irene
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giovedì 30 agosto 2012
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mi chiedo ...
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Avevo già scritto la mia recensione, ma dato che non riesco ad inviare la mia replica a MANTRALIULAI (per motivi che Mymovies mi spiegherà, quando ne avrà voglia, visto che ho chiesto spiegazioni), allora replico qui.
Dicevo, mi chiedo se a volte si vedano film diversi. Certamente si vedono con altri occhi, con altre menti, su questo non ci piove e quindi a qualcuno un film può piacere alla follia mentre altri lo detestano. Ma questo è un discorso diverso. Sarà forse anche che quando qualcosa non piace allora si diventa parecchio approssimativi? Forse, e la cosa riguarda sia cose di poca importanza che la sostanza del film stesso.
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Avevo già scritto la mia recensione, ma dato che non riesco ad inviare la mia replica a MANTRALIULAI (per motivi che Mymovies mi spiegherà, quando ne avrà voglia, visto che ho chiesto spiegazioni), allora replico qui.
Dicevo, mi chiedo se a volte si vedano film diversi. Certamente si vedono con altri occhi, con altre menti, su questo non ci piove e quindi a qualcuno un film può piacere alla follia mentre altri lo detestano. Ma questo è un discorso diverso. Sarà forse anche che quando qualcosa non piace allora si diventa parecchio approssimativi? Forse, e la cosa riguarda sia cose di poca importanza che la sostanza del film stesso. Non ho visto "American Psycho", quindi non posso fare confronti, quello che so è che Fassbender non "gira in mutande", ma gira nudo, tanto per dirne una. Che non è "ossessionato dallo sport" (per un po' di jogging? fatto inoltre per non restare in casa per un motivo ben preciso?), né dai bei vestiti (quello era "American Gigolò", magari). Che non è privo di sentimenti, perchè i sentimenti sono lì, sotto pelle e vengono fuori, esplosivi, non appena la situazione lo porta ad un punto di criticità massimo. Che Carey Mulligan non è "messa lì per aggiungere minuti al film", perchè è la sua presenza che scatena la crisi e causa la discesa all'inferno del protagonista, senza di lei la sua vita sarebbe continuata, fredda (certo fredda, come la fotografia, come l'arredamento, come New York) e solo alla ricerca del piacere sessuale. E so anche che quella di utilizzare il "teutonico" Fassbender non è stata una furbata in quanto lui "è molto in voga", perchè prima di questo film il suddetto Fassbender lo conoscevano in quattro gatti. Per me il film è un capolavoro, ma ovviamente non tutti la possono pensare allo stesso modo. Quando si fanno delle critiche, però, che siano almeno fondate su basi un tantino più solide.
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[+] un'idea
(di lorenzo di matteo)
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cine2011
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mercoledì 22 agosto 2012
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la nota di cine2011
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Fassbender ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazone maschile. Ottima interpretazione la sua. Per il resto film scialbo con una pessima sceneggiatura.
Buona la fotografia e il sonoro.
PREMI E NOMINATION DA CINEAWARDS 2012
Nomination - "Peggior film" (Iain Canning, Emile Sherman)
Nomination - "Miglior attore protagonista" (Michael Fassbender)
Nomination - "Migliore fotografia" (Sean Bobbit)
I vincitori del CineAwards 2012 saranno svelati il 30 settembre
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mantraliulai
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martedì 21 agosto 2012
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proprio una vergogna
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Steve Mcqueen non ce la racconta giusta. Avrà sicuramente visto 'American Psycho', il capolavoro di Mary Harron con uno strepitoso Christian Bale, ne sarà rimasto colpito e affascinato tanto da riportarlo pari pari nel suo 'Shame'. Difatti ritroviamo nel film alcune scene e persino inquadrature spudoratamente copiate dal thriller del 2000, a cominciare dall’apertura, dove Fassbender, appena alzato dal letto, gira per casa in mutande e va in bagno per la sua minzione quotidiana mostrando il suo fondoschiena da urlo, fino ai passaggi in cui guarda materiale pornografico. Anche lui è un hippie newyorkese privo di sentimenti, ossessionato dallo sport e dai bei vestiti; ciò che è cambiato è il tempo, in una decina di anni si è passati dal televisore ad un più comodo computer.
