La mala educación

Film 2004 | Drammatico 110 min.

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Gael García Bernal, Fele Martínez, Javier Cámara, Lluís Homar, Daniel Giménez Cacho. Cast completo Genere Drammatico - Spagna, 2004, durata 110 minuti. Uscita cinema domenica 10 ottobre 2004 - MYmonetro 2,80 su 33 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 24 maggio 2019

Ignacio ed Enrique hanno condiviso i primi turbamenti adolescenziali e la scoperta della (omo)sessualità. Si ritroveranno insieme con il pretesto di discutere di un soggetto cinematografico. In Italia al Box Office La mala educación ha incassato 4,3 milioni di euro .

La mala educación è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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Consigliato sì!
2,80/5
MYMOVIES 2,38
CRITICA
PUBBLICO 3,22
CONSIGLIATO SÌ
Un noir raggelato sullo scrivere della realtà perché diventi cinema.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Due ragazzi, Ignacio ed Enrique, scoprono l'amore, il cinema e la paura in una scuola religiosa all'inizio degli anni '60. Padre Manolo, direttore dell'Istituto e insegnante di Lettere, è testimone e attore di queste prime scoperte. I tre personaggi si rincontreranno altre due volte, alla fine degli anni '70 e nel 1980. Questo secondo incontro segnerà la vita e la morte di uno dei due."
Questa è la breve trama che Almodovar ha fatto inserire nel materiale per la stampa. Infatti è quanto basta per seguire il film senza avere troppi 'svelamenti' superflui. Perché questo non è un film 'scandalo' come il battage pubblicitario ha voluto far credere. Sui preti pedofili ha detto (e fatto) di più di recente il Vaticano. Questo è un film sullo scrivere della realtà perché diventi cinema e, per di più, cinema di genere.
Almodovar vuol realizzare un 'noir'. Alla sua maniera ma pur sempre un 'noir'. Questo progetto fa sì che il film, rispetto ai suoi due ultimi capolavori, sia quasi raggelato. La vita tenta di scorrervi all'interno ma trova continui ostacoli nella forma della narrazione. È come se, a dispetto delle numerose dichiarazioni in senso contrario, Almodovar sentisse la materia troppo vicina a sé per immergervisi dentro e avesse il bisogno di nascondersi dietro lo schermo. Quello del cinema e delle sue scelte narrative. La sua filmografia non ne guadagna molto. Tre stelle di stima.

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La storia di Ignacio ed Enrique, omosessuali che hanno condiviso i primi turbamenti adolescenziali.
martedì 21 febbraio 2017

La storia di due compagni di collegio che si ritrovano casualmente dopo diversi anni. Ignacio ed Enrique hanno condiviso i primi turbamenti adolescenziali e la scoperta della (omo)sessualità. Direttore era don Manolo, un sacerdote abbruttito da una passione pedofila per Ignacio; il ragazzo ne rimane profondamente segnato. Con un abile gioco di specchi, la vicenda è proiettata nel presente. Ignacio, attore in cerca di un ruolo, ed Enrique, regista in cerca di una storia, instaurano un ménage omosessuale cui fornisce il pretesto un soggetto cinematografico, intitolato "La visita", scritto dallo stesso Ignacio e che racconta i loro anni passati in collegio. Come evocato da una terribile magìa, ricompare anche don Manolo, ora ridotto allo stato laicale e sposato con figli. Nonostante ciò, l'ex prete nutre ancora una torbida passione per Ignatio. Ma chi si fa chiamare Ignacio (e/o Angel) non è Ignacio; è Juan, suo fratello. Ignacio è un travestito drogato, che per alimentare il suo vizio comincia a ricattare l'ex prete.

