ne esce un mix fra Eduardo e D'Alema.
Elia pedala velocissimo sopra la città, che sarebbe Torino: le grandi piazze, i portici, i palazzoni e i prati della periferia, ma il regista riesce a farne un set mobile e colorato. Amanzio sprofondato in un letto cedevole cerca di imparare l'ungherese da una cassetta. Elia va al suo appuntamento con Agostina, la chiama e le fischia col richiamo, ma la cicogna non si fa vedere. Elia è disperato, corre da Amanzio, che maldestramente, disordinatamente, bofonchiando un po' in tutte le lingue arriva a scoprire che l'uccello è finito nella Svizzera tedesca. E tutti corrono là. Alla fine tutti conquistano qualcosa, il possibile conquistabile. Elia ha la sua cicogna, e la moglie dall'alto vede (quello che fu) il marito a letto con Diana, l'artista. Finalmente, per i due ragazzi ci sarà una presenza femminile in casa.

Surreale
Infine la fase surreale ufficiale, dichiarata, diciamo così. Il film comincia con la statua di Garibaldi che dice la sua sulla situazione del Paese che lui ha contribuito a fondare. La battuta che tutti hanno riportato è quella dell'immane delusione, e del pentimento, sull'Italia: "forse sarebbe stato meglio lasciarla agli austriaci". Dicono la loro anche Giuseppe Verdi, col suo "va' pensiero", una magnifica premessa risorgimentale tristemente disattesa, e Giacomo Leopardi che gira la testa verso la "graziosa luna" e ricorda le "passate cose" di certo migliori di quelle presenti. E conclude Garibaldi levando il lamento per il povero destino del Paese per il quale tanto si batté e soffrì, ora in mano a governanti volgari e criminali che vogliono solo il potere.
Avevo notato, nei trailer, l'assenza delle statue. E dico, tale assenza andava estesa anche al film. Sono suggestivi quei primi piani di bronzo, immobili e immani, memorie metafisiche e grottesche, ma il film non ne aveva bisogno: c'è leggerezza e intelligenza, estetica e sorriso, e persino l'etnia e la "provincia" vengono contenute e mimetizzate, diventano una bella moneta per tutti i Paesi. Le statue si intromettono con un linguaggio, con una chimica diversa, non arricchiscono, rallentano. E poi non è che dicano grandi frasi. Dicono cose che sappiamo bene. Soldini ha sorpassato la tristezza italiana, Garibaldi, Verdi e Leopardi -e quel misterioso cavalier Cazzaniga con pesante cadenza milanese- non hanno sorpassato il demagogico e il banale. Ma è... un peccato veniale.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati