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Film nelle sale: date a Cesare quel che é di Cesare

Franco, Banderas e Sara Jessica Parker gli attori del weekend.
di Boris Sollazzo

In foto lo scimpanzé Cesare, protagonista del film L’alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt.

venerdì 23 settembre 2011 - News

Datemi uno scimpanzé e conquisteró il mondo. Questo sembra volerci dire Rupert Wyatt in L'alba del pianeta delle scimmie, che con effetti speciali e affetti anormali ci racconta come le scimmie potrebbero conquistare il mondo. James Franco - arrivato dopo l'iniziale scelta di Tobey Maguire - è uno scienziato che conduce esperimenti per sconfiggere l'Alzheimer. Accudisce, nel suo laboratorio, dei primati, finché non ne trova uno... da primato, Cesare. Cosí intelligente da diventare suo amico, così "evoluto" da voler guidare una rivoluzione di scimmie alla conquista della terra, perché quando lo allontanano dal suo sodale perde ogni fiducia nel genere umano. Forse meno potente e politico dell'originale Il pianeta delle scimmie del 1968 con Charlton Heston, un caposaldo del genere, ma di sicuro efficace e appassionante. Opera solida, tesa, con un Cesare - niente meno che il Gollum Andy Serkis - da Oscar. Da gustare, col fiato sospeso.

Donne in cerca di guai
Sarah Jessica Parker e Luisa Ranieri. Ma come fa a fare tutto? e Mozzarella Stories. Protagoniste che chiedono, molto, troppo a se stesse ma che alla fine ottengono quello che vogliono, anche se a un prezzo alto. Due commedie al femminile molto diverse, ma accomunate dalla grinta delle loro attrici principali. Douglas McGrath mette su per la star di Sex and the city la storia di una donna in carriera "divisa" tra il lavoro e il suo bambino, seguiti entrambi ossessivamente, e tra i due uomini della sua vita, Greg Kinnear e Pierce Brosnan. Per molto tempo riesce a fare tutto, poi prova a delegare. Film di sicuro effetto, pieno di meccanismi consolidati che piacerá ai fan della single tv piú amata e a chi al genere sentimental-femminista é molto affezionato. Vale anche per l'opera prima di Edoardo De Angelis: un film, una bufala. Non una stroncatura, ma un inno all'alimento più amato della Campania, qui al centro di un grottesco gangster-movie che, pur tra molte imperfezioni, si fa voler bene per l'originalitá e per le performance di Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Andrea Renzi, Tony Laudadio e Giampaolo Fabrizio.

Pedro cambia pelle, Dany Boon... nazione
Almodovar continua con la sua nuova tendenza, cambia pelle, nel senso più ampio del termine: esplorare, spezzettare i generi e ricomporli in un film tutto suo. Ne Gli abbracci spezzati era un esercizio di stile sul noir, in La pelle che abito c'è horror, melodramma e il suo piatto forte, la commedia arrabbiata sull'identità sessuale. Trama improbabile e impossibile da raccontare senza far spoiler - diciamo solo che Antonio Banderas è uno scienziato pazzo (d'amore e non solo) che lavora su una pelle sintetica da perfezionare -, si avvale delle ottime performance di Marisa Paredes e della bellissima Elena Anaya e di una sceneggiatura complessa che molto deve al libro da cui è tratto, l'eccellente e complesso "Tarantola" di Thierry Jonquet, edito da Einaudi. Film spiazzante, con finale squisitamente almodovoriano.
Boon rimane uguale a se stesso, invece, ma cambia nazione. Per la precisione va al confine tra la sua Francia e il Belgio, dove trova un doganiere belga francofobo messo in crisi dall'arrivo di Schengen. Con questa commedia degli equivoci su stereotipi localistici e campanilistici, Boon continua con la sua comicità fisica e di situazione: per chi ha amato Giù al Nord, nessuna delusione: Niente da dichiarare è un prodotto che va sul sicuro.

Io sono Li, dagli applausi alle sale
Uno dei film più applauditi a Venezia: 15 minuti di applausi alle Giornate degli Autori, un trionfo per il regista Andrea Segre e l'ottimo cast formato da Rade Serbedzija, Zhao Tao, Marco Paolini, Roberto Citran, un inusualmente cattivo Giuseppe Battiston. Io sono Li è una storia d'amore e (dis)integrazione, tra un pescatore di Chioggia e un'immigrata cinese che si trovano tra mille pregiudizi. L'esordio nel cinema di finzione di uno dei documentaristi italiani migliori è davvero straordinario: immagini splendide, anche grazie alla fotografia di Luca Bigazzi, una narrazione densa, una capacità di riempire di senso e sentimenti il film che è propria della sensibilità che il cineasta metteva anche in lavori come Il sangue verde, Come un uomo sulla terra e Magari le cose cambiano. Una storia esemplare di una nuova Italia che si interroga invece di avere paura. Capolavoro.

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