Recensione di Luigi Catalani
lunedì 18 ottobre 2004

Passioni omosessuali tra l?infanzia passata al collegio e la giovinezza nel mondo del cinema.
Annunciato come un caso cinematografico, La cattiva educazione riesce nella difficile impresa di offrire spunti per discutere di tutt'altro e di deludere tutti. Delude chi ha amato i suoi esordi sovversivi, carichi di una sessualità variopinta e liberatoria, e delude soprattutto i tanti che lo avevano giustamente posto tra i pesi massimi del cinema contemporaneo in virtù delle sue ultime due prove sublimi. Il film non è un manifesto anticlericale ma offre il destro a critiche in questo senso non del tutto gratuite. Il film non è una discesa nella parte oscura dell'uomo: non è torbido, non è malato come i capolavori di Abel Ferrara. Il film non è neppure uno shockante manifesto gay: l'omosessualità non è mai apparsa così stanca, ripetitiva, monotona, abituale, soporifera, doverosa, obbligatoria come in questo film. Questo film è semplicemente un noir e non dei migliori: gli manca la capacità di turbare, di scuotere, di far pensare e tremare. La sua volgarità non è più eversiva, dunque significante, ma noiosa e petulante, dunque inutile. Un film forse pensato per troppo tempo. Un Almodovar che non conoscevamo: ombroso, ripiegato su sé stesso, improvvisamente incapace di coinvolgere il pubblico, forse stanco. Alla prossima.

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Recensione di Stefano Lo Verme

Madrid, 1980. Enrique, un giovane regista cinematografico, riceve l'inaspettata visita di Ignacio, un suo ex-compagno di collegio che non rivedeva da quando erano bambini. Il ragazzo, che adesso è un attore ed ha assunto il nome d'arte di Ángel, gli consegna un soggetto autobiografico basato sulla loro infanzia, nel quale sono narrati gli abusi subiti da parte del direttore del collegio, padre Manolo, e gli propone di farne un film.
Dopo il grande successo internazionale ottenuto con Tutto su mia madre e Parla con lei, Pedro Almodóvar ha cambiato decisamente registro realizzando uno dei suoi film più problematici e controversi, una torbida storia d'amore e di violenza nella quale passato e presente si fondono in continuazione e in cui tutte le certezze sono destinate ad infrangersi in un ambiguo gioco di specchi. Uscito nel 2004, La mala educación è stato accolto da accese polemiche al suo arrivo nelle sale per aver affrontato un argomento assai delicato (la pedofilia all'interno della Chiesa cattolica), che però in realtà è soltanto uno dei vari temi trattati nella pellicola. E a differenza della maggior parte delle opere del regista, incentrate su personaggi femminili, in questo caso invece il cast è quasi tutto al maschile, con gli attori Fele Martínez e Gael García Bernal nei due ruoli principali.
La trama è suddivisa in tre linee cronologiche: la prima è ambientata nel 1964, in un collegio salesiano nel quale l'atmosfera idilliaca dell'infanzia dei protagonisti è turbata dalla figura minacciosa di padre Manolo e dalla definitiva perdita dell'innocenza; la seconda nel 1977 e la terza, infine, nel 1980, con l'incontro fra Enrique ed Ignacio e la loro reciproca attrazione omosessuale. Se per certi aspetti il film di Almodóvar può sembrare un fosco melodramma, nel suo complesso esso può essere definito soprattutto come un tipico esempio di noir, che recupera i fondamenti del cinema classico per rielaborarli secondo quell'ottica postmoderna tanto cara alla poetica dell'autore spagnolo. La mala educación, infatti, rappresenta un autentico omaggio al cinema nero americano, dal quale riprende diversi elementi topici: il tono cupo e inquietante del racconto; una struttura narrativa costruita attraverso un sistema di flashback e di memorie sovrapposte; l'avidità e le passioni alla base del crimine e dell'omicidio; il desiderio come origine dell'ossessione; il ruolo del fato nell'esistenza umana; l'impenetrabile duplicità che caratterizza i personaggi. E poi, ovviamente, l'identità vista come qualcosa di oscuro ed ingannevole, in un intreccio ricco di colpi di scena in cui le apparenze non sono che una maschera dietro cui si cela la verità. Del resto, i riferimenti al thriller e al noir compaiono fin dagli splendidi titoli di testa, mentre le musiche di Alberto Iglesias evocano all'istante le colonne sonore dei film di Hitchcock; e non mancano, in seguito, altre citazioni dei capolavori del noir (notare le locandine de L'angelo del male e Teresa Raquin), in primo luogo Vertigo di Hitchcock (per il binomio amore / morte) e La fiamma del peccato di Wilder (la scena nel museo, che ricorda quella analoga del supermarket, e la pulsione erotica letta in chiave distruttiva e dannante). Lo sguardo dello spettatore tende a coincidere con quello di Enrique, ma il vero protagonista è Gael García Bernal, alle prese con la duplice parte di Ignacio / Juan. Almodóvar qui ne fa il suo feticcio: lo traveste da donna, lo spoglia, lo trasforma in una temibile dark-lady al maschile. Il risultato finale è un labirinto fatto da una serie di storie una dentro l'altra, visivamente affascinante e con un magistrale uso dei colori. Gli si possono rimproverare forse alcuni eccessi ed un'esasperata voglia di trasgredire, ma resta senza dubbio un'opera vigorosa e spiazzante; non per tutti i palati, magari, ma (per chi è interessato) da gustare fino in fondo.

