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Giulia Elettra Gorietti, finalmente protagonista

Per lei un ruolo drammatico in Almeno tu nell'universo di Biglione.
di Letizia Rogolino

Una foto di scena del film Almeno tu nell'universo di Andrea Gorietti.
Giulia Elettra Gorietti (35 anni) 29 settembre 1988, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Giulia nel film di Andrea Biglione Almeno tu nell'universo.

lunedì 8 agosto 2011 - Incontri

Il 12 Agosto arriva al cinema un nuovo film di Andrea Biglione, intitolato Almeno tu nell’universo, con una sceneggiatura firmata dal padre Luca Biglione. Protagonista insieme a Marco Meconi, è Giulia Elettra Gorietti, una giovane attrice che sta collezionando diversi successi in ambito cinematografico e televisivo.
Marco è un ragazzo di venti anni solitario e arrabbiato con il mondo, soprattutto a causa del suo cattivo rapporto con il padre. Ha come amico Andrea, un tipo simpatico e farfallone che prende la vita con leggerezza e impulsività. Giulia Elettra Gorietti veste i panni della ragazza di cui Marco si innamora e grazie alla quale riesce a mettere apposto la sua vita e sentirsi più felice. Però, questa storia d’amore viene bruscamente segnata da una grave malattia della ragazza, che mette Marco in una difficile situazione che richiede forza d’animo e presenza.
Paolo Virzì l’aveva scelta per il suo film Caterina va in città, ma molti invece la ricordano nei film successo tra i teenagers, come Tre metri sopra il cielo e Ho voglia di te. Dopo aver recitato nella recente commedia Ultimi della classe, per questo film di Andrea Biglione, la Gorietti interpreterà per la prima volta un ruolo drammatico da protagonista. Infatti già nella fiction Rai Bakhita si era misurata in un ruolo dalle linee drammatiche, ma come personaggio secondario.
Attualmente la giovane attrice è impegnata nelle riprese della fiction Amore e Vendetta che la vedrà a fianco di Lorenzo Flaherty, Anna Valle e Alessandro Preziosi.

Ad agosto sarai protagonista del film Almeno tu nell’universo di Andrea Biglione e si tratta del tuo primo ruolo drammatico se non sbaglio. Come è stata questa esperienza?
Il mio primo personaggio drammatico fu Bakhita di Giacono Campiotti, ma io ero una co-protagonista, era la storia di una capo servitù dell’800, madre e moglie.
Il ruolo di Giulia invece è il primo ruolo da protagonista ai giorni d’oggi e lo considero il primo vero e proprio carattere drammatico. Non tanto per il tema ovvero la malattia, quanto perché si tratta di una drammaticità indiretta, se vogliamo più difficile da far emergere. Giulia la considero un’eroina romantica, un personaggio d’altri tempi, la sua caratteristica è la gioia di vivere e quel sorriso che non la lascia mai. È una ragazza concreta che lavora, orfana di padre e vive con la madre che è accompagnata da un altro uomo che diventerà una figura importante per lei. Nel corso della malattia Giulia vivrà ogni attimo pienamente, senza lasciarsi andare ad una disperazione egoistica tipica di chi è vittima di un qualcosa del genere. Non mostrerà mai direttamente il suo dolore, perché la sua più grande preoccupazione è la sofferenza che provano gli altri, ovvero la mamma, il suo grande amore e Fausto (compagno della mamma) ed è proprio in quest’aspetto che si coglie la drammaticità di colei che soffrirà quasi in silenzio. La cosa più difficile è stata mantenere sempre questa gioia di vita costante facendo trasparire la malinconia per la vita che avrebbe forse perso. Giulia non dichiara mai il dolore, ma questo traspare in qualche momento in cui non è osservata dagli altri o da qualche suo sguardo non capace di trattenerlo fino in fondo. È un angelo, un personaggio se vogliamo quasi irreale al giorno d’oggi, ma che mi piacerebbe tanto ritrovare nella realtà.

Come è stato lavorare con Luca Biglione? Ci puoi anticipare qualcosa sulla trama del film?
Luca è lo sceneggiatore di questo film. Ho già lavorato con lui negli Ultimi della classe e da quando lo conosco ho letto parecchi suoi testi (Luca oltre ad essere un regista è un bravissimo sceneggiatore) in ognuno di essi ha colto una sensibilità espressa in maniera molto originale. In Giulia l’originalità sta nell’idea dell’angelo contemporaneo, carattere difficile da trovare in un personaggio per una ragazza della mia età. La regia è di Andrea Biglione, il figlio, hanno lavorato insieme e devo dire che il mix ha aiutato molto. Luca ha la profondità e la sensibilità di cui parlavo prima che lo contraddistingue, una sensibilità sempre delicata. Infatti la malattia in questo film non esce mai in maniera struggente ed intelligentemente è così perché deve interessare i ragazzi. Andrea invece è l’immediatezza, la creatività cresciuta nella nostra generazione. Un mix interessante.