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Steve Mcqueen non ce la racconta giusta. Avrà sicuramente visto 'American Psycho', il capolavoro di Mary Harron con uno strepitoso Christian Bale, ne sarà rimasto colpito e affascinato tanto da riportarlo pari pari nel suo 'Shame'. Difatti ritroviamo nel film alcune scene e persino inquadrature spudoratamente copiate dal thriller del 2000, a cominciare dall’apertura, dove Fassbender, appena alzato dal letto, gira per casa in mutande e va in bagno per la sua minzione quotidiana mostrando il suo fondoschiena da urlo, fino ai passaggi in cui guarda materiale pornografico. Anche lui è un hippie newyorkese privo di sentimenti, ossessionato dallo sport e dai bei vestiti; ciò che è cambiato è il tempo, in una decina di anni si è passati dal televisore ad un più comodo computer. Tutto qui. Ma mentre Bale veniva supportato da un’eccellente sceneggiatura, Fassbender si deve barcamenare tra un copione scialbo e quasi del tutto inesistente puntando in totale sul suo bel faccino o sulla sua statuaria fisicità da apollo greco, fate voi…
L’ossigenata e canterina Carey Mulligan è messa lì giusto per aggiungere minuti alla pellicola, altrimenti vuota.
In conquibus: tanta noia, dialoghi scarni e banali, scene di sesso sterili che mettono in imbarazzo lo spettatore e gli attori stessi. Salverei soltanto la fotografia, rigorosa e lineare nelle ambientazioni, ma anch’essa fredda, sui toni verde/blu. Insomma, oltre alla furbata di aver chiamato un bellone teutonico molto in voga al cinema in questo momento, pare che il regista abbia azzeccato soltanto il titolo: una vergogna, appunto.
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osteriacinematografo
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mercoledì 18 luglio 2012
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il sesso come dolore e assuefazione
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“Shame”, opera seconda del regista inglese Steve McQueen, è l’impietosa e glaciale rappresentazione cinematografica della vita di Brandon, un controverso single newyorkese: da un lato è un brillante e disinvolto uomo d’affari, dall’altro una persona arida e solitaria, incapace di coinvolgimenti emotivi, dedita al sesso in modo compulsivo e incontrollabile.
Brandon conduce un’esistenza asettica e squallida, in cui il sesso viene vissuto e “utilizzato”come valvola di sfogo, come unico linguaggio possibile, come via di fuga da un tempo che diviene schiavitù, come frenesia di colmare un vuoto costante e impossibilità di affrontare affettivamente una relazione. L’uomo riduce ogni cosa all’atto sessuale, atto nel quale inizia e termina ogni suo rapporto con il prossimo (e forse con se stesso).
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“Shame”, opera seconda del regista inglese Steve McQueen, è l’impietosa e glaciale rappresentazione cinematografica della vita di Brandon, un controverso single newyorkese: da un lato è un brillante e disinvolto uomo d’affari, dall’altro una persona arida e solitaria, incapace di coinvolgimenti emotivi, dedita al sesso in modo compulsivo e incontrollabile.
Brandon conduce un’esistenza asettica e squallida, in cui il sesso viene vissuto e “utilizzato”come valvola di sfogo, come unico linguaggio possibile, come via di fuga da un tempo che diviene schiavitù, come frenesia di colmare un vuoto costante e impossibilità di affrontare affettivamente una relazione. L’uomo riduce ogni cosa all’atto sessuale, atto nel quale inizia e termina ogni suo rapporto con il prossimo (e forse con se stesso).
Brandon posa il suo sguardo languido su ogni donna, e, nella “maledizione” che lo condanna, l’impersonale universo femminile cui si rivolge capta inevitabilmente quel suo contorto e irresistibile magnetismo di segno negativo. Le prostitute rappresentano la spezia ideale, che concede di vivere rapidamente e intensamente la carnalità senza il boomerang di un rapporto umano che lui non potrebbe sostenere.