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Film trasbordante e insincero che non ricerca la verità ma la normalizzazione della diversità omosessuale.
Recensione di Roberto Di Diodato

Almodòvar racconta la storia di due compagni di collegio che si ritrovano casualmente dopo diversi anni. Ignacio ed Enrique hanno condiviso i primi turbamenti adolescenziali e la scoperta della (omo)sessualità. Direttore era don Manolo, un sacerdote abbruttito da una passione pedofila per Ignacio; il ragazzo ne rimane profondamente segnato. Con un abile gioco di specchi, la vicenda è proiettata nel presente. Ignacio, attore in cerca di un ruolo, ed Enrique, regista in cerca di una storia, instaurano un ménage omosessuale cui fornisce il pretesto un soggetto cinematografico, intitolato "La visita", scritto dallo stesso Ignacio e che racconta i loro anni passati in collegio. Come evocato da una terribile magìa, ricompare anche don Manolo, ora ridotto allo stato laicale e sposato con figli. Nonostante ciò, l'ex prete nutre ancora una torbida passione per Ignatio. Ma chi si fa chiamare Ignacio (e/o Angel) non è Ignacio; è Juan, suo fratello. Ignacio è un travestito drogato, che per alimentare il suo vizio comincia a ricattare l'ex prete.

La cattiva educazione di cui parla Almodòvar è quella che lascia il segno per tutta la vita e di cui non ci si può più liberare. La conseguenza è la perdita della propria identità, l'estraniamento dell'io, identificati dal regista nell'icona del travestimento, che segna trasversalmente tutto il film, e nella pluralità dei nomi-ruoli del protagonista. Questa impalcatura, però, comincia paurosamente a scricchiolare quando tutta la colpa della "mala education" viene riversata sul prete e, indirettamente, sulla Chiesa. Immagini di sacri cuori, santi e madonne compaiono già sui titoli di testa e adornano i camerini dei travestiti. Una semplificazione che il regista si poteva risparmiare, visto che è il luogo comune ampiamente sfruttato dalla stampa e dai talk show televisivi, che vivono sugli scandali e i pettegolezzi.

Abbandonata la delicatezza e la forte umanità di Tutto su mia madre e Parla con lei, Almodòvar torna ad essere trasbordante, eccessivo e perciò insincero. Il film non è la ricerca della verità, per quanto possa essere dolorosa e scomoda, ma sembra piuttosto una comoda normalizzazione della diversità omosessuale. Ed è questo che sconcerta di più: il fatto di raccontare l'omosessualità come normalità. "La gente è cambiata", grida più di una volta Enrique, un'affermazione fatta per la Spagna di oggi, che attribuisce sempre più spesso al passato gli smarrimenti e gli incubi del suo presente. E se invece il film fosse solo uno spot di lusso alla nuova politica familiare di Zapatero, che vuole "normalizzare" appunto le coppie omosessuali?

