achab50
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lunedì 3 maggio 2021
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morboso ed a tratti imbarazzante
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Un giovane uomo di successo, con un mestiere appagante che però non si capisce quale sia, perchè nei film se uno non è un meccanico passa automaticamente ad interminabili riunioni attorno ad un tavolo ovale, è quel che si definisce un sex addicted all'ultimo stadio, che passa da conquiste di una sera ad escort d'alto bordo, da frequentazioni omoerotiche ad un onanismo sfrenato. Dev'essere un vizio di famiglia visto che la sorella più giovane non è da meno. E qui siamo chiaramente nella patologia.
Bene, in un racconto ordinario dopo aver elencato con tratti più o meno colorati questa dipendenza, non diversa da quella verso gli stupefacenti o l'alcool, dovrebbe iniziare lo sviluppo della vicenda, che invece continua con una triste e fin noiosa sequela di avventure con piccolissimi sprazzi i consapevolezza che durano un battito di ciglia al punto che il finale ci riporta alla situazioneiniziale.
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Un giovane uomo di successo, con un mestiere appagante che però non si capisce quale sia, perchè nei film se uno non è un meccanico passa automaticamente ad interminabili riunioni attorno ad un tavolo ovale, è quel che si definisce un sex addicted all'ultimo stadio, che passa da conquiste di una sera ad escort d'alto bordo, da frequentazioni omoerotiche ad un onanismo sfrenato. Dev'essere un vizio di famiglia visto che la sorella più giovane non è da meno. E qui siamo chiaramente nella patologia.
Bene, in un racconto ordinario dopo aver elencato con tratti più o meno colorati questa dipendenza, non diversa da quella verso gli stupefacenti o l'alcool, dovrebbe iniziare lo sviluppo della vicenda, che invece continua con una triste e fin noiosa sequela di avventure con piccolissimi sprazzi i consapevolezza che durano un battito di ciglia al punto che il finale ci riporta alla situazioneiniziale.
Sono stato attratto dalle recensioni sostanzialmente molto positive ed ho fatto male, qualcuno dovrà rimborsarmi i novanta minuti di vita che ho dedicato a questa inutile opera.
In tutta questa miseria umana spicca a contrasto la musica di JS Bach, per altro in una interpretazione molto discutibile, tirando di mezzo il più grande dei musicisti che si sarebbe alterato grandemente per questo uso improprio.
Una storia che non conduce da nessuna parte, anzi che non ha uno sviluppo in nessun senso. Forse può interessare qualche voyeur che non ammette di esserlo.
Bravi gli attori, interessante la fotografia, accurata la regia ma manca tutto il resto. Mutatis mutandis fate conto di vedere un acquario di pesci tropicali per 90 minuti. Lo sviluppo cercatelo altrove.
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dalidax78
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martedì 30 giugno 2020
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un gran film fatto di carne e lacrime...
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Fassbender si agita all'interno di un mondo fatto di frustrazioni d impulsi che si rincorrono continuamente...un film crudo ma reale...il protagonista dietro l'apparenza da uomo sicuro e ricco di fascino vive il sesso e la passione in maniera frenetica e smisurata. La scelta registica di McQueen di introdurre il personaggio della sorella (Mulligan...ottima..), che fa precipitare ulteriormente la situazione è geniale e scopre il rapporto morboso tra i fratelli. Qualche punto debole nella descrizione dell' ambiente cattivo che ci circonda. Fassbender regge magistralmente il ruolo ed è abile a trasmettere il vuoto del personaggio. Geniale la scena del pub con descrizione dettagliata di cosa farebbe alla ragazza al bancone.
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Fassbender si agita all'interno di un mondo fatto di frustrazioni d impulsi che si rincorrono continuamente...un film crudo ma reale...il protagonista dietro l'apparenza da uomo sicuro e ricco di fascino vive il sesso e la passione in maniera frenetica e smisurata. La scelta registica di McQueen di introdurre il personaggio della sorella (Mulligan...ottima..), che fa precipitare ulteriormente la situazione è geniale e scopre il rapporto morboso tra i fratelli. Qualche punto debole nella descrizione dell' ambiente cattivo che ci circonda. Fassbender regge magistralmente il ruolo ed è abile a trasmettere il vuoto del personaggio. Geniale la scena del pub con descrizione dettagliata di cosa farebbe alla ragazza al bancone...sorretta da un ottimo montaggio alternato. Da vedere....
