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Sfida senza regole: rischio a due

Dopo Il Padrino di Coppola e Heat di Mann, De Niro e Pacino tornano a lavorare insieme dalla parte (violenta) della legge.
di Marzia Gandolfi

Vertigine di attori
Robert De Niro (80 anni) 17 agosto 1943, New York City (New York - USA) - Leone. Interpreta Detective Turk nel film di Jon Avnet Sfida senza regole.

mercoledì 17 settembre 2008 - Incontri

Vertigine di attori
C'erano una volta in America due ragazzi di strada e di "metodo". Gli anni Settanta del "meraviglioso" spielberghiano trovarono nei loro volti e nei loro registi (Schatzberg, Coppola, De Palma, Scorsese, Cimino, Mann, Leone, Lumet) un'altra America. Inquieti e lividi, cupi e vertiginosi Robert De Niro e Al Pacino divennero gli attori simbolo della Hollywood mean streets, dimostrando di sapere gestire carriere sfaccettate e depistando qualsiasi etichetta di ruolo. Bravi ragazzi (di strada), padrini, poliziotti, criminali, balordi, taxi-driver, demoni, gangster, mafiosi e qualche volta "innamorati" o in "profumo di donna" sono l'immagine ribaltata di quel mito americano che aiutarono a smascherare attraverso filmografie costellate da episodi di rara qualità. Tredici anni dopo The Heat – La sfida, i fabulous two tornano sulle strade della Little Italy newyorkese per interpretare due poliziotti "fuori controllo" che agiscono sul confine della legge e si pongono al di sopra della legge. Nella Sfida senza regole di Jon Avnet, De Niro e Pacino imbastiscono la realtà delle apparenze e nascondono la verità dietro un sole che non albeggia ma tramonta e dentro una notte che immancabilmente scende.
Detective pluridecorati, Turk e Rooster sono a un passo dalla pensione e dal serial killer che scrive sonetti per i suoi cadaveri. Sotto la fredda scorza dell'impassibilità e della mancanza di scrupolo, De Niro e Pacino sono antieroi furenti e arcani, personaggi in autoesilio e sempre fuori posto per superare il conformismo dei loro superiori e dei burocrati. Meglio il mimetismo camaleontico di De Niro o il lasciare intendere senza esibire di Pacino? Domanda inutile. Basta guardarli mentre si osservano e si specchiano l'uno negli occhi dell'altro, l'uno nella carriera dell'altro, ciascuno con le proprie ossessioni, paure, solitudini e contraddizioni, per capire che si sono (ri)trovati. Turk e Rooster non sono poliziotti ordinari, come non sono ordinari gli attori che li incarnano: tanto grandi da essersi sfiorati nel Padrino di Coppola, rincorsi nella sfida di Mann e rinchiusi nelle inquadrature senza regole di Avnet, entrambi con un "clan" di personaggi sulle spalle che guardano alla tragedia come ultimo approdo alla solitudine dell'individuo, del poliziotto, dell'attore. Dietro alle pistole, alle chiacchiere e ai distintivi resta il sorriso di Noodles nella fumeria d'oppio e quello di Carlito davanti alla promessa di una fuga da sogno (Escape to Paradise).

Mi presenti Al?
Quando Jon Avnet mi propose la sceneggiatura di Sfida senza regole ne fui entusiasta. Il copione prevedeva un'indagine svolta da un poliziotto anziano e da un altro più giovane. Dopo la prima lettura della sceneggiatura ebbi un'intuizione che condivisi immediatamente con Jon. Perché il mio compagno di avventura doveva essere un ragazzino? Perché non scegliere un poliziotto della mia stessa età e con la medesima esperienza professionale? Pensai subito ad Al e Jon fece il resto: lo chiamò e Al si disse immediatamente d'accordo e disponibile a cominciare. È così che ci siamo incontrati ed è stato fantastico lavorare ancora una volta insieme. Nutro un enorme rispetto per Al e ricordo che in passato ci confrontammo spesso sulle nostre carriere e sulla nostra professione, continuando naturalmente a fare scelte molto diverse. Adesso che ho fatto questa importante esperienza e ho visto i risultati della nostra collaborazione sono amaramente pentito di non essere stato più attivo, di non avere insistito a fare più cose insieme ma questo non vuol dire che non si possano più fare.