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 24 aprile 2009
Misia

Ho appena letto questa recensione di tale Roberto Di Diodato e sono rimasta piuttosto perplessa sulle frasi finali: " [...] Il film non è la ricerca della verità, per quanto possa essere dolorosa e scomoda, ma sembra piuttosto una comoda normalizzazione della diversità omosessuale. Ed è questo che sconcerta di più: il fatto di raccontare l'omosessualità come normalità.

domenica 6 gennaio 2013
Ganymedes

Questo è un film che sovverte e allo stesso tempo rispetta le regole del cinema classico. La femme fatale diventa homme, la vittima diventa anche carnefice e il carnefice finisce per essere vittima di se stesso in ogni caso; alla Chiesa Cattolica viene assegnato il suo ruolo reale: quello di un'istituzione che crede di poter commettere qualsiasi crimine nascondendosi dietro il nome di Dio.

martedì 16 ottobre 2012
Maximilione

Doppio film di doppi. Doppio film di specchi, rifrazioni e metamorfosi. Doppio film immerso in una struttura duale, rievocata sin dai titoli di testa che tanto sembrano omaggiare quelli tipici dei film di Alfred Hitchcock e in particolare di "La donna che visse due volte" (titolo italiano che per una volta sembra calzare a pennello). "La mala educacion" si muove in modo tutt'altro [...] Vai alla recensione »

martedì 22 febbraio 2011
il Brandani

Un giovane aspirante attore si reca nello studio di un regista per proporgli una sceneggiatura. Il racconto narra la storia di due compagni di collegio negli anni sessanta. I due protagonisti, Ignacio ed Enrique, hanno condiviso i primi turbamenti adolescenziali e la scoperta della loro omosessualità. Padre Manolo, il direttore del collegio, ha un interesse per Ignacio, del quale abusa, e per [...] Vai alla recensione »

giovedì 20 agosto 2009
teo '93

La frantumazione della personalità è sempre stata una delle carte vincenti di Almodòvar. Ogni personaggio ha in sé un’infinità di sfumature, pieghe recondite e oscure, pronte a riemergere violentemente a frantumare ogni certezza. E qui il passato gioca come sempre un ruolo predominante. “La mala educacion” non è un film estremamente riuscito; l’intrecciarsi asfissiante di colpi di scena, salti nel [...] Vai alla recensione »

domenica 8 luglio 2012
Emanuela22

 Il film è estremamente intenso e caratterizzato da un continuo intreccio di presente e passato, la cui concatenazione  non risulta immediatamente comprensibile allo spettatore. La composita trama ,dominata da un linguaggio meta-cinematrografico, necessita di particolare attenzione e di una mente sgombra da qualsiasi penalizzante pregiudizio di sorta.

mercoledì 6 marzo 2013
Matteo Manganelli

Che Pedro Almodóvar fosse un artista dalle limitate ma eccelse qualità, è noto a tutti quelli che hanno visto almeno un paio di suoi film. Io l'ho conosciuto con questa pellicola e, pur non avendo visto tutte le altre, la ritengo comunque un capolavoro irripetibile nel suo genere, molto superiore anche a "Tutto su mia madre", premiato con l'Oscar come Miglior [...] Vai alla recensione »

mercoledì 8 aprile 2009
Lalli

ma che recensioni di parte mettete????? ci dovrebbe essere più obiettività nelle critiche e recensioni non le idee razziste di Di diodato che crede ancora ch i gay sono diversi dagli etero...vergognaaaaaaaaa!!!!!!!