Come sei venuta a conoscenza di questo progetto? Hai accettato subito di partecipare e perché?
Ho fatto un provino e appena ho letto il testo ho provato un amore per questa Giulia.
Avevo la possibilità di tirar fuori grazie a questo personaggio quella parte di me che proteggo perché verrebbe schiacciata e soffocata nella società di oggi, quella parte sensibile della quale mi sono vergognata per anni quando ero più piccola e che mi obbligavano a coprire con le maschere dei nostri tempi.
Inoltre avevo tra le mani la possibilità di rappresentare un carattere diverso da quelli solitamente interpretati e anche da me stessa, una ragazza con un temperamento differente poco attuale.
L’aspetto comune è la sensibilità che abbiamo io e Giulia - personaggio però il suo temperamento è il mio opposto, se vogliamo io sono meno razionale, meno saggia più impulsiva. Ho dovuto cambiare il mio asse di equilibrio per girare questo personaggio fuori dal comune. Non la bella, non la viziata, non la capricciosa, non la seducente, non la cattiva e neanche la vittima che divertendomi ho interpretato diverse volte. Ma una piccola donna.

In questo film si parla di forti legami e soprattutto di come affrontare una grave malattia di una persona a cui vogliamo bene. Tu hai mai vissuto un’esperienza simile dalla quale poter trovare ispirazione per interpretare il tuo ruolo?
Grazie a Dio non ho avuto quest’esperienza. Però come dicevo prima non troviamo in questo film la sofferenza esplicita, lei cerca di distrarsi dalla sofferenza godendosi gli ultimi attimi. Lei non vuole mostrarla ai suoi cari e quindi questa malinconia traspare da poche cose. Mi sono preparata prendendo il contatto con quella parte di me malinconica che mi ritrae almeno per l’80 %.

Ti abbiamo vista in molte fiction e film per la tv. Preferisci lavorare al cinema o in televisione?
Una volta il cinema era solo creatività e la possibilità di lavorare anche giornate intere su una scena. Oggi è ancora così ma non sempre.
Questo film lo abbiamo girato in un mese. Ero molto preoccupata perché mi sarebbe piaciuto prendermela più comoda. Il mio primo amore resta comunque il cinema, ma la televisione che recentemente ho sperimentato con TAO 2 può darti quella qualità che prima non avevamo in tv. Sul set de I liceali sembrava di stare su un set cinematografico e non so se sono stata solo fortunata ma il regista Francesco Miccichè riusciva a seguirci come in un film per il cinema.
Oggi giorno la televisione è diventata una realtà presente e quindi questa differenza non si può più fare. Basta pensare a Sergio Castellitto che stimo moltissimo, l’ho ammirato in diverse cose per la televisione dove era bravissimo come sempre.

Cinematograficamente parlando preferisci la commedia o i film drammatici?
Durante la mia crescita personale, ovvero negli ultimi anni ho imparato a riconoscere la mia naturale malinconia; però dopo un po’ senza commedia mi annoio, ho bisogno di farla per ricaricarmi.

C’è un ruolo che sogni di interpretare?
La posseduta, la pazza, la nevrotica o schizofrenica, un’assassina. Un qualcosa di estremo, sento di avere la predisposizione per questo genere di personaggio.

Al cinema comunque ti abbiamo vista in film che sono diventati molto popolari e di successo, soprattutto tra i teenager. Come è stata l’esperienza in Tre Metri sopra il cielo, Ho voglia di Te? Li rifaresti?
Li rifarei, non capisco quegli attori che negano quei passaggi fondamentali di ogni percorso. Ho avuto la possibilità di arrivare ai ragazzi con quei film e se oggi giorno lavoro ancora, è grazie a questi film oltre che al mio forte impegno.

Hai lavorato anche con due importanti registi come Paolo Virzì per Caterina va in città e Pieraccioni per Ti amo in tutte le lingue del mondo. Quale ritieni la prima vera esperienza di attrice al cinema in cui ti sei sentita di aver dato il meglio di te?
In Caterina va in città ho avuto la possibilità di iniziare con un maestro come Virzì e con due grandi attori come la Buy e Castellitto, però era il mio primo film e purtroppo ero molto piccola (avevo solo 14 anni), quindi se avessi vissuto adesso questa esperienza, l’ avrei sicuramente sfruttato di più. Con Leonardo è stata la mia prima vera e propria esperienza coscienziosa da attrice seppur ancora molto giovane. Avevo la maturità per apprendere ed è stato un grande insegnamento. Leonardo mi ha insegnato tante cose sulla commedia lo considero il papà artistico e amerei poter lavorare ancora con lui, soprattutto adesso che ho anche masticato l’accento toscano visto che per ragioni private vivo tra Roma e Firenze!!

Con quale regista italiano o straniero vorresti lavorare?
Italiani, Pupi Avati e Muccino senior. Straniero Woody Allen.

I tuoi progetti futuri?
Sono il clichè dell’attrice scaramantica!!!

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