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onufrio
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giovedì 4 giugno 2020
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dipendenza
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Il sesso visto da un punto di vista differente, lo sguardo di un uomo malato di sesso, consapevole dei propri disturbi ma al tempo stesso quasi rassegnato, sommerso dal proprio mostro interiore. Conduce una vita volutamente solitaria, non dimostra empatia nè affetto verso gli altri; la convivenza con la sorella spingerà l'uomo ad un'analisi ancora più feroce che crescerà in un tormento interiore che sfocia con brutalità. La consapevolezza nella redenzione sembra essere il primo passo verso una possibile guarigione. Fassbender domina lo schermo con un'interpretazione magistrale.
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no_data
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giovedì 5 marzo 2020
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fuga dal dolore interiore
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Senso di colpa, desiderio. Severo, malato, abnorme. Ampia visione su una metropoli algida. Spaccato borghese. Fisicità. Corpi proposti sullo schermo deflagrano. Il britannico Steve Rodney Mcqueen è regista esemplare, che dopo Hunger propone, sempre incarnato da Michael Fassbender (vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia), un altro personaggio memorabile. Il senso di vergogna del titolo (Shame, 2011) rappresenta una sessualità malata mai doma, mai appagata. Un trauma. Una fuga dal dolore interiore, come vuoto concentrico. Lo specchio del protagonista è rappresentato dalla sorella (interpretata da Carey Mulligan), il suo canto, una "New York, New York" di Lisa Minelli, sommesso e dolce.
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Senso di colpa, desiderio. Severo, malato, abnorme. Ampia visione su una metropoli algida. Spaccato borghese. Fisicità. Corpi proposti sullo schermo deflagrano. Il britannico Steve Rodney Mcqueen è regista esemplare, che dopo Hunger propone, sempre incarnato da Michael Fassbender (vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia), un altro personaggio memorabile. Il senso di vergogna del titolo (Shame, 2011) rappresenta una sessualità malata mai doma, mai appagata. Un trauma. Una fuga dal dolore interiore, come vuoto concentrico. Lo specchio del protagonista è rappresentato dalla sorella (interpretata da Carey Mulligan), il suo canto, una "New York, New York" di Lisa Minelli, sommesso e dolce. Guardatelo senza indugio...
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christian liguori
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mercoledì 29 gennaio 2020
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il sesso e la psicologia secondo mcqueen e fassbender
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“Shame” è un film prodotto in Gran Bretagna nel 2011, diretto da Steve McQueen e con Michael Fassbender. La pellicola è stata presentata alla sessantottesima mostra del Cinema di Venezia.
Il regista Steve McQueen e l’attore Michael Fassbender hanno avuto il merito di affrontare nel 2011 nel film “Shame” (“Vergogna”) un argomento tanto delicato quanto complicato come la dipendenza dal sesso che, come ogni ossessione psicologica, va trattata con quella giusta dose di verità unitamente ad un tocco pregno di sensibilità.
Convenientemente ad una simile questione, il regista ci mostra dapprima la “natura fisica” del protagonista vittima del problema, attraverso la nudità integrale di un Fassbender in splendida forma fisica ed attorica, per poi allontanarsi dalla superficie, come si suol dire, per approdare nel profondo, nel suo mondo interiore, che fa fatica, peraltro, ad emergere, se non significativamente quando entra a contatto con un altro personaggio debole e fragile, ma più forte di lui, ovvero una donna, che inizialmente crediamo possa trattarsi di una prostituta o di una delle tante donne con cui ha rapporti sessuali, mentre invece è spiazzante la ritardante scelta rivelatrice del legame di parentela che non è il solo ad unirli.
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“Shame” è un film prodotto in Gran Bretagna nel 2011, diretto da Steve McQueen e con Michael Fassbender. La pellicola è stata presentata alla sessantottesima mostra del Cinema di Venezia.
Il regista Steve McQueen e l’attore Michael Fassbender hanno avuto il merito di affrontare nel 2011 nel film “Shame” (“Vergogna”) un argomento tanto delicato quanto complicato come la dipendenza dal sesso che, come ogni ossessione psicologica, va trattata con quella giusta dose di verità unitamente ad un tocco pregno di sensibilità.
Convenientemente ad una simile questione, il regista ci mostra dapprima la “natura fisica” del protagonista vittima del problema, attraverso la nudità integrale di un Fassbender in splendida forma fisica ed attorica, per poi allontanarsi dalla superficie, come si suol dire, per approdare nel profondo, nel suo mondo interiore, che fa fatica, peraltro, ad emergere, se non significativamente quando entra a contatto con un altro personaggio debole e fragile, ma più forte di lui, ovvero una donna, che inizialmente crediamo possa trattarsi di una prostituta o di una delle tante donne con cui ha rapporti sessuali, mentre invece è spiazzante la ritardante scelta rivelatrice del legame di parentela che non è il solo ad unirli. Appunto, i due sono entrambi vittima di se stessi, dei loro problemi, cosicché ad omologarli nella società è in un certo senso anche una personale vergogna. La vergogna della propria identità che, mentre nella sorella, interpretata magistralmente da una Carey Mulligan capace di farci innamorare del suo personaggio, destando grande tenerezza, si manifesta attraverso il tentativo di annullarla, anche fisicamente (ricerca del suicidio), riguardo il protagonista, invece, risiede nell’annullamento già avvenuto, perché dall’inizio alla fine il suo personaggio è asettico, freddo, anche quando fa sesso, come assuefatto da una vita vissuta con quella stessa finzione meccanica scandita dal ripetuto suono prodotto dal suo orgasmo che sembra scandire come un orologio, di tanto in tanto nel corso della pellicola, un tempo imprecisato, “freddo”, senza componente emozionale (appunto, il suo).
E a quanto pare al regista piace giocare sul tempo, considerando la sospensione della maggior parte delle scene, senza correre il rischio di rallentare la vicenda nel montaggio. Avrebbe forse potuto, però, mettere maggiormente in luce il rapporto tormentato dei due fratelli simili ma diversi, divisi e uniti, ma riduce a poche battute e sequenze quest’amabile immagine di apparente contrasto familiare. E infatti, sono questi i momenti più belli del film, insieme al necessario ma inaspettato crollo emotivo che pervade il protagonista verso la fine, al seguito di una parabola degenerativa che lo conduce ormai al sesso sfrenato e orgiastico con donne e uomini. Giungiamo poi ad una conclusione ciclica su quel treno visto, appunto, anche nei primi minuti del film, dopo l’immagine di Fassbender nudo, assorto, coperto quasi per metà da un lenzuolo azzurro, come pronto ad iniziare a narrare la sua storia, senza pronunciar parola, con quello stesso sguardo assente che lo pervade fino al crollo emotivo (a parte rari momenti di commozione e risate). Si presenta così ed inizia il suo viaggio emotivo, senza bisogno di uno psicologo, ed in questo sa muoversi con abilità il regista, che ce lo mostra tutto questo scavo interiore, ci dimostra che l’unico trauma fonte della vergogna esistenziale può forse ricondursi solo alla solitudine e ad una vita di routine a lavoro. E al termine dell’affondo, eccolo di nuovo sul treno il protagonista, che sembra essere guarito nel finale, sembra provare vera attrazione fisico-sentimentale per una bella ragazza che viaggia sul suo stesso vagone, ma a McQuenn piace lasciare aperta con mistero di svolgimento una porta, che si presuma possa portare a cambiamenti, perché in fondo, realisticamente parlando, l’esistenza si muove poco alla volta verso altre direzioni, contrariamente a dire il vero a quanto faccia il regista stesso quando d’un tratto improvvisamente, forse complice il corpo apollineo di Fassbender, non riesce bene a districarsi tra genere drammatico e genere erotico, ma poi ci sorprende, per l’appunto, verso la fine.
Valutazione: Ottimo
Christian Liguori
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alberto pezzi
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domenica 14 luglio 2019
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feroce
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SONO RIMASTO TURBATO. SUL SERIO. FILM DI UNA FEROCIA IMPRESSIONANTE. UN GRANDISSIMO MICHAEL FASSBENDER INTERPRETA BRANDON, UN UOMO DI SUCCESSO. UN UOMO CHE HA TUTTO. LAVORO, SOLDI, UN COSTOSO APPARTAMENTO ED ANCHE MOLTO FASCINO. MA LA SUA VITA E’ TUTT’ ALTRO CHE SERENA. BRANDON E’ UN UOMO MALATO. MALATO DEL SESSO PIU’ ESTREMO ESISTENTE A QUESTO MONDO, DEL SESSO PIU’ PERVERSO. NIENTE COME QUESTO FILM, RIASSUME E DESCRIVE CON LIMPIDEZZA UNA DELLE DIPENDENZE PIU’ DEVASTANTI CHE UN ESSERE UMANO POSSA NASCONDERE. BRANDON NON SI FERMA DAVANTI A NULLA, RAPPORTI SPINTI AL LIMITE, RAPPORTI ANCHE OMOSESSUALI. LA SUA DIPENDENZA GLI CONDIZIONA LA VITA IN MODO TOTALE, A LIVELLO LAVORATIVO, A LIVELLO SOCIALE ED A LIVELLO UMANO.