lunedì 20 gennaio 2014
no_data

 "Almodòvar torna ad essere trasbordante, eccessivo e perciò insincero. Il film non è la ricerca della verità, per quanto possa essere dolorosa e scomoda, ma sembra piuttosto una comoda normalizzazione della diversità omosessuale. Ed è questo che sconcerta di più: il fatto di raccontare l'omosessualità come normalità.

lunedì 31 gennaio 2011
Conte di Bismantova

va guardato due volte, per capire bene le meccaniche del "film sul film dentro il film", ma è, come sempre, un'altra puntata del suo grande viaggio dentro la società e la persona della Spagna in trasformazione post-moderna, stavolta in chiave trans. E' un film forte, per adulti di mentalità libera, generoso e abbondante di etica - nonostante le sequenze sul filo [...] Vai alla recensione »

mercoledì 18 maggio 2016
Conte di Bismantova

Riferito al commento di Di Diodato che fa bella mostra di se' come copertina principale dell'area recensioni di questo film: cosa vuol dire esattamente "comoda normalizzazione della diversità omosessuale"? Cosa significa "comodo spot di lusso alla nuova politica familiare di Zapatero che vuole "normalizzare" appunto le coppie omosessuali? La sento velatamente [...] Vai alla recensione »

martedì 12 marzo 2013
Matteo Manganelli

Che Pedro Almodóvar fosse un artista dalle limitate ma eccelse qualità, è noto a tutti quelli che hanno visto almeno un paio di suoi film. Io l'ho conosciuto con questa pellicola e, pur non avendo visto tutte le altre, la ritengo comunque un capolavoro irripetibile nel suo genere, molto superiore anche a "Tutto su mia madre", premiato con l'Oscar come Miglior [...] Vai alla recensione »

giovedì 13 agosto 2009
serpico

IL CAPOLAVORO DI PEDRO ALMODOVAR OTTIMA LA PARTE GAEL GARCIA BERNAL

mercoledì 8 aprile 2009
Lalli

non tra i miglior film di Pedro ma comunque un bel flm su cu riflettere...

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Concita de Gregorio
La Repubblica

Annunciato come una storia autobiografica sui preti pedofili nella Spagna Anni 60, dunque temutissimo dalla Chiesa cattolica, qui in Spagna perfino più invadente e opprimente che in Italia, il nuovo film di Pedro Almodòvar è un noir melodrammatico e struggente che farà impazzire di gioia coloro (moltissimi) che lo adorano come un guru. E che farà uscire dalle sale quelli (meno) che lo considerano [...] Vai alla recensione »

Natalia Aspesi
La Repubblica

La mala educacion che, fuori concorso, ha inaugurato ieri il Festival, è un film di Pedro Almodovar, quindi: travestiti, preti pedofili e assassini, bimbi innamorati e uomini maturi persi di passione, tutti gay, niente donne tranne una tenera mamma. Da Tutto su mia madre a forse, Tutto su di noi, da Parla con lei a, probabilmente, Parla con me. Non autobiografico, come ci tiene a ripetere il regista, [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

All'inizio de «La mala educaciòn» (La cattiva educazione) di Pedro Almodóvar, struggente, ricco, divertente, bello, insieme con l'indicazione Madrid 1980 si vede una croce composta di immagini sacre e di fotografie dei divi del cinema; alla fine c'è (e diventa sempre più grande sino a invadere tutto lo scherrmo) la parola Passione. Il film racconta un triangolo amoroso maschile (due ragazzini e il [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

All'inizio, insieme con l'indicazione Madrid 1980, si vede una croce composta di immagini sacre e fotografie di divi del cinema; alla fine c'è (e diventa sempre più grande sino a invadere lo schermo) la parola Passione. La mala educaciòn (La cattiva educazione) di Pedro Almodóvar, che ha inaugurato fuori concorso il 57° festival di Cannes, è molto ricco e bello, divertente, toccante.

