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Luciano Emmer: quando eravamo bravi

Un ricordo del regista.
di Pino Farinotti

Un uomo che fa parte della memoria e della cultura italiana
Lucia Bosè 28 gennaio 1931, Milano (Italia) - 23 Marzo 2020, Segovia (Spagna). Interpreta Marisa Benvenuti nel film di Luciano Emmer Le ragazze di piazza di Spagna.

giovedì 17 settembre 2009 - Focus

Un uomo che fa parte della memoria e della cultura italiana
Parto dalla mia stucchevole affermazione (e riaffermazione) rispetto al cinema italiano di adesso: la posizione dell’innamorato tradito perché c’era un tempo in cui eravamo i più bravi, mentre adesso…”. Luciano Emmer , classe 1918, apparteneva a quel cinema. La scorsa settimana La 7 ha trasmesso Le ragazze di piazza di Spagna, ci sono capitato per caso, e ci sono rimasto fino alla fine. Erano i giorni di Venezia, vedevo quei film, e così Emmer mi è sembrato una boccata d’aria fresca. Credo che Le ragazze possa benissimo rappresentare (in parte, perché il regista ha fatto davvero tante cose) la sua attitudine. Voleva bene alla gente. È la vicenda di tre ragazze, la famiglia, i fidanzati, ricchezza e povertà. Lucia Bosè, bellissima, viene tentata dall’alta moda e da quell’ambiente, ma rimane con l’operaio Salvatori. Un’altra, delusa da un bellimbusto, incontra il tassista Mastroianni (doppiato da Manfredi) e sarà felice. La terza, corteggiata dal bassetto vorrebbe solo dei giganti, ma l’amore sta nel bassetto. La madre della seconda prova un sentimento per Eduardo, sono educati e generosi. Si uniranno solo dopo che la figlia si è sistemata. Roba sorpassata, magari risibile, tutto che si compone, il lieto fine. Però, rivedendolo… l’ho detto sopra. Emmer non aveva la popolarità metafisica di un Mike Bongiorno, non ci saranno funerali di stato, eppure fa parte della cultura, della memoria, e dell’educazione italiana, alludo naturalmente allo spettacolo. Il dato è decisivo, sarebbe metafisico: Emmer ha inventato Carosello. Il siparietto, la musichetta, si devono a lui. Cultura in questo senso. Nel ’95, in occasione di un programma per i cento anni del cinema, su Retequattro, proposi Domenica d’agosto, di Emmer. Gli telefonai. Lo blandii, gli raccontai la sua storia, capì che ero sincero. Ma declinò. E mi disse la ragione. “Mi scusi Farinotti, ma io sono un po’… imbarazzante”. Gli domandai perché. “Perché porto una benda su un occhio.” Gli dissi che anche Ford, Walsh e Ray ce l’avevano. Rispose “appunto, non li ho mai visti in televisione.” Considero Domenica d’agosto un film all’altezza dei grandi titoli storicizzati del cinema realista. È una storia di spiaggia. Il lungomare di Ostia, rigorosamente diviso in settori per ricchi e per poveri, ospita gente diversa. C’è sempre Mastroianni, questa volta doppiato da Sordi, e poi Interlenghi che si finge ricco ed è povero, soprattutto c’è Cigoli, il grande doppiatore (Cooper, Wayne, Bogart, Gable, Peck fra gli altri), il vedovo che privilegia la sua bambina rispetto a una fidanzata ... inadatta. Fu il primo film del genere “spiaggia”, ripreso nei decenni successivi, fin troppo, con titoli di comicità di basso profilo, che non contenevano la qualità del realismo del primo modello. Dopo trent’anni senza cinema, nel 2003 Emmer firmò L’acqua… il fuoco, con Sabrina Ferilli. Non aveva dimenticato come si fa il cinema. La sue storie apparentemente ingenue sottendevano comunque responsabilità e dolore, e anche cultura vera, portate da uno che, come ho detto, amava la gente. Cultura significa anche esprimersi attraverso molte centinaia di spot pubblicitari e attraverso documentari di profilo molto alto su artisti come Goya, Leonardo e Picasso. Luciano Emmer, “quando eravamo i più bravi”.

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