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Wall-E: la morale del giocattolo

Arriva in sala il nuovo eroe della Pixar, robot outsider che conquisterà la ribalta, lo spazio e il cuore artificiale di Eve.
di Marzia Gandolfi

Hello, WALL•E!

mercoledì 15 ottobre 2008 - Approfondimenti

Hello, WALL•E!
È solo WALL•E sulla faccia della terra, trafitto soltanto da un raggio di sole che gli ricarica le batterie, ed è subito sera. Gli uomini, quelli che componevano poesie, suonavano al chiaro di luna e ballavano dentro un musical, sono in vacanza interstellare da settecento anni e da allora WALL•E, un piccolo robot "cam-caminì-spazzacamino", imballa immondizia a cubetti e li impila a formare grattacieli di scorie. Ha due lenti per occhi e un cuore artificiale traboccante d'amore il nuovo eroe outsider made in Pixar e digitalmente garantito da tecnici, disegnatori e scenografi. Produttori di sogni animati colmi di una grazia mai scontata, gli autori "alla ricerca di Nemo" e del mouse in cucina creano una favola animata e abitata da un unico eroe pronto ad affrontare l'immensità silenziosa dello spazio e gli anni luce che lo separano dalla "principessa" sonda Eve. Anche questa volta la bellezza e l'originalità della sceneggiatura è costituita dai suoi risvolti teorici. Se Philip Dick si domandava se gli androidi sognassero pecore elettriche, l'esplorazione del mondo artificiale compiuta da WALL•E è più radicale perché indaga i sogni degli automi. Più indietro nel tempo, ce lo aveva insegnato Lo Schiaccianoci di E.T.A. Hoffmann: i "giocattoli" hanno una storia, una vita, un'anima segreta, la traccia di un sentimento che nasce e si definisce a partire dall'istante in cui quel particolare oggetto ha percepito la necessità, l'unicità e l'irripetibilità del suo essere. Una percezione che in WALL•E trova la sua ragione in Hello,Dolly! e non viene per nulla minata dalla consapevolezza di essere un prodotto seriale della BNL, un'azienda che voleva ripulire il mondo e che invece ha abbandonato la terra a un destino "immondo" e spedito l'umanità nell'iperspazio. WALL•E ha un'intelligenza artificiale che colleziona oggetti comuni appartenuti agli uomini dentro il rimorchio di un autotreno. Rinvenuto il vhs di Hello, Dolly!, WALL•E vede e rivede un uomo e una donna stringersi le mani "al di là dell'arcobaleno", come avrebbe cantato Judy Garland nel fiabesco mondo di Oz. Il sentimento di Cornelius per Irene, confessato nella canzone "It only takes a moment", rivela a WALL•E l'amore e la coscienza di essere solo al mondo e dimenticato nel mondo. Almeno fino al giorno in cui lo spazio smisurato dona a Fred la sua Ginger, una robottina sonda chiamata Eve e (in)seguita nello spazio profondo, dentro un'immensità di polvere di stelle più vera del vero.

Figli delle stelle
Soltanto Jules Verne in letteratura e Méliès e Kubrick nel cinema hanno saputo costruire mondi "lunari" e spaziali, capaci di incantare e stupire le platee. WALL•E prosegue idealmente il viaggio sulla luna del maestro artigiano francese e l'odissea kubrickiana, riflettendo la felicità dell'intelligenza. Il nono lungometraggio della Pixar racchiude in sé il sogno delle soluzioni concrete e cinematograficamente pure di Méliès e il tema dell'esplorazione dello spazio come metafora narrativa e principio formale di Kubrick. L'inaspettata apparizione di WALL•E sulla Axiom, la stazione spaziale dove gli uomini si sono rifugiati per spegnere cuore e cervello, stimola l'evoluzione della loro coscienza, assumendo la romantica proporzione di un'epifania. WALL•E come il monolito nero di Kubrick, soltanto meno inquietante, rappresenta per gli uomini "perduti" nella galassia uno shock culturale che provoca una reazione e apre una breccia nell'intelligenza umana disattivata dal consumo smodato indotto dalla BNL. Se Kubrick proiettava in aria un osso che trasformava in arma, la Pixar lancia nello spazio una straordinaria creatura di latta, veicolo di potenza e piacere. Lontano anni luce dalla terra, WALL•E inizierà la sua odissea alla ricerca di Eve, che di continuo incontra e di continuo sfugge, mentre intorno tutto si fa fluttuante. Nella navigazione attraverso lo spazio senza gravità e senza tempo, i sentimenti di WALL-Eve trovano una trepida e dolcissima evidenza. Vincendo la propria assenza di peso gli amanti artificiali misureranno lo spazio a passi di danza, caricando progressivamente il film di quella segreta alchimia che innesca l'effetto musical, da cui nasce il feto astrale, il fanciullo delle stelle, l'uomo nuovo.

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