Alberto Crespi
L'Unità

La «mala educacion», la cattiva educazione di cui parla fin dal titolo il film di Pedro, non è quella subdola e totalizzante che i preti pedofili impartiscono ai loro allievi; è quella di Hollywood, spiattellata inequivocabilmente in un passaggio a prima vista secondario del film: quando i due amanti assassini (entrambi uomini, va da sé) si infilano in un cinema a seguire una rassegna di vecchi «noir» [...] Vai alla recensione »

Arianna Orighi
Panorama

Preti pedofili in un collegio religioso. Bambini che subiscono violenze fisiche e psicologiche. Lx alunni diventati gay che, da adulti, si vendicano dei loro aguzzini. Per la sua nuova (e quindicesima) storia di ordinaria anormalità, La mala educaci6n, il regista Pedro Almodòvar, geniale e urticante icona del cinema spagnolo, ha deciso di puntare dritto al cuore di un problema spinosissimo e terribile: le [...] Vai alla recensione »

Gian Antonio Orighi
Panorama

Preti pedofili in un collegio religioso. Bambini che subiscono violenze fisiche e psicologiche. Ex alunni diventati gay che, da adulti, si vendicano dei loro aguzzini. Per la sua nuova (e quindicesima) storia di ordinaria anormalità, La mala educación, il regista Pedro Almodóvar, geniale e urticante icona del cinema spagnolo, ha deciso di puntare dritto al cuore di un problema spinosissimo e terribile: [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Indietro tutta. Dopo due capolavori di audacia, don Pedro torna ai fondamentali del suo cinema. La cinefilia, il sesso, il travestitismo, il gioco delle identità. Con due novità di rilievo: la memoria (l’infanzia) e i preti. E’in una scuola di preti che tutto ha avuto inizio. E’un prete a sedurre il protagonista da piccolo. Ed è a quel collegio di preti, luogo di nequizie e delizie, che è delegata [...] Vai alla recensione »

Alberto Crespi
L'Unità

A un certo punto di La mala educacion, due personaggi (non vi diciamo quali: fra poco capirete perché) entrano in un cinema dove è in corso una rassegna sul «cine negro», sui film «noir» hollywoodiani. Quando escono, uno dei due osserva sconsolato: «Mi sembrava che il film parlasse di noi!». I due sono complici in una torbida storia di sesso e stanno tramando un omicidio: se vi dicessimo chi sono, [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Una storia di passioni rovinose ed estreme, di preti che seducono bambini, di ragazzi che seducono adulti, di fratelli che prendono il posto di altri fratelli per invidia, per ambizione, per gelosia. In una catena di amori e vendette in cui nessuno è veramente innocente ma nemmeno i peggiori sono del tutto colpevoli: perché ogni boia può nascondere una vittima (e viceversa), solo la droga è il male [...] Vai alla recensione »

Francesco Bolzoni
Avvenire

Se avessero frequentato una scuola laica Enrique e Ignacio, i protagonisti di La mala educación, avrebbero seguito una diversa sessualità? È la domanda che si ci pone vedendo l'ultimo film di Pedro Almodóvar. La descrizione delle atmosfere "morbide" che, secondo lui, distinguevano una "tipica" scuola confessionale nella vecchia Spagna è un falso scopo, un pretesto destinato a fare qualche rumore in [...] Vai alla recensione »

Mariuccia Ciotta
Il Manifesto

Pedro Almodovar, fuori concorso, apre la 57a edizione del festival di Cannes con Mala Educaciòn (Cattiva educazione) sotto un ciel grigio e combattivo. «Ciel» è la sigla degli intermittents (Cannes intermittents en lutte) attesi con trepidazione dai proprietari di alberghi e ristoranti che martedì hanno inscenato una mini-manifestazione su rue d'Antibes con tavoli imbanditi di calici e tartine per [...] Vai alla recensione »

