antonio cicognara
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mercoledì 15 dicembre 2021
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un brutto film
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Non sono in grado di esprimermi sulla veridicità dei fatti riportati, né sulla correttezza del ritratto intellettuale/morale del poeta, ma il prodotto artistico è brutto: tutto quello che c'è nella struttura è cronaca pedante, didascalica. Qualità da film TV. Un prodotto naif, scolastico. Non è che dovevi fare "Amadeus"... ma non bastano i bravi attori per strutturare una narrazione che sia "cinema" (e Germano è pure qui eccellente attore). Quando poi Germano legge "L'infinito", siamo davanti a idee narrative di livello "recita delle scuole medie" (e lo stesso pur ottimo Germano ha dichiarato trovare pericolosa tale lettura).
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Non sono in grado di esprimermi sulla veridicità dei fatti riportati, né sulla correttezza del ritratto intellettuale/morale del poeta, ma il prodotto artistico è brutto: tutto quello che c'è nella struttura è cronaca pedante, didascalica. Qualità da film TV. Un prodotto naif, scolastico. Non è che dovevi fare "Amadeus"... ma non bastano i bravi attori per strutturare una narrazione che sia "cinema" (e Germano è pure qui eccellente attore). Quando poi Germano legge "L'infinito", siamo davanti a idee narrative di livello "recita delle scuole medie" (e lo stesso pur ottimo Germano ha dichiarato trovare pericolosa tale lettura). L'indulgenza generale che ho percepito attorno a 'sta sciocchezza di film si spiega da un lato con l'abitudine agli spiegoni e alla ripetitività delle series, l'inabitudine alla sintesi e alla forza simbolica, qualità che differenziano un film in senso stretto o un racconto da un documentario o da una soap opera; dall'altro con la pressione mediatica che i vecchi semiintellettuali italiani sono in grado di esercitare da un mondo mediamente ignorante, competitivo, conformista e gerontocratico come quello dello spettacolo in Italia. Come film TV educativo per la TV di stato, l'avrei accettato; ma come prodotto da cinema, sono evidenti i tagli alla cOltura. A proposito di genii, se avete trovato brutto il film "Amata immortale" (con Gary Oldman che fa Beethoven), questo Leopardi è... lasciamo perde, va'.
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no_data
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martedì 6 luglio 2021
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un film non favoloso
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ho trovato il film noioso e non... favoloso. Piatto e anche poco attento nella ricostruzione storica, eppure ci sono precedenti eccellenti come Barry Lyndon di Kubrick che è riuscito a farci assaggiare cos'è stato il settecento: ricordate? Lì le riprese vennero fatte con l'ausilio della sola luce naturale e di candele e lampade ad olio per le riprese notturne. Qui tanti luoghi comuni, come il poeta cacciato dal casino di tolleranza e inseguito dai ragazzini, e una recitazione falsa come se gli attori in ogni momento fossero consapevoli di consegnare parole e gesti alla grande Storia.
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lucky italian movies
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lunedì 4 maggio 2020
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e il naufragar m'è dolce in questo film
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Il regista Mario Martone si prende ben 2 ore e 20 circa per analizzare minuziosamente il genio che era Leopardi. Nessun aspetto è stato tralasciato: da quello umano di un ragazzo che, sotto le rigide pressioni genitoriali, ha come unico svago l'osservare lo scorcio di piazza antistante alla finestra di casa, con tutto quello che vi succede a quello artistico, costituito dalla sua poetica fondata su quel pessimismo che riecheggia nei pensieri e nelle parole e si accentua con l'aumentare dei guai fisici.
Un Leopardi che si esprime in maniera colta, anche se deve parlare di cose frivole con i fratelli, che si ingobbisce e si danneggia la spina dorsale e la vista perchè non fa altro che studiare qualsiasi cosa faccia parte dello scibile umano, fino a morire nello sconforto a soli 38 anni.
