Guardare seduti in una comoda poltrona il film d Martone su Leopardi è una delizia, è un piacere che raggiunge un buon numero di ricettori dell’umana cultura attraverso molteplici espressioni artistiche tutte presenti ne “il giovane favoloso”. Parliamo di fotografia, di musica, di cinematografia, di linguaggio filosofico e naturalmente di poesia.
Non importa stabilire se trattasi di documentario o trasposizione nel contemporaneo di una vita sofferta, sacrificata ma altamente spirituale di un “ragazzo” prodigio di mestiere Poeta e Letterato.
Importa, guardando il film, cogliere il “sentire” del Poeta, il travaglio dell’Uomo, la superficialità della Società.
In questa lettura saltano agli occhi alcuni “trucchi” cinematografici giocati su una numerazione dalla sequenza inesorabile “tre” (3), “due” (2) e “uno” (1) che il Regista vuole accompagnino l’intera vita di Leopardi e ne condizionino il pensiero filosofico (benché storicamente reputato minore e troppo condizionato dal vissuto personale).
Il Poeta/Letterato nell’espressione del proprio ruolo e nell’evoluzione artistica è costantemente gravato dal numero “3”, quando interferenti col mondo esterno.
Il film inizia proprio con i tre fratelli, ognuno di loro (Giacomo compreso) sembrano rappresentare gli effetti della “Natura” quella Natura che Leopardi vive in tre distinte fasi e in tre Città diverse (quasi fossero Tesi, Antitesi e Sintesi)…la natura buona e amica (periodo giovanile del fanciullino in Recanati)…la natura cattiva e nemica (periodo della consapevolezza in Firenze)….la natura come riscoperta dell’uomo e del vivere in gruppo (periodo della passionalità in Napoli). Tre sono le evoluzioni della sua opera poetica. Il tre perseguita il Poeta e Filosofo…. sono in tre quando studia, sono in tre quando subisce reprimende per le sue idee politico/morali … sono in tre quando si cimenta da Genio come linguista classico e….ahimè sono in tre quando corteggia (mai corrisposto) delle avvenenti “signore”.
Quando Giacomo, l’eterno giovane, vive l’imperativo categorico di liberarsi dal dovere di essere Artista e Poeta … tenta la fuga ed esce l’uomo…esce il numero “2” ….emerge la distonia tra anima e corpo … si lega ad una amicizia (Ranieri) che lo accompagnerà per tutta la vita … Leopardi è affascinato dall’animalità dell’amico, degli uomini, di una città come Napoli colma di contraddizioni…ma in questa fase importante della sua vita di uomo artista …storpio, deforme, sofferente ..scopre la passionalità, il piacere e fors’anche la sessualità omosessuale. Questa è la fase del conflitto interiore….è la ricerca intima di un equilibrio impossibile….di un’agognata felicità umana.
Arriva poi la morte, e quando si muore …si muore soli, abbandonati…. in solitudine come il numero “1”…idealmente come “la ginestra” che solitaria sino all’ultimo istante di vita, conquista e afferma la propria esistenza contro tutto e contro tutti…. da soli si affronta il giudizio degli uomini che si esprimerà su ciò che siamo stati…su il Leopardi Uomo, Poeta e Filosofo.
Stupende le ambientazioni…un encomio particolare alla colonna musicale che simbolicamente passa da brani classici (nelle fasi del “3” – armonia nell’espressione artistica esteriore) a brani psichedelici (nelle fasi del “2” – distonia nel conflitto interiore).
Film gradevole e sicuramente da non perdere..anche per rinfrescare qualche romantico ricordo del periodo Liceale attraverso una commovente lettura di stupendi pezzi di poesia leopardiana.
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