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Non è un paese per giovani, viaggio alla ricerca di se stessi

Il film di Veronesi, ora al cinema, è l'occasione per un excursus in uno dei sottogeneri più ricchi del cinema americano e non solo.
di Emanuele Sacchi

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venerdì 24 marzo 2017 - Focus

Tema ricorrente del coming of age, il viaggio in auto, senza una meta precisa, si sposa da sempre alla perfezione con il cinema americano e con la sua capacità di condurre lo spettatore in spazi aperti e highways apparentemente infinite. Viaggio come rito di iniziazione quindi: alla vita, alla gioia e al dolore; o come ricerca di una persona speciale. Per finire poi, quasi sempre, a scoprire se stessi, come non sarebbe stato possibile senza aver percorso chilometri. È a questo mito a stelle e strisce che guarda anche Giovanni Veronesi in Non è un paese per giovani, mescolando abilmente l'iconografia del road movie con la sempre più difficile situazione dei ragazzi italiani, troppo presto privati di autentiche prospettive per il futuro. La meta scelta da Sandro e Luciano, Cuba, è quanto mai originale, quasi una doppia sovversione di pregiudizi. Da un lato quello che associa i viaggi di italiani a Cuba al turismo sessuale e, dall'altro, quello che vede nei Paesi economicamente dominanti le uniche destinazioni possibili per la "fuga dei cervelli".

Anche il titolo, Non è un paese per giovani, rappresenta una strizzata d'occhio al cinema americano e un ribaltamento di quanto affermato dai fratelli Coen, nella loro amara osservazione del presente di Non è un paese per vecchi, a cui Sandro e Luciano rispondono con entusiasmo e un inconsueto spirito imprenditoriale.
Emanuele Sacchi

Non è un paese per giovani è anche l'occasione per un excursus in uno dei sottogeneri più ricchi del cinema americano e non solo (in Italia il tema ha sempre attecchito), attraverso sei esempi di viaggi di iniziazione, compiuti da giovani alla ricerca del loro posto nel mondo.


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In foto una scena del film Non è un paese per giovani.
In foto una scena del film Non è un paese per giovani.
In foto una scena del film Non è un paese per giovani.
 

Un giovane e irriconoscibile James Taylor, si accompagna al Beach Boy "maledetto" Dennis Wilson in una pellicola di culto, cartina di tornasole per capire il cinema al tempo della New Hollywood. La trama è quasi un orpello e le parole sono inutili, quando a gridare è solo il rombo dei motori. Ma il senso di vuoto e di annullamento dei valori, mentre gli anni della contestazione volgono all'epilogo, è palpabile. Tra i molti onori il film di Hellman può vantare anche un album di tributo, un'ideale colonna sonora scritta da gente del calibro di Wilco e Sonic Youth.


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In foto una scena del film Strada a doppia corsia.
In foto una scena del film Strada a doppia corsia.
In foto una scena del film Strada a doppia corsia.
 

L'epopea di Terrence Malick ha inizio qui, con una ribellione a colpi di pistola: Kit e Holly si fanno strada nel sangue, insensibili macchine di morte in fuga dalle convenzioni e da una società che li ha rigettati e sputati. Benché poco o nulla sembri accomunare La rabbia giovane alle ultime prove del regista, già emergono i suoi motivi ricorrenti formali e contenutistici: la voce over, il predominio della natura, l'amore per gli spazi sconfinati delle violente terra d'America. Martin Sheen rivela il suo straordinario talento, affiancato da una Sissy Spacek già iconica.


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In foto una scena del film La rabbia giovane.
In foto una scena del film La rabbia giovane.
In foto una scena del film La rabbia giovane.
 

Il secondo film di Steven Spielberg sembra quasi una risposta a quello di Malick, ma se la trama presenta dei punti di contatto - un ragazzo e una ragazza in fuga contro la legge, là per la libertà, qui per la paternità - tra i protagonisti maschili dei due film non ci potrebbe essere distanza maggiore. Tanto Kit è nichilista e privo di scrupoli, quanto Clovis è il chiaro agnello sacrificale di un sistema che non conosce pietà per chi non è pronto ad accettare le sue regole, anche quando inique. L'inseguimento dell'ultima parte, con le macchine della polizia che si moltiplicano a dismisura, tornerà in versione ironica in Blues Brothers.


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In foto una scena del film Sugarland Express.
In foto una scena del film Sugarland Express.
In foto una scena del film Sugarland Express.
 

Il pretesto è una bottiglia di Dom Perignon da disseppellire. La ragione vera per fuggire è un impegno irreversibile che si ha il terrore di affrontare, sia esso il matrimonio o la guerra in Vietnam o tutte e due le cose. L'ultima avventura dei Groovers è intrisa di malinconia, compagna inseparabile delle loro risate goliardiche. Citazioni a profusione e debiti dichiarati verso la New Hollywood in un delizioso road movie che proietta Kevin Costner nell'empireo dello star system. Risate e scene cult, con una colonna sonora indimenticabile.


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In foto una scena del film Fandango.
In foto una scena del film Fandango.
In foto una scena del film Fandango.
 

La vita di Scott è uno schiaffo costante a tutto ciò che suo padre, politico conservatore, rappresenta: droghe, prostituzione omosessuale, come un vagabondo che si barcamena tra una marchetta e l'altra. Mike invece, abbandonato a se stesso, non ha scelte: la vita di strada è tutto ciò che lo attende e Scott la sua unica speranza di non essere solo al mondo. Fin troppo facile da prevedere il destino dell'uno e dell'altro. Il film che consacra River Phoenix e Keanu Reeves, prima compiuta esaltazione della poetica di Gus Van Sant, cantore delle gioventù bruciate ai confini dell'America benpensante.


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In foto una scena del film Belli e dannati.
In foto una scena del film Belli e dannati.
In foto una scena del film Belli e dannati.
 

Anche il terzo millennio ha il suo road movie di iniziazione alla vita, privo di inibizioni e di speranze come i tempi crudeli che lo contraddistinguono. In quasi tre ore di film Andrea Arnold mette in scena un'epica della gioventù smarrita e disagiata. Star proviene dalla landa meno celebrata degli States: Muskogee, Oklahoma, quella dell'inno reazionario di orgoglio redneck firmato da Merle Haggard. Un luogo che si fa presto ad abbandonare per un viaggio senza ritorno, insieme a una gang di strambi venditori ambulanti di riviste senza tetto né legge. Tra gelosie e menzogne, ha la meglio la voglia inesauribile di conoscere il mondo, che porta Star a trovare pepite d'oro in mezzo a cenere e fango.


RECENSIONE
In foto una scena del film American Honey.
In foto una scena del film American Honey.
In foto una scena del film American Honey.

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