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Il regista Mario Martone si prende ben 2 ore e 20 circa per analizzare minuziosamente il genio che era Leopardi. Nessun aspetto è stato tralasciato: da quello umano di un ragazzo che, sotto le rigide pressioni genitoriali, ha come unico svago l'osservare lo scorcio di piazza antistante alla finestra di casa, con tutto quello che vi succede a quello artistico, costituito dalla sua poetica fondata su quel pessimismo che riecheggia nei pensieri e nelle parole e si accentua con l'aumentare dei guai fisici.
Un Leopardi che si esprime in maniera colta, anche se deve parlare di cose frivole con i fratelli, che si ingobbisce e si danneggia la spina dorsale e la vista perchè non fa altro che studiare qualsiasi cosa faccia parte dello scibile umano, fino a morire nello sconforto a soli 38 anni.
Tutto questo, e molto altro, risulta ben narrato nel film. Commoventi le scene in cui sono recitati alcuni versi delle poesie, come "La ginestra" con le immagini del Vesuvio e quella in cui Leopardi si diverte al tavolo con alcuni napoletani, in cui quasi traspare il suo credere di aver perso tempo a non divertirsi mai.
Prova superlativa di Elio Germano che si cala alla perfezione nelle vesti di Leopardi anche a livello fisico, nelle movenze, nello stare seduto e nel camminare sempre ingobbito
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renatoc.
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lunedì 19 febbraio 2018
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ottima biografia
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Ottima biografia, ma di una pesantezza enorme! Quella colorazione un po' fuori dal naturale ed una colonna sonora che potrebbe prendere "l' oscar della tristezza" ne fanno un film istruttivo ma molto difficile da assimilare bene! Comunque Giacomo Leopardi ha avuto una vita triste e forse per questo il regista ha voluto creare tale ambientazione! Ottimo Elio Germano nella parte del poeta, ed anche i personaggi di contorno! Terribile la scena della morte di Teresa Fattorini che dalla bara all'improvviso apre gli occhi e fissa Leopardi, per poi subito richiuderli! E poi continua la vita del poeta che diventa gradualmente sempre più sciancato, tanto da non poter camminare da solo, e con una cotta di un amore impossibile con una nobildonna sposata, Fanny Giorg
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Ottima biografia, ma di una pesantezza enorme! Quella colorazione un po' fuori dal naturale ed una colonna sonora che potrebbe prendere "l' oscar della tristezza" ne fanno un film istruttivo ma molto difficile da assimilare bene! Comunque Giacomo Leopardi ha avuto una vita triste e forse per questo il regista ha voluto creare tale ambientazione! Ottimo Elio Germano nella parte del poeta, ed anche i personaggi di contorno! Terribile la scena della morte di Teresa Fattorini che dalla bara all'improvviso apre gli occhi e fissa Leopardi, per poi subito richiuderli! E poi continua la vita del poeta che diventa gradualmente sempre più sciancato, tanto da non poter camminare da solo, e con una cotta di un amore impossibile con una nobildonna sposata, Fanny Giorgioni Tozzetti! Tristissime anche le scene dell'epidemia di colera! Comunque, per chi ha buon stomaco, è un film da vedere per conoscere bene la vita del Leopardi se non si ha la pazienza di leggerla sui libri!
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elgatoloco
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lunedì 12 febbraio 2018
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comunque importante e"riuscito"
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Voler realizzare un film su Lepardi è quasi come proporre una nuova versione filmica della"Divina Commedia", praticamente impossibile. Solo che tentare di farlo, come ha fatto Martone, regista soprattutto di teatro, è importante, specialmente se si evidenzia la verità storica(bigottismo e chiusura in famiglia, "studio matto e disperatissimo", sostanziale ateismo, visione del mondo , della storia, della vita), nn rinunciando alle ipotesi, alle illazioni fantastiche che sono comunque l'essenza vitale, il"sale"dell'arte e qui in particolare del cinema. Creazione, hypothesis, affabulazione sono gli elementi forti che sorreggono questo film martoniano del 2014, persino nella parte che mi convince meno, quando a Napoli, invece dell'amicizia(e dei contrasti)con l'amico Ranieri, Mario Martone ci mostra il descensus ad inferos, in una suburra postriborale con tanto di presenza di un"femminiello"(spero di aver scritto bene questo lemma, che ho sentito da amici made in Naples, ma di cui non conosco a fondo le implicazioni connotative.