Titta Fiore
Il Mattino

Cinque anni fa, quando una giuria capricciosa negò la Palma d'oro a Tutto su mia madre, Pedro Almodovar indignato giurò che a Cannes non avrebbe più messo piede. Cinque anni dopo, rieccolo sullo scalone del Palazzo del cinema in mezzo ai precari dello spettacolo in lotta, travolto da una «vertigine di emozioni e di cifre». Essendo la Francia il primo mercato per il cinema spagnolo d'autore, anche le [...] Vai alla recensione »

Antonio Valenzi
L'Indipendente

Ci voleva il coraggio di un grande Autore di cinema come Almodovar per girare un film come La mala educación. In un collegio salesiano agli inizi degli anni '60, Ignacio ed Enrique sono due adolescenti legati da un sentimento che va oltre la comune amicizia. Nella loro vita si intromette la figura di un insegnante che, attraverso molestie sessuali, segnerà inevitabilmente i destini di tutti e tre. Vai alla recensione »

Franco Montini
La Repubblica

Il film più personale ed intimo, ma non autobiografico, del geniale ed imprevedibile regista spagnolo, Pedro Almodòvar. Una storia che affonda le proprie radici nei ricordi di un passato lontano, legato all’infanzia, quando, agli inizi degli anni Sessan-ta, Ignacio ed Enrique (Francisco Boira e Fele Martlnez) erano due bambini che frequentavano un collegio religioso.

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Avvolto in una confezione rutilante - già solo i titoli di testa sono un film di Almodovar - l'ultimo film di Pedro non è però all'altezza delle aspettative che il mondo rivolge a quello che è uno dei cinque artisti cinematografici più innovativi e importanti partoriti dagli ultimi due decenni del XX secolo. Non sorprende gli spettatori del suo cinema la struttura piena di incastri di storie dentro [...] Vai alla recensione »

Enrico Magrelli
Film TV

Un bambino che canta con voce cristallina Moon River(e ogni riferimento ad Audrey Hepburn è dichiarato). Lo stesso bambino, ormai cresciuto, con un esplosivo seno chirurgico e da bombardamento di ormoni, tossicodipendente, amareggiato e perduto usa la macchina da scrivere per ricomporre la memoria di un passato infelice e come arma di ricatto. Un giovane sfrontato e bugiardo che ha bisogno di due nomi [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

Pure se ci sono molte immagini che rimandano alla sua infanzia di ragazzino cresciuto in un collegio di preti, e poi ai vent'anni esplosi con la movida nella Spagna libera degli anni Ottanta, non è un film autobiografico ha ribadito spesso Almodovar, anche se uno dei personaggi, Enrique Goded (Fele Martìnez), è un regista giovane e già famoso che cerca spunto per le sue storie nelle cronache più bizzarre. [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Un film fatto per chiudere i conti con la propria infanzia, anche se Almodovar più che di sé parla della Spagna, della fine del franchismo e di quel bagno improvviso di libertà in cui molti si bruciarono le ali. Una storia di passioni rovinose ed estreme, di preti che seducono bambini, di ragazzi che seducono adulti, di fratelli che prendono il posto di altri fratelli, per invidia, per ambizione, per [...] Vai alla recensione »

Gabriella Gallozzi
L'Unità

«Non credo proprio che sia un film anticlericale. Anche perché non è necessario esserlo per dare un’immagine negativa della chiesa. È già sufficiente quello che fa da se, basta ascoltare le dichiarazioni che rilascia alla stampa. In Spagna, poi, il peggior nemico della chiesa è la chiesa stessa». Eccolo Pedro Almodovar per un giorno re della Croisette.

Michele Anselmi
Il Riformista

All’incrocio tra La fiamma del peccato e La legge del desiderio, insomma tra l’omaggio noir a Billy Wilder e la citazione gaia di se stesso: si colloca qui il nuovo, atteso, film di Pedro Almodòvar, il cui titolo - La mala educaciòn -non andrebbe preso alla lettera. Benché si evochino collegi religiosi in epoca franchista e preti pedofili adusi ad aprire i bottoni della tonaca sulla schiena dei bambini, [...] Vai alla recensione »

Fulvