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Fenomenologia del "Boldinudo"

La fidanzata di papà: tivù e cinema, la contaminazione
di Pino Farinotti

La malatelevisione ha invaso il cinema
Massimo Boldi (79 anni) 23 luglio 1945, Luino (Italia) - Leone. Interpreta Massimo Bondi nel film di Enrico Oldoini La fidanzata di papà.

lunedì 24 novembre 2008 - Focus

La malatelevisione ha invaso il cinema
Il film-panettone c'è sempre stato. Un tempo si chiamava trash. Quando programmavo i palinsesti dei network, in casi particolari, contro una grande partita o contro Sanremo, dov'eri perdente in partenza, mettevo un Pierino e limitavo i danni. I "pierini" erano comunque film, gli attori (virgolettato) erano comunque gente di cinema. Adesso la televisione, la malatelevisione, ha invaso il cinema. La fidanzata di papà è un film fatto dalla televisione. Non si tratta di cameo o di un'ospitata. Il personaggio del momento usato in un film: anche questa è storia vecchia, una sola, significativa citazione: in Ragazze d'oggi, Luigi Zampa assunse Mike Bongiorno, l'uomo più popolare d'Italia (Lascia o raddoppia) -cento volte lo share di una Ventura, c'era un solo canale- e gli diede una parte da quasi-protagonista. E Mike se la cavò benissimo nei panni del fidanzato, emancipato, all'"americana", di Marisa Allasio. Contaminazione dignitosa. Era il 1956.
Battute
La prima battuta de La fidanzata nasce da uno sci che si stacca da un piede e finisce fra le gambe di Boldi. Da quel simbolo fallico (mamma mia) nasce la battuta (attenzione, siamo a Cortina D'Ampezzo): "io ce l'ho cortino da un pezzo". Un'altra appartiene a uno dei Fichi d'India: "sono l'ottavo nano, segolo". Sono due battute cardine, esemplari di tutta l'opera. La Ventura, faccia da Isola dei famosi, non da cinema, fa semplicemente la Ventura: non puoi cambiarle espressione e gesto, non puoi arricchirle il vocabolario. Frassica fa Frassica televisivo, la Canalis è in costume da bagno, parla poco, fa...la Canalis, senza evoluzioni e miglioramenti. Tutto piccolo schermo emigrato sul grande. Trash su trash, panettone su panettone, dovrebbe risultare indigesto allo stomaco di Polifemo, invece l'opera è in testa agli incassi, fa i record. Questo è il grande quesito. Conosco bene i meccanismi della scrittura, anche dei film. Premesso che il target è il botteghino, gli sceneggiatori studiano i momenti, gli scippi-da-risata secondo certi codici. In questo caso vale anche la storia: i film con Boldi e De Sica si portano dietro una robusta schiera di "appassionati", uno zoccolo duro che offre una forte franchigia di partenza. Su quella "storia" vengono inseriti i momenti comici, estemporanei, che esulano da una struttura di racconto. Va bene tutto. Poi c'è la base indispensabile, conosciuta, l'opulenza e il sogno: la spiaggia di Miami, gambe lunge e grandi tette, New York, Cortina, lo yacht, la megavilla-e-megapiscina, giurisdizione del patinato, sappiamo. Ma qui c'è un codice nuovo, apparentemente incomprensibile, Boldi nudo (dietro), lungamente. Boldi non è Garko e non è Pitt, si sa, dovrebbe solo far ridere, ma anche in questa chiave il prezzo da pagare (per lo spettatore) è troppo alto. Anzi, lo sarebbe, perché se il film di Oldoini è in testa alle classifiche significa che funziona anche il segmento "nudo di Boldi".
Utenza
Mi interessa un'analisi dell'utenza Oldoini&C. Da quale cultura arriva l'utente della Fidanzata di papà? Si direbbe da quella prevalente della nostra epoca, la cattiva televisione, quelle delle talpe, delle isole, del gossip orribile del festivo pomeridiano, delle liti, del sentimento dolceamaro alla De Filippi. Poi la tivù dovrebbe ritagliarsi una zona franca di qualità, con gli approfondimenti, certi talk, certi salotti eccetera. Ma succede che anche nei "certi salotti" "la fidanzata" irrompa in forze. Porta a porta ha ospitato quasi l'intero cast del film. Alcune ore a commento di... niente. La sera prima magari era sul tappeto la crisi finanziaria del mondo, con tecnici, sociologi, premi nobel, ministri. La natura promiscua di quello spazio è nota: la gamba accavallata del premio Nobel Montalcini accanto a quella della Marini. Argomento: la scienza. Con tanto di intervento della soubrette. Un così nobile parterre, seppure con inserti... meno nobili, finisce per accreditare tutto. E tutto viene messo sullo stesso piano, interpretato e legittimato. Il sedere di Boldi non è fastidioso, ma incastro appropriato dello spettacolo. E succede che in generale, nella tivù e nei film e nella comunicazione tutta, finisca per prevalere una regola dell'economia: la moneta cattiva espelle quella buona dal mercato. Ma qui è peggio, perché la moneta cattiva corrompe quella buona e la usa a proprio vantaggio. Se un sociologo che fa (la tua) opinione scova un'interpretazione di "cortino&segolo" eccetera, senza dire apertamente che trattasi di cassonetto bello e buono, ecco che cortino-segolo-sedere nudo vengono legittimati e creano imbarazzo anche nell'"altro utente".
Normale
L' altro utente sarebbe quello normale. Un individuo di buoni studi che negli anni decisivi ha letto, fra gli altri, gli americani del primo novecento, i russi e i francesi fondamentali, i britannici che hanno inventato l'avventura e i viaggi, e ci ha messo anche un po' di saggistica indispensabile (un po' di Freud va'). Sì, i maestri. E poi ha visto i grandi film fra cui quelli comici, come A qualcuno piace caldo, di Wilder (citazione dolorosa, fra poco emerge). Altri maestri. Insomma l'educazione intellettuale e sentimentale di noi occidentali. La regola sarebbe: chi ride per "segolo" non ha letto i classici. Invece, questo "altro utente" che assiste al talk alto, incoraggiato da opinionisti intelligenti, alla fine può anche convincersi che sì, con Boldi passerà un paio d'ore rilassanti. Non è davvero difficile rilevare che il tutto accade sotto la giurisdizione del grande denaro. Ci sono di mezzo milioni di investimento sulla produzione e molti di più sull'aspettativa di incassi. Che il denaro sia prevalenza è plausibile, ma che diventi sacralità e faccia scalare alla "fidanzata" tutte le categorie fino a farlo diventare cultura moderna, è... triste. La televisione si pone dunque come "tripla omertà": complice dei suoi guastatori che invadono il cinema; sponsor dei film "guastati"; complice di se stessa quando si protegge nella sua parte peggiore.
Inserto virtuoso
Ci sarebbe nel film anche qualcosa che vorrebbe accreditarsi come "virtuoso". Trattasi di due citazioni. Biagio Izzo fa un travestito che sotto quel ruolo forzato prova sentimenti alti e profondi e cita passaggi della Filomena Marturano di Eduardo. Infine, esasperato dalla corte che gli fa Enzo Salvi si rivela come maschio. Il leggendario "nessuno è perfetto" finale di A qualcuno piace caldo, appunto. Questa non è contaminazione divertente, è un trucco troppo facile, e fastidioso per chi ama il cinema. Così com'era fastidiosa la citazione di Brando e Shneider in Quo vadis baby, dove Salvatores cercava di inserire un momento di nobiltà altrui a sostegno di uno dei più sgradevoli film dell'era recente.
Le migliori
Cito una battuta di Luca Ward, che fa il pubblicitario in un film. Ward è maltrattato da Emanuela Rossi, conduttrice dominante televisiva. Lui le dice "hai portato nella tua trasmissione quella poetessa, premio Nobel, e non hai neanche letto una sua poesia, le hai chiesto della sua camicia da notte". Lei, aggressiva "prima che venisse da me, quella tizia, quel... premio Nobel, la conoscevano dieci persone. Dopo, dieci milioni. "Ward chiude: "... ma quelle dieci erano le migliori."

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