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Voler realizzare un film su Lepardi è quasi come proporre una nuova versione filmica della"Divina Commedia", praticamente impossibile. Solo che tentare di farlo, come ha fatto Martone, regista soprattutto di teatro, è importante, specialmente se si evidenzia la verità storica(bigottismo e chiusura in famiglia, "studio matto e disperatissimo", sostanziale ateismo, visione del mondo , della storia, della vita), nn rinunciando alle ipotesi, alle illazioni fantastiche che sono comunque l'essenza vitale, il"sale"dell'arte e qui in particolare del cinema. Creazione, hypothesis, affabulazione sono gli elementi forti che sorreggono questo film martoniano del 2014, persino nella parte che mi convince meno, quando a Napoli, invece dell'amicizia(e dei contrasti)con l'amico Ranieri, Mario Martone ci mostra il descensus ad inferos, in una suburra postriborale con tanto di presenza di un"femminiello"(spero di aver scritto bene questo lemma, che ho sentito da amici made in Naples, ma di cui non conosco a fondo le implicazioni connotative...). Il cinema di Martone è immaginario/immaginativo, a tratti onirico, pur se espresso con uno stile in genere nitido, quasi"realistico", sempre che ci si intenda sul termine, però-cfr.anche l'ermo colle, che una visita ci presenta proprio così. Un Leopardi in complesso"rivitalizzato"e attualizzato anche per i giovani, ben diversamente(si parva licet...)dal Dante popolarizzato fin troppo dal pur bravissimo Benigni... Interpreti di grande livello, da Elio Germano a Massimo Popolizio ad altri/e, dove l'elencazione va(andrebbe)benissimo, ma prenderebbe uno spazio forse elefantiaco... El Gato
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maxzar
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martedì 21 febbraio 2017
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una bella valorizzazione di un poeta
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In sostanza condivido il commento di Gaiart, ma con delle mie osservazioni. La prima è quella in relazione ai personaggi non protagonisti. Non hano potuto brillare perchè non sono stati messi in condizione di farlo dalla regia. Il personaggio era Giacomo e su di lui tutto si incentra. Elio Germano ha impersonato bene la sua parte, anche se la regia non gli ha fatto esprimere il valore filosofico e filologico dell'opera di Giacomo. Leopardi pessimista? Vorrei vedere chiunque mi legge, come si sarebbe sentito a vivere una vita familiare così povera di considerazione ed affetto, oltre alle menomazioni fisiche che ne sono scaturite. Forse oggi si sarebbe "fatto".
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In sostanza condivido il commento di Gaiart, ma con delle mie osservazioni. La prima è quella in relazione ai personaggi non protagonisti. Non hano potuto brillare perchè non sono stati messi in condizione di farlo dalla regia. Il personaggio era Giacomo e su di lui tutto si incentra. Elio Germano ha impersonato bene la sua parte, anche se la regia non gli ha fatto esprimere il valore filosofico e filologico dell'opera di Giacomo. Leopardi pessimista? Vorrei vedere chiunque mi legge, come si sarebbe sentito a vivere una vita familiare così povera di considerazione ed affetto, oltre alle menomazioni fisiche che ne sono scaturite. Forse oggi si sarebbe "fatto". Invece ebbe coraggio di uscire dal borgo selvaggio e reagire alla Natura Matrigna. Oggi invece i giovani disperati si drogano e divorziano perchè sono disarmati e pavidi. Un seconda osservazione che i miei limiti culturali non riescono ad apprezzare è riguardo ai brani musicali moderni (per giunta premiati forse per fini commerciali?) in un contesto storico di due secoli fa. Se si volesse fare qualche sfida temporale (lancio l'idea) si potrebbe concepire una Divina Commedia con soundtrack rap. Chissà cosa ne verrebbe fuori?
MaxZar
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gianni47
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domenica 15 gennaio 2017
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bellissimo film
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Gentilissimi redattori, gradirei sapere il titolo del brano accennato da una voce maschile, in lingua inglese e il nome del cantante. Non ricordo in che momento del film. Grazie, cordialità, Giovanni Imberti.