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SONO RIMASTO TURBATO. SUL SERIO. FILM DI UNA FEROCIA IMPRESSIONANTE. UN GRANDISSIMO MICHAEL FASSBENDER INTERPRETA BRANDON, UN UOMO DI SUCCESSO. UN UOMO CHE HA TUTTO. LAVORO, SOLDI, UN COSTOSO APPARTAMENTO ED ANCHE MOLTO FASCINO. MA LA SUA VITA E’ TUTT’ ALTRO CHE SERENA. BRANDON E’ UN UOMO MALATO. MALATO DEL SESSO PIU’ ESTREMO ESISTENTE A QUESTO MONDO, DEL SESSO PIU’ PERVERSO. NIENTE COME QUESTO FILM, RIASSUME E DESCRIVE CON LIMPIDEZZA UNA DELLE DIPENDENZE PIU’ DEVASTANTI CHE UN ESSERE UMANO POSSA NASCONDERE. BRANDON NON SI FERMA DAVANTI A NULLA, RAPPORTI SPINTI AL LIMITE, RAPPORTI ANCHE OMOSESSUALI. LA SUA DIPENDENZA GLI CONDIZIONA LA VITA IN MODO TOTALE, A LIVELLO LAVORATIVO, A LIVELLO SOCIALE ED A LIVELLO UMANO. TRATTA CON ASSOLUTA SUPERFICIALITA’ ANCHE LA PIU’ FRAGILE SORELLA SISSY, BISOGNOSA DI AIUTO E DI AFFETTO, CHE ALLA FINE DEL FILM, PROVERA’ , DOPO SVARIATI TENTATIVI NON ANDATI A BUON FINE, IL SUICIDIO. BRANDON E’ SCHIAVO DELLA SUA DIPENDENZA A TAL PUNTO DA TRASCORRERE INTERE NOTTI A CONSUMARE RAPPORTI OCCASIONALI CON CHIUNQUE GLI CAPITI APPRESSO. UNA DIPENDENZA DISUMANA CHE COLPISCE UNO DEI PIU’ PRIMORDIALI ISTINTI DELL’ UOMO, NON LASCIANDO TREGUA AL SOGGETTO. BRANDON CADE IN UNA SPIRALE DI DISPERAZIONE E DESOLAZIONE CHE NON HA FONDO, PORTANDOLO QUASI ALLA PAZZIA, PORTANDOLO ANCHE SULLA STRADA DELLA COCAINA. QUEL MANCATO SUICIDIO DELLA SORELLA E QUELL’ AMORE VERO E BEN CAMUFFATO CHE BRANDON PROVA PER LEI, TENTANO DI PORTARE L’ UOMO AD UNA RIBELLIONE INTERNA, TENTANO DI AIUTARLO, TENTANO DI DARGLI LA SCOSSA NECESSARIA TANTO RICHIESTA DALLA SUA VITA. LA PELLICOLA SI ESAURISCE CON UN BRANDON DISTRUTTO ED AFFATICATO, MA L’ INCONTRO CON UN'ALTRA DONNA CASUALE RISCHIA DI TRARLO DI NUOVO IN TENTAZIONE. FILM BEN FATTO, DIRETTO DA UN GRANDE STEVE MCQUEEN ED INTERPRETATO MAGISTRALMENTE DA FASSBENDER. UNICO NEO: SECONDO ME, IL FILM POTEVA ESPRIMERSI ED AFFERMARSI ANCHE SENZA ANDARE COSI’ VICINO AL PORNOGRAFICO. PER QUESTO NON POSSO ANDARE OLTRE LE TRE STELLINE. TROPPO ALTO IL RISCHIO CHE MOLTE PERSONE VENGANO FORTEMENTE TRAUMATIZZATE DA SCENE PORTATE AL LIMITE VERO.
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gabriella zlatarow
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sabato 30 marzo 2019
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il film shame
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Ho visto ultimamente questo film e al di là dei premi ricevuti e agli osannamenti rivolto al regista ho trovato il film noioso o dialoghi ridotto all'osso e una trama appena accennata. Lo spettatore dopo aver visto il film non deve essere costretto a fare ricerche per capirci qualcosa e non è di nessun aiuto che gli pseudo intellettuali magnifichino ed esaltino passo per passo le battute del film. Non è assolutamente un capolavoro ed anche se esistono nella realtà queste patologie non capisco perché debbo pagare per assistere al tormento di un interprete peraltro bravo come fassbinder
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al. angel....
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venerdì 23 novembre 2018
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it’s a shame
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Noi “non siamo brutte persone...perché veniamo da un brutto posto”.
