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Storia "poconormale" del cinema: il comico (4)

Una rilettura non convenzionale del cinema secondo Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Puntata 68
Dean Martin (Dino Paul Crocetti) 7 giugno 1917, Steubenville (Ohio - USA) - 25 Dicembre 1995, Los Angeles (California - USA).

venerdì 11 giugno 2010 - Focus

Puntata 68
Il partner è bello, affascinante, possiede voce rapinosa, tutto quello che fa, lo fa bene e naturalmente tutte le donne sono disposte a farsi sedurre da lui. L'"altro" è ridicolo, senza charme, goffo, ha una voce sgradevole, le donne non osa (quasi) guardarle, tanto non otterrebbe nulla. Per "l'altro" il partner è dunque il modello perfetto, quello in cui identificarsi e dal quale farsi proteggere. Il partner è Dean Martin, il goffo Jerry Lewis. Lewis è un inventore di comicità, uno dei più grandi. All'inizio degli anni novanta venne in Italia e fece uno spettacolo al Lirico di Milano. Aveva già problemi di cuore, ma era dinamico e vivace. Non parlava italiano eppure tenne ferma e sospesa la platea -quella sospensione che precede la grande risata- con la mimica e qualche canzone di Cole Porter. Cantava sul serio, non come quando si confrontava con Dean Martin e faceva finta di cantare per essere il contraltare ridicolo di una delle più belle voci americane. A salutarlo sul palcoscenico venne Oreste Lionello che gli si buttò ai piedi: "maestro!".

Ebreo
Joseph Levitch, ebreo, nasce a Newark, nel New Jersey, nel 1926. La tradizione, e magari è la realtà, vuole che venga cacciato da scuola a sedici anni e che cominci a darsi da fare per guadagnarsi la vita. Sa di avere una vocazione, sa far ridere e allora decide di percorrere quella strada. I primi spettacoli sono nei night di Atlantici City e Philadelphia, poi c'è il network televisivo della Cbs che gli consegna la piattaforma del grande successo: nel 1950 il referendum del Motion Picture Daily, che fa testo, lo nomina attore Tv dell'anno. Ma la televisione non basta, l'anno prima Jerry ha interpretato, per la Paramount, La mia amica Irma, insieme a Dean Martin. I due avrebbero fatto molti altri film insieme. "A Star is Born" era una formula e un sortilegio caro allo spettacolo. A volte la stella nasceva davvero, e sfavillante. E con "Irma" si capì dubito che il destino di quel 23enne disarticolato era proprio quello. Di solito una stella nasceva a scapito di un'altra -magari per una caviglia rotta- che veniva messa in ombra. E così accadde in quel film. Irma era un personaggio già popolare, di grande successo grazie a Marie Wilson che ne era la titolare. Ebbene la Wlson fu messa in secondo piano dai due nuovi venuti. Lewis&Martin formarono la coppia coi codici detti sopra.

Leader
Per otto anni divennero i leader della comicità e fecero incassare somme enormi alla major. La Paramount aveva capito che su di loro si poteva anche investire, collocarli in contesti ricchi, se non da colossal, comunque sfarzosi e colorati. Artisti e modelle, Mezzogiorno di fifa, Hollywood o morte, sono produzioni importanti. Rispetto ai precursori o quasi contemporanei, Laurel&Hardy, Hope&Crosby, Abbott&Costello, certi meccanismi comici erano fisiologici e inalienabili, ma i due nuovi ci mettevano qualcosa di nuovo, un appeal vero, una sensazione di erotismo che apparteneva a Dean Martin, che cantava come Crosby ma era molto più affascinante. Il loro film migliore è Hollywood o morte, una satira non cattiva ma discretamente tagliente sulla passione per il mito del cinema. Jerry vuole andare a Hollywood a conoscere Anita, sì la Ekberg. Insieme al compagno di viaggio Dean Martin attraversa l'America in auto, fra una gag e una canzone. A Hollywood si scommetteva su quale dei due, una volta sciolta la ditta, sarebbe finito peggio. Invece finirono bene. Dean fece film normali, anche drammatici, si fece membro del clan Sinatra ed ebbe una carriera sempre di alto profilo. Lewis ebbe un'ottima parabola, anche se la sua età dell'oro sarebbe sempre stata quella in coppia con Martin.

Piattaforma
Si può dire che il comico studiò comicità e si perfezionò. La piattaforma non poteva che essere quella di partenza, il codice ebraico del riso e del sorriso. La derivazione è antica, anzi antichissima, si rifà alla persecuzione storica che fa parte della genetica di quel popolo. Il soggetto si chiama schlemiel ed è l'uomo a disagio, fuori dai contesti, estraneo in ogni ambiente, e subito additato nella sua diversità. È un po' il quadro del "comico" generale ma che lo schlemiel perfeziona e incarna come modello storico, appunto. Lewis è così, come lo sarà Allen, come lo erano stati Chaplin e Keaton, e i Marx. Lewis conosce bene questa radice e ci lavora sopra, e la sua comicità diventa complessa e adulta. Affronta per esempio un testo importante come "Il dr. Jekyll e mr. Hyde" di Stevenson risolvendolo a modo suo con Le folli notti del dottor Jerryl. La tremenda trasformazione del personaggio dava modo all'attore di esasperare gesto ed espressioni, in un confine sottile fra il dramma e la comicità, era persino bello Jerry, nella fase di Jekyll e aveva davvero buon gioco quando si trasformava nel mostro. Tre anni prima, nel '60, era stato protagonista e regista di Ragazzo tutto fare, nel ruolo di un lift d'albergo, a Hollywood, che deve tener testa ad ogni tipo di carattere e di cliente. Quasi non parla Jerry, ma ritocca ancora un segmento di comicità e un altro lo inventa. Lewis sembrava talento istintivo una sorta di "vai sul set e fa un po' quello che ti pare", ma non era così. Lo era Totò, ma non Jerry, che studiava tutto, lo approfondiva, lo confrontava e lo applicava. Nel palazzo del sorriso e dell'evasione, quello nobile, esclusivo, insieme a Jerry Lewis, gli inquilini ospiti non sono più di quattro o cinque.

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