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mencio
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sabato 14 gennaio 2017
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fra tanto state allegri e andate dove io vi mando
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E' un film di grande impegno e di notevole realizzazione; sarà tuttavia concesso avanzare alcuni dubbi ed una provocazione. Il film appare come un'illustrazione che accompagna una considerazione del poeta, già consolidata: non offre una riflessione nuova e originale. Non abbiamo sempre saputo che Leopardi fu il poeta del dolore e del pessimismo? Ed eccoci serviti: non c'è debolezza e miseria fisica che il film ci risparmi, ma cosa ci vien rivelato del Leopardi grande umorista, quello che si diverte a scrivere lettere scatologiche alle "signore che tengono conversazione in Recanati", che racconta le peripezie dei voltagabbana alla morte di Cesare nelle Operette Morali, che irride alle vedute politiche (e non solo a quelle più generali) dei suoi amici liberali? Anche il suo dramma umano ci tocca meno da vicino per il fatto di ripercorrere sentieri già battuti.
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E' un film di grande impegno e di notevole realizzazione; sarà tuttavia concesso avanzare alcuni dubbi ed una provocazione. Il film appare come un'illustrazione che accompagna una considerazione del poeta, già consolidata: non offre una riflessione nuova e originale. Non abbiamo sempre saputo che Leopardi fu il poeta del dolore e del pessimismo? Ed eccoci serviti: non c'è debolezza e miseria fisica che il film ci risparmi, ma cosa ci vien rivelato del Leopardi grande umorista, quello che si diverte a scrivere lettere scatologiche alle "signore che tengono conversazione in Recanati", che racconta le peripezie dei voltagabbana alla morte di Cesare nelle Operette Morali, che irride alle vedute politiche (e non solo a quelle più generali) dei suoi amici liberali? Anche il suo dramma umano ci tocca meno da vicino per il fatto di ripercorrere sentieri già battuti. Monaldo fu un padre castrante, ma che anche lo amò teneramente; cosa viene comunicato allo spettatore di quell'amore? La madre anaffettiva (e forse al limite della follia, vista con occhi moderni) fu tuttavia capace di rappresentare la Natura alla mente del poeta, ma questa "potenza" resta occulta allo spettatore e marginale il personaggio. Leopardi - scrisse Ranieri nel suo Memoriale - portò nella tomba il fiore della sua verginità. Voleva dire che non andò mai con una donna, neppure con una puttana? Forse, ma voleva dire anche che il poeta, a trentasette anni, quando morì (età già ragguardevole per il suo tempo) ragionava e sentiva ancora come un ragazzo e che, persino sul letto di morte, ancora fantasticava di amori e di incontri futuri e che in questo restava il segreto della sua poesia e del suo pessimismo. La frase di lancio che ho scelto è tratta da una lettera alla marchesa Roberti di Recanati, forse mai spedita (ma chissà).
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no_data
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sabato 14 gennaio 2017
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mi aspettavo di più
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Premetto che sono di parte,perchè ritengo che Leopardi sia tra i più grandi poeti di sempre. Premesso ciò, vado controcorrente e ritengo il film molto inferiore alle aspettative, almeno le mie.
Non credo si possa liquidare la complessità della vita e la molteplicità delle opere di Leopardi in poco più di 2 hrs.Storicamente è abbastanza veritiero, anche se mancano accenni al periodo trascorso
a Milano, Bologna e Pisa.Germano è molto bravo ad interpretarlo, ma a volte credo che neppure Laurence Olivier avrebbe potuto rendere ancora più credibile la complessità del suo intimo.
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zenos
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venerdì 13 gennaio 2017
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film morboso che non tange il favoloso leopardi
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Un film che non mi ha convinto in toto. Non è biografico nel senso letterale del termine. In molti punti si perde. Non ha un particolare ritmo tagliente. È un film che vorrebbe essere una cosa ma non riesce a esserlo. Non è un film astratto ne tanto meno realisticamente favoloso. Il pensiero Leopardiano non viene quasi minimamente toccato. No. Davvero. Si poteva fare di meglio.
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