Egli tollera a stento perfino il torbido rapporto con la sorella (Carey Mulligan), una giovane e fragile donna, il cui bisogno estremo di affettività la spinge a concedersi a uomini cui vorrebbe affidare la vita stessa. Anche lei utilizza il sesso in modo istintivo, ma le sue motivazioni sono opposte rispetto al fratello: per Sissy, questo tipo di approccio rappresenta uno strumento di accesso facilitato alle persone cui vorrebbe legarsi, in un procedimento illusorio che diviene l’anticamera dell’autolesionismo.
Michael Fassbender interpreta magistralmente il protagonista del film, prestando ogni singola piega espressiva del viso e del corpo a un personaggio complicato, fastidioso, irrisolto.
Il sesso, in “Shame”, diventa dolore e assuefazione, impedisce di sentire, amare, corrispondere, costringendo ai gesti più estremi, agli ambienti più infimi, all’evidenza del rischio, alle prove più assurde, a visi sconosciuti e inconoscibili, in una città come New York che tutto permette e nasconde, che non pone limiti di coscienza, che muta ad ogni angolo, che consente di agire senza pause, di non smettere mai, di indossare ogni giorno una nuova maschera senza complicazioni di sorta.
McQueen mostra Brandon e Sissy come le due facce arrugginite della stessa medaglia, che nasconde a fatica i segni di un’usura profonda e remota, legata forse all’infanzia, che s’intravede appena, come un’ombra pallida e indefinibile.
Il finale resta sospeso nello sguardo tentennante e metropolitano di Fassbender e in un corpo femminile che vacilla e freme, prima che la vicenda sprofondi nel tetro abisso della solitudine da cui era emerso.
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[+] new york come il mondo
(di enricofermi)
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misesjunior
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mercoledì 4 luglio 2012
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non male, ma il sesso è meglio
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"Scopare fa male se non ci sono sentimenti" è la litania di quelli che scopano poco e male: psicologi e moralisti di tutti i generi.
"Dipendenza dal sesso" ce l'hanno tutti, dal momento che tutti i sani desiderano, ma anche quelli che si reprimono e si nascondono dietro i belli sentimenti... perché in fondo hanno paura dal sesso. Questo è un film che non c'entra il bersaglio e crede di averlo trovato nel sesso, trovando che chi ci dà dentro di più degli altri a prescindere... è "dipendente", vuoto, ecc..
Quando non si riesce a sfuggire al moralismo e ai pregiudizi i problemi magari si vedono, ma si fraintendono e s'incorre in riduzionismi prettamente ideologici.
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"Scopare fa male se non ci sono sentimenti" è la litania di quelli che scopano poco e male: psicologi e moralisti di tutti i generi.
"Dipendenza dal sesso" ce l'hanno tutti, dal momento che tutti i sani desiderano, ma anche quelli che si reprimono e si nascondono dietro i belli sentimenti... perché in fondo hanno paura dal sesso. Questo è un film che non c'entra il bersaglio e crede di averlo trovato nel sesso, trovando che chi ci dà dentro di più degli altri a prescindere... è "dipendente", vuoto, ecc..
Quando non si riesce a sfuggire al moralismo e ai pregiudizi i problemi magari si vedono, ma si fraintendono e s'incorre in riduzionismi prettamente ideologici.
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[+] chissà perchè...
(di saltuaria)
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james oogway
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domenica 1 luglio 2012
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schiavitù dell'uomo contemporaneo
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Il secondo film della coppia McQueen-Fassbender supera con coraggio ciò che di buono era già stato mostrato con Hunger. Persiste sempre la volontà di costringere lo spettatore ad osservare, e non solo guardare, tutta l’immagine a disposizione; tuttavia la forse eccessiva lentezza e mancanza di trattazione del primo lavoro vengono superate da pochi e taglienti dialoghi che mai permettono allo spettatore di assumere un atteggiamento di sufficienza. Come sempre con McQueen, la visione non è semplice e si richiede allo spettatore (ed alla spettatrice forse di più) un atto di elaborazione alla Strehler cui non siamo più abituati e che, grazie ad una sempre obiettività ragionata del regista irlandese, riesce a non scadere nel banale/volgare nonostante il tema trattato.
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Il secondo film della coppia McQueen-Fassbender supera con coraggio ciò che di buono era già stato mostrato con Hunger. Persiste sempre la volontà di costringere lo spettatore ad osservare, e non solo guardare, tutta l’immagine a disposizione; tuttavia la forse eccessiva lentezza e mancanza di trattazione del primo lavoro vengono superate da pochi e taglienti dialoghi che mai permettono allo spettatore di assumere un atteggiamento di sufficienza. Come sempre con McQueen, la visione non è semplice e si richiede allo spettatore (ed alla spettatrice forse di più) un atto di elaborazione alla Strehler cui non siamo più abituati e che, grazie ad una sempre obiettività ragionata del regista irlandese, riesce a non scadere nel banale/volgare nonostante il tema trattato. L’eros tormenta Fassbender che, grazie all’interpretazione estremamente verosimile ci costringe a immaginare se egli stesso in realtà fosse il soggetto primordiale della sceneggiatura, vive il proprio essere erotomane non più come metafora del reale ma come la realtà stessa. Siamo infatti di fronte al realismo più attuale, prosecuzione in chiave anglofona di un neorealismo che con il passare del tempo si era perso nelle distinzioni di classe la dimensione umana della trattazione cinematografica. La pellicola infatti ci mostra, forse per la prima volta, la vulnerabilità dell’uomo moderno nei confronti di una mercificazione del corpo e che, svuotato di ogni valore, non riesce a trovare un significato alla sua assenza. Intrecciato su due filoni principali, sesso e fraternità, la sceneggiatura si dipana in maniera parallela e priva di quei trucchi da blockbuster statunitense ai quali troppo siamo abituati grazie anche ad una Carey Mulligan che aggiunge quel tocco di femminile violenza tale da rendere il tutto equilibrato nel suo squilibrio. In una New York cupa e desolata, dove il contatto umano metropolitano è solo violento e cinico, dove la cupezza del cielo riflette la mancanza di prospettive dei personaggi, è difficile ravvisare il tentativo, additato da alcuni critici, di individuare… Una menzione particolare ricevono infine gli unici momenti musicali che proprio per il fatto di essere tanto rari sottolineano la gravità della situazione colpendo lo spettatore come un pugno ma dandogli l’impressione di una dolce carezza, fine ultimo della pellicola.
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salvatore marfella
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mercoledì 27 giugno 2012
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un veicolo per fassbender, non per mcqueen
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"SHAME" opus n. 2 del video-artista Steve McQueen. Veicolo per l'ottimo Fassbender, meritatamente premiato a Venezia, il film mette in scena due personaggi speculari: Brandon, completamente anaffettivo ed incapace di un rapporto sessuale che non sia possesso e violenza, e la sorella Sissy, fragile e ipersensibile. Il film però gira un po' in tondo affrontando il disturbo ossessivo-compulsivo del protagonista in maniera monocorde e ripetitiva che appesantisce non poco l'ultima parte che appare scontata e prevedibile.
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"SHAME" opus n. 2 del video-artista Steve McQueen. Veicolo per l'ottimo Fassbender, meritatamente premiato a Venezia, il film mette in scena due personaggi speculari: Brandon, completamente anaffettivo ed incapace di un rapporto sessuale che non sia possesso e violenza, e la sorella Sissy, fragile e ipersensibile. Il film però gira un po' in tondo affrontando il disturbo ossessivo-compulsivo del protagonista in maniera monocorde e ripetitiva che appesantisce non poco l'ultima parte che appare scontata e prevedibile. due o tre belle sequenze e un protagonista che dà linfa vitale al film non bastano a riscattare i troppi vuoti di un racconto tutto sommato debole e autocompiaciuto.
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elisirr
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mercoledì 20 giugno 2012
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il crepuscolo degli dei
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Due soggetti, un fratello e una sorella, entrambi malati.
Malati di sesso. Fragili, estremamente fragili.
Così umani nelle loro compulsioni nonchè convinzioni.
La ricerca di redenzione nel fratello - soggetto "forte" - lo porterà dentro una spirale masochista di "castrazione": la temporanea impotenza fisica (...il non riuscire a copulare con chi si sta cercando di amare), sentimentale (...la storia più lunga 4 mesi) e mentale (...occasioni sessuali borderline).
La ricerca di redenzione nella sorella - soggetto debole - non le lascerà, invece, alcuna via di scampo.
L'essere vittime del "tutto e subito", in questo mondo e di questi tempi, farà sorgere o accrescere nuove patologie, magari già latenti.
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Due soggetti, un fratello e una sorella, entrambi malati.
Malati di sesso. Fragili, estremamente fragili.
Così umani nelle loro compulsioni nonchè convinzioni.
La ricerca di redenzione nel fratello - soggetto "forte" - lo porterà dentro una spirale masochista di "castrazione": la temporanea impotenza fisica (...il non riuscire a copulare con chi si sta cercando di amare), sentimentale (...la storia più lunga 4 mesi) e mentale (...occasioni sessuali borderline).
La ricerca di redenzione nella sorella - soggetto debole - non le lascerà, invece, alcuna via di scampo.
L'essere vittime del "tutto e subito", in questo mondo e di questi tempi, farà sorgere o accrescere nuove patologie, magari già latenti.
Non esiste via di fuga possiamo solo prenderne atto cercando di conviverci (sequenza finale del film: la mano che aspetta l'altra mano).
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ashtray_bliss
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martedì 19 giugno 2012
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la schiavitu' della materialita'
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Piu incisivo per le tematiche che per le interpretazioni o la trama come e' stata sviluppata, Shame resta un parabola estremamente realistica sul vuoto personale che le persone di oggi provano. Un vuoto che alcune persone come Brandon cercano di opprimere tramite il sesso senza impegno sentimentale, un sesso materialistico basato sui soldi (con le prostitute o i siti online). Si e' incapaci e involonterosi di cimentarsi in relazioni piu profonde e cosi si trova sfogo nel sesso e dopo quello resta la solitudine, amara e sempre piu assordante nel silenzio che porta con se. Altre persone invece, come Sissy trovano conforto al dolore e alla solitudine con la bottiglia e l'autolesionismo.
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Piu incisivo per le tematiche che per le interpretazioni o la trama come e' stata sviluppata, Shame resta un parabola estremamente realistica sul vuoto personale che le persone di oggi provano. Un vuoto che alcune persone come Brandon cercano di opprimere tramite il sesso senza impegno sentimentale, un sesso materialistico basato sui soldi (con le prostitute o i siti online). Si e' incapaci e involonterosi di cimentarsi in relazioni piu profonde e cosi si trova sfogo nel sesso e dopo quello resta la solitudine, amara e sempre piu assordante nel silenzio che porta con se. Altre persone invece, come Sissy trovano conforto al dolore e alla solitudine con la bottiglia e l'autolesionismo. Personalita diverse e ugualmente fragili. Personalita smarrite e vuote che vorrebbero essere aiutate ma al contempo amano la loro situazione di infelicita'. Trovano piccoli momenti di piacere sessuale che rappresenta l'unico motivo della loro esistenza prima di sprofondare nella Vergogna, quella di essere incapaci di amare veramente e anche quella di uscire dalla propria strada di autodistruzione. Film che fa riflettere. In alcun modo volgare ma anzi poetico nel rappresentare quanta solitudine puo esserci in una persona e come questa si cerca di reprimerla tramitte il sesso che diventa una delle tante dipendenze, insieme alla droga, un biglietto verso l'inferno della infelicita e insoddisfazione. Un film sulla alienazione dei rapporti umani rappresentati attraverso un uomo Brandon, tanto incapace di creare relazioni sentimentali con le donne quanto incapace di ricambiare l'affetto della sorella minore, Sissi, allontanandola con ogni pretesto dal suo piccolo universo di spirali viziose.
Consigliatissimo.
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martino76
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lunedì 18 giugno 2012
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inquietante
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Non e' un film per tutti....x me straordinario e sconvolgente.
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