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Il papà di Giovanna: un film che arriva al cuore

Pupi Avati e gli attori presentano il film al Festival di Venezia.
di Désirée Colapietro Petrini

Il film
Francesca Neri (60 anni) 10 febbraio 1964, Trento (Italia) - Acquario. Interpreta Delia Casali nel film di Pupi Avati Il papà di Giovanna.

lunedì 1 settembre 2008 - Incontri

Il film
Con l'obiettivo puntato sull'Italia della prima metà del Novecento, Avati offre, con Il papà di Giovanna, il minuzioso ritratto della sua città natale, Bologna, in cui un drammatico fatto di cronaca cambia e rivoluziona la vita di Michele Casali (Silvio Orlando), da molti anni sposato a una donna costretta ad amarlo, Delia (Francesca Neri), e padre dell'adolescente Giovanna (Alba Rorhwacher). Siamo sul finire degli anni Trenta e, anche qui, come nel film di Ozpetek, si parla di un terribile incidente di cronaca: la ragazza uccide per gelosia la sua compagna di banco e, giudicata inferma di mente e ricoverata in un manicomio, viene abbandonata da una madre che improvvisamente rinnega tutta la famiglia. "Il personaggio di Delia", ha spiegato Francesca Neri, "è una madre terribile e calarmi nei suoi panni è stata un'esperienza interessante che però mi ha anche fatto soffrire molto. Pupi mi ha fatto capire che non si può giudicare dall'esterno, certe situazioni bisogna viverle ed è per questo che alla fine, proprio grazie a lui, Delia mi fa quasi tenerezza. Vivere la sua difficoltà è stato un viaggio di sofferenza. Non la giustifico, ma in qualche modo oggi capisco. Capisco che una madre possa vivere questo dolore con un certo distacco".

Silvio Orlando
Nella vita non è mai stato padre eppure, a giudicare dalla straordinaria intensità con cui si è calato nei panni del personaggio che interpreta, verrebbe facilmente da pensare il contrario. Protagonista del film di Pupi Avati, che lo ha diretto per la prima volta e accolto, insieme al cast del film, con una standing ovation e una pioggia di applausi da parte del pubblico, che molto più della critica ha apprezzato il film, Silvio Orlando ha detto: "Il mio personaggio nasce da un copione solido ed è capace di arrivare al cuore. Troppo spesso, invece, il nostro cinema ha la tendenza a raffreddare i sentimenti. Sono molto contento di avere lavorato con Pupi: sul set si respirava una strana alchimia. Con Pupi è come andare a lavorare alla Magnete Marelli dove trovi il proprietario che è già sul posto di lavoro. È un po' anche come entrare in una osteria romagnola dove si mangia pesante, ma alla fine si ha voglia di tornare. Con Alba poi, in particolare è scattato un feeling speciale che mi ha aiutato moltissimo a ricostruire un sentimento paterno pur non avendo avuto figli". Quello che porta sullo schermo, minuziosamente descritto da Avati nel suo omonimo romanzo da cui è tratto il film, è in qualche modo un personaggio inquietante, che, amando sua figlia più di ogni altra cosa, è disposto a raccontarle - e a raccontarsi – personali verità e utopie.

Pupi Avati
Se il personaggio di Silvio Orlando, il papà di Giovanna, è inquietante, allora lo sono anche io", ha tenuto a precisare il sessantanovenne regista. "La vita mi ha risparmiato un evento drammatico come quello che capita al papà di Giovanna ma non mi ha esentato dall'essere padre per tre volte, di cui una volta papà di una figlia che certamente non assomiglia al personaggio interpretato da Alba ma che, nell'adolescenza, ha manifestato, come spesso accade ai ragazzi, delle difficoltà verso il mondo esterno. Difficoltà che, per quel che mi riguarda, ho tentato di attenuare con la fantasia e il calore. Quel che racconto in questo film - cui sono particolarmente legato perché mi ha permesso di riversare tutto quello che, nel bene e nel male, so della figura paterna - è certamente un mare doloroso di constatazione, con temperature elevate e carico di enfasi".

Alba Rohrwacher
Meravigliosa interprete di Giovanna, la timida Alba Rohrwacher ha detto: "Sono stata fortunata a essere stata chiamata da Pupi. Mi sentivo totalmente protetta da lui. Ma anche gli attori mi hanno aiutata, in particolare Francesca Neri e Silvio Orlando. Mi sono resa conto che mi bastava semplicemente ascoltarlo per rispondere emotivamente a quello che succedeva".

Ezio Greggio
Inedito in un ruolo drammatico, Ezio Greggio, che per Avati diventa un agente di polizia amico e vicino di casa di Orlando, sposato con una Serena Grandi costretta a vivere su una sedia a rotelle, ha raccontato: "È stato un onore essere stato chiamato da Pupi. Non ho fatto altro che togliere gli abiti comici e, in punta di piedi, mi sono messo ad ascoltare questo grande direttore d'orchestra che è Pupi e sintonizzarmi con gli altri attori. Quando ho letto la storia, mi sono detto: 'Lo faccio, anche se contemporaneamente sono impegnato con Striscia'. E così è stato. Ho fatto il pendolare tra Milano e Cinecittà".

Pupi Avati
Amo fare i film a Cinecittà", ha spiegato Avati, "e questa volta ho anche avuto il grandissimo privilegio di vedere ricostruire minuziosamente l'appartamento di Bologna dove vivevo da bambino. Ho sentito la necessità di farlo perché sapevo che a un certo punto il film avrebbe preso il volo e avevo bisogno di un piedistallo, un luogo autentico da cui partire. Questa cosa mi ha commosso, sia mentre la scrivevo che durante le riprese. Non so quanti film farò ancora nella vita che mi resta ma mi auguro di girarli tutti a Cinecittà. È lì che avverti che è stata girata la storia del cinema e in un certo senso senti che ti aiuta e ti avvantaggia".
Quanto alla genesi del film, è evidente il riferimento ai recenti fatti di cronaca: "Non posso nascondere di essermi in parte ispirato a fatti di cronaca come quelli di Garlasco, Novi Ligure, Perugia", ha detto. "Mi sono interrogato sul momento in cui i giornalisti chiudono le telecamere e i block notes sulle vicende di cronaca. Mi sono chiesto: cosa succede in quelle famiglie quando i riflettori delle tv si spengono e le porte delle loro case si chiudono? Laddove i media non sono in grado di dare una risposta, ho cercato di ipotizzarla io".

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