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al. angel....
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venerdì 23 novembre 2018
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e' un peccato
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Ho appena finito di vedere questo film e ho subito cercato le recensioni a riguardo con l'intenzione comunque di iscrivermi e lasciarne una propria .
Preferisco rimanere nell'anonimato per ovvie ragioni che sicuramente comprenderete.
Il film è un vero capolavoro. Il regista ha voluo rappresentare in questa e sua sorella una condizione patologica sempre più diffusa oggi.
Mi fu diagnosticata una patologia che forse pochi conoscono ma con cui molti convivono denominata DBP ed oggi sono in terapia con la volontà di cambiare la mia condizione e quella della mia famiglia e di mia moglie che in modo straordinario mi è rimasta accanto aiutandomi in questo percorso.
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Ho appena finito di vedere questo film e ho subito cercato le recensioni a riguardo con l'intenzione comunque di iscrivermi e lasciarne una propria .
Preferisco rimanere nell'anonimato per ovvie ragioni che sicuramente comprenderete.
Il film è un vero capolavoro. Il regista ha voluo rappresentare in questa e sua sorella una condizione patologica sempre più diffusa oggi.
Mi fu diagnosticata una patologia che forse pochi conoscono ma con cui molti convivono denominata DBP ed oggi sono in terapia con la volontà di cambiare la mia condizione e quella della mia famiglia e di mia moglie che in modo straordinario mi è rimasta accanto aiutandomi in questo percorso.
Finito di vedere il film non ho potuto fare altro che riflettere sulla tragicità di questa sofferenza che viviamo dentro la nostra prigione.
Conosco molto bene le cause che possono portare un individuo a tali condizioni ma questo oggi, dopo aver preso coscienza dela mia patologia e di tutto ciò che comporta per me e per gli altri.
Ho riconosciuto il ripetersi all'infinito dell'oblio della morte a cui non ci si può sottrarre schiavi della nostra incapacità cognitiva, e soprattutto della nostra incapacità di riconoscere le nostre emozioni.
Quando il dolore è stato atroce ed intollerabile nel passato si smette di riconoscere le emozioni, proprie e degli altri.
Si ripete all'infinito il dramma come se a volerlo controllare, come se "questa possa essere la volta buona(per morire)".
A volte invece si rivive all'infinito il dramma per poterci dire che non ci ha ucciso.
Ho riconosciuto in Brandon la sofferenza, le pulsioni, il bisogno di morire, l'anaffettività ( spesso la mancanza di affetto in tenera età è la causa principale che determina l'anaffettività nei bambini che invece di ottenere il giusto "attaccamento" si trovano da soli a combattere con una forzata autonomia emotiva rimanendo nella confusione .
Riconosco in Brandon il sentimento della vergogna che viene eluso in men che non si dica prendendo al volo un assist offerto dal datore di lavoro nel momento in cui parla di "password forzata del pc" ed il sentimento di vergogna quando viene sorpreso dalla sorella sotto la doccia a masturbarsi che si trasforma in rabbia.
Riconosco il sentimento di RABBIA, sentimento che è ricorrente nei soggetti borderline, sentimento irrazionale che prende il posto della delusione, della tristezza.
Il sesso compulsivo altro non è che il tentativo di sconfiggere quella depressione, quel senso di vuoto che caratterizza la personalità borderline che a differenza del depresso, reagisce cercando sensazioni forti per poter compensare .
Ricnosco anche il bisogno di amore, di affetto della sorella anch'essa afflita dal medesimo male che come la scienza a dimostrato si trasmette da genitori a figli in una catena che si ripete di generazione in generazione se non viene spezzata. Una donna con il bisogno di instaurare rapporti di dipendenza affettiva, una donna che come il 70/80% dei casi diagnosticati borderline tenta il suicidio almeno una volta ed il 10% infine vi riesce.
Angosciante è il momento in cui Brandon corre verso casa per salvare la sorella e per salvarsi . Quante volte mi è capitato di correre dilaniato dal pensiero che fosse oramai troppo tardi per salvarsi e quante volte ho deciso di cambiare vita ma, senza gli strumenti, sono sempre finito con il rincontrare quella donna nella metro, all'infinito.
"Shame" in Inglese significa "è un peccato". E' un peccato che si continui a cercare la morte all'infinito in modo inconsapevole, c'è qualcosa che si può fare per cambiare tutto questo, ma da soli non ci riusciremo mai ed è un peccato
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miyana_ta
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venerdì 28 settembre 2018
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patetico
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Patetico, scontato, noioso, privo di trama e di contenuti
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