Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
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Sesso e disperazione a tinte fredde
di Stefano ParianiFeedback: 3453 | altri commenti e recensioni di Stefano Pariani |
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domenica 15 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Brandon (Michael Fassbender) è un fascinoso trentenne in carriera che vive a New York e trascorre ogni sua giornata alla costante ricerca di sesso e appagamento fisico con prostitute, siti on line pornografici, riviste hard e masturbazioni sia fra le mura di casa che nella toilette dell'ufficio. Qualsiasi momento è quello giusto, perchè Brandon non pensa ad altro: il suo sguardo è come perso e sul suo volto non splende il sorriso, ma c'è una maschera di freddezza che cela un'inquietudine interiore che forse neanche lui sa spiegare. Persino il tentativo di una storia amorosa con una collega di lavoro naufraga nel momento in cui al sesso s'uniscono l'intimità e la complicità. Per di più ha una sorella (Carey Mulligan) che gli piomba in casa, portando con sè la sua dose di problemi, visto che, a differenza del fratello, è alla disperata ricerca d'amore, ma sfortunatamente non riesce ad avere relazioni stabili. La sua presenza e la sua ricerca d'affetto stridono con la personalità di Brandon che non nasconde la sua insofferenza nell'averla a casa. Con tutto questo peso comincia per Brandon una sorta di calvario che lo porta negli abissi di una notte newyorkese persa tra provocazioni e cazzotti in un bar di quartiere, labirinti dark di un locale gay e sesso con due prostitute di bassa lega, fino ad una sorta di catarsi finale, simbolicamente rappresentata da un pianto sotto la pioggia. Fassbender, coppa Volpi all'ultima mostra di Venezia, è bravo a rendere la freddezza esteriore del personaggio e tutto il fardello di disperazione che porta dentro, perchè Brandon non prova gioia nella conquista delle donne e nel possederle, ma vive la sua dipendenza come una prigione, un vortice nel quale è perso e che gli fa perdere il contatto con tutti gli altri aspetti della vita e delle cose più vere. I colori freddi e grigi della pellicola, le linee algide ed essenziali delle architetture e dell'appartamento di Brandon sono funzionali alla storia, così come ogni inquadratura di nudità o scena di sesso non è gratuita e fine a stessa. Nessuno scandalo, quindi, e nessuna oscenità. Si resta solo con la voglia di sapere un po' di più Brandon, di scavare un po' di più nella sua anima, di trovare un perchè e forse di vedere sullo schermo un guizzo di regia in più. Vien da chiedersi cosa ne avrebbe fatto Aronofsky. Probabilmente sono questi i limiti di un film che mostra senza andare troppo a fondo, osa senza turbare veramente ed ha un finale costruito a tavolino. Da antologia la sequenza iniziale in metropolitana con il dialogo di sguardi tra Fassbender, fermo e magnetico, e una giovane donna, dapprima sfuggente e compiaciuta e poi catturata come una preda.
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