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Benoît Poelvoorde, bomba a fissione emozionale

Un artista che si espone e si prende un rischio permanente: è il Padre Eterno in Dio esiste e vive a Bruxelles. Dal 26 novembre al cinema.
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di Marzia Gandolfi

In foto l'attore in una scena del film Dio esiste e vive a Bruxelles.
Benoît Poelvoorde Altri nomi: (Bernard Frédéric / Benoit Poelvoorde ) (59 anni) 22 settembre 1964, Namur (Belgio) - Vergine.

martedì 24 novembre 2015 - Celebrities

Dio esiste, abita a Bruxelles e ha il volto di Benoît Poelvoorde. Attore belga e clown febbrile, ha una personalità che bascula tra mostruosità comica e vulnerabilità infantile. Questa reversibilità perfetta, l'attitudine fuori norma, la furia compulsiva che trascina tutto al suo passaggio, sono la sua forza e corroborano ogni film che interpreta. Uomo ordinario o straordinario, amante folle o punkabbestia, Bruto o assassino, Poelvoorde può essere tutto e può recitare tutto. Corpo di estrema fragilità materializzato in una faccia di bronzo, per non sfuggire e poter comparire davanti a noi sullo schermo, Jaco Van Dormael lo fa Padre Eterno e ne fa la volontà in cielo e al cinema. Dio belga e irascibile tiranneggia un delirio poetico sul tempo che ci resta da vivere (Dio esiste e vive a Bruxelles), premiato al Fantastic Fest di Austin e selezionato per rappresentare il Belgio agli Oscar nella categoria del 'migliore film straniero'. Bomba a fissione emozionale, che esplode a ogni apparizione, Poelvoorde è un artista che si espone e si prende un rischio permanente. È questa attitudine a spiegare l'attrazione che i suoi personaggi esercitano sullo spettatore e che probabilmente è da ricercare nella distanza che separa la sua storia personale dalla sua guadagnata notorietà.

Principe della risata popolare, cresciuto nei quartieri proletari di Namur e in un contesto familiare modesto, la sua infanzia è tribolata. Orfano di padre a dodici anni, esorcizza le difficoltà finanziarie e psicologiche con una risata, supera l'adolescenza tra collegi e famiglie affidatarie, conquista la sua autonomia a sedici anni e si inventa una vita adulta. Per azzardo o per gioco si lancia in una carriera di attore improvvisato.
Appassionato di fumetti, gira nel 1987 con André Bonzel e Rémy Belvaux, compagno di scuola, Pas de C4 pour Daniel Daniel, cortometraggio e parodia strampalata di film di supereroi a cui segue nel 1992 C'est arrivé près de chez vous (Il cameraman e l'assassino). Lungometraggio in bianco e nero e satira demenziale della télé-réalité, nel film Benoît Poelvoorde interpreta un serial killer megalomane accompagnato da un'équipe televisiva che finisce per diventarne complice attiva. Il film fa il giro del mondo e la sua performance stupefacente lo converte in cult.

La consacrazione professionale su grande e piccolo schermo arriva con la commedia di Philippe Harel, Les Randonneurs e la serie televisiva Les carnets de Monsieur Manatane, quarantotto esilaranti episodi di tre minuti che scrivono la (grande) storia della televisione francese.
Tredici anni e venticinque film dopo gioca da giocatore consumato sul tavolo verde del cinema commerciale (In fuga col cretino, Asterix alle Olimpiadi) e su quello 'appartato' del cinema funambolico e surrealista (Les convoyeurs attendent). A delinearsi per l'attore è da subito la tipologia del perdente condannato a vivere all'ombra di un ideale inaccessibile. Un ruolo spassoso ma ingrato sul quale come nessuno soffia un respiro di umanità. Dotati di una competenza caustica della parola, i suoi antieroi si vendicano alla loro bizzarra maniera di una classe sociale da cui si sentono risolutamente separati.

Muovendosi smanioso tra due dichiarazioni, giurate da anni e mai mantenute, non avrebbe mai voluto fare l'attore e smetto di fare l'attore, Benoît Poelvoorde ci ha fatto il dono di esserlo e la cortesia di procedere l'esercizio nonostante l'avvertimento sincero. Perché Poelvoorde appartiene a quella categoria molto rara di attori che trasfigurano il loro personaggio, a cui aggiunge una qualità artistica tipicamente belga, una follia singolare, una reazione trasgressiva che risponde al milieu culturale e sociale in cui è cresciuto. Benoît Poelvoorde non recita, è piuttosto un attore esistenziale, è intuizione in purezza combinata a un'intelligenza acuta e applicata al personaggio e al contesto in cui agisce.
Gli eccessi caratteriali, fuori e dentro lo schermo, lo proteggono, mascherando la naturale eleganza dietro la grossolanità. Considerato universalmente comico ricreativo, la sua dimensione tragica proviene proprio da lì.

La prima a capirlo è Anne Fontaine che lo 'contro-impiega' in Entre ses mains, idillio proibito di una borghese con un seduttore predatore, scoprendolo tormentato, inquieto, impenetrabile. Clown bianco e Augusto insieme, il più francese degli attori belgi, alterna il costume da buffone fuori misura, che si prodiga in acrobazie chiassose, al viso candido da Pierrot, sofisticato e assillato senza possibilità di ribellione. Su campo le 'entrate comiche' spavalde e senza complessi (Niente da dichiarare?, La rançon de la gloire) intercalano le aperture lunari (Emotivi anonimi, Tre cuori, Une place sur la terre), il cinema commerciale si alterna con quello autoriale, l'esuberanza naturale del suo corpo con la concentrazione interiore del suo volto.

Doganiere belga francofobico angosciato dalla soppressione delle frontiere europee (Niente da dichiarare?) o fantasma persistente di una notte d'amore che fluttua dentro una vita materiale (Tre cuori), Benoît Poelvoorde è un atto di resistenza militante, uno spettacolo memorabile, un nucleo di energia umana dalla forza tragica e comica, un pagliaccio celeste persuaso che a ogni bicchiere rimbalzi la poesia. I suoi personaggi, precari dell'esistenza alla ricerca disperata di un'impossibile grazia, abitano la sua silhouette filiforme e allungata come le 'figure umane' di Giacometti. Creatura plastica in tensione nel tentativo di conquistare un posto nello spazio solo in senso verticale, Benoît Poelvoorde lo insegue in un misterioso rapporto di scala, di proporzione tra l'uomo e la sua rappresentazione, tra l'attore e suo il personaggio.

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