Fratelli
Sono passati tredici anni dall'ultima volta che io e Bob abbiamo lavorato insieme. Da molto tempo volevamo ripetere "la sfida" e in un paio di occasioni ce l'avevamo quasi fatta, poi gli impegni imprevisti e i programmi da rispettare ce l'hanno impedito e abbiamo mancato l'appuntamento. Si aggiunga la difficoltà di trovare una buona sceneggiatura che ti spinga a volerla interpretare. In questi anni non abbiamo mai smesso di crederci, ne abbiamo sempre parlato e riparlato, fino al giorno in cui Bob mi ha offerto il ruolo di un poliziotto newyorkese. Ho letto il copione e ho pensato subito che valesse davvero la pena accettare di interpretarlo. Non è facile trovare buone sceneggiature, ieri come oggi. Non so per quale ragione ma ci sono momenti in cui arriva un'ondata di sceneggiature valide, arrivano improvvisamente tutte insieme e un attore deve essere pronto a cogliere l'attimo. Perché il compito di un attore è recitare e un attore sa di essere vivo soltanto quando recita. Tornare a lavorare con Bob, che ormai conosco da metà della sua vita e della mia, è stata davvero una grande idea. Bob è una persona generosa e la sua comprensione del cinema e dei ruoli è un tesoro che ama condividere. Quando eravamo più giovani ci siamo trovati molto spesso in competizione e questo ha comportato un allontanamento e una distanza tra di noi che nel corso degli anni si è ridotta fino a colmarsi. Lavorare con Bob mi ha permesso di fare il punto della situazione, di riflettere sulla mia carriera. È importante confrontarsi con qualcuno che ha fatto un percorso simile al nostro e col quale avverti una sorta di fratellanza.

Quei bravi ragazzi
L'indagine dei detective Rooster e Turk è ambientata a New York. Conoscete attori più newyorkesi di De Niro e Pacino? Non potevo che fare questa scelta. Dovevano essere loro i miei attori. Ad ogni costo. Lavorare con Al e Bob poi è stata un'esperienza speciale non soltanto per me ma per l'intero cast. Quando questi due grandi attori sono sul set è incredibile vedere come l'uno reagisce all'altro, c'è questa continua interazione, questo continuo scambio di energia tra di loro che nasce dagli anni di esperienza e sulla base di quello che è l'attimo. Poter assistere a questa magia è un sogno che si realizza, è una speranza esaudita. Sul set ho imparato ad ascoltarli, mi interessava sapere come loro avrebbero interpretato quella scena piuttosto che concentrami su come l'avrei fatta io. È stato come prendere Miles Davis e John Coltrane e invitarli a suonare insieme.

Quarta parete
Ogni volta che posso mi piace tornare in teatro, salire di nuovo sul palcoscenico, non soltanto perché sono un'artista ma perché amo l'idea della rappresentazione dal vivo. Il teatro per me è una sorgente preziosa dalla quale attingere per ricaricarmi durante la ricerca di un ruolo o nell'attesa che quel ruolo mi venga offerto. In questo momento sto lavorando a un progetto personale, sviluppo da tre anni alcune idee e girare questo film è stato un po' come uscire dal mio giardino. Mi piace recitare in un film, adoro dedicarmi al cinema, è un'esperienza sempre eccitante. Non mi voglio certo paragonare a Orson Welles però confesso di capirlo, comprendo bene il suo essere attore di teatro innamorato del cinema. Lui era un genio che amava il cinema perché è un'arte giovane, un'arte da cui si può trarre qualcosa di fresco e inedito. Spesso siamo spinti a fare lo stesso film e invece bisognerebbe sapere cercare e tirare fuori sempre un aspetto altro e originale.

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