Shame, film (2011) di Steve McQueen con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie
Questo film drammatico dal ritmo lento, ambientato a New York, espone con efficacia la tragedia dello squallore umano elevato alla massima potenza, riempiendo lo spettatore dello stesso sgomento provocato da storie di cronaca contemporanea anche vicinissime a noi.
Attraverso la vita del protagonista, il single Brandon Sullivan, un algido uomo qualunque con lavoro regolare, dallo sguardo impenetrabile e vagamente inquietante, si esplora il percorso esasperante di una creatura alla ricerca di piacere solo fisico, che sembra non conoscere vie alternative, che, anzi quando casualmente le incrocia, ne è disorientato. Ciò avviene solo con due persone, negli innumerevoli e squallidi rapporti sessuali casuali o ricercati che vive: uno con una sua collega che, nel corso di un approccio fisico, lo tratta come succede in un vero rapporto d’amore e le carezze di lei prima lo stupiscono, facendolo frenare, e poi lo bloccano completamente come durante una comunicazione in cui il codice da usare è sconosciuto; l’altro è quello con la problematica sorella, molto desiderosa di dare e ricevere affetto e che, forse proprio per questo Brendon vorrebbe respingere, profondamente turbato. I sentimenti sono accuratamente scansati da lui, come se scottassero. La sua esistenza è colmata di pornografia sia per mezzo di riviste patinate, locali del sesso, che di chat porno on line, insomma niente che somigli anche vagamente ad un rapporto appagante che superi l’attimo fuggente anche affrontando l’altra faccia dei rapporti umani, quella che ad ognuno chiede un tributo di responsabilità.
Steve McQueen offre un caleidoscopio dalle tinte cupe dove si muovono piccole figure Infelici alla ricerca dell’effimero super temporaneo incapace di lasciare tracce d’emozione o squarci di gioia duratura e appagante.
Dopo una tragedia sfiorata che coinvolge fratello e sorella, il protagonista, inquadrato al centro di una carreggiata, si scioglie in un pianto dirotto…. finalmente il segno che forse, molto in fondo al suo cuore, qualcosa di umano è rimasto insieme ad una punta di shame, vergogna, e, ben alimentato, potrebbe crescere e far sperare in una vita più significativa e felice, degna di un uomo maturo insomma.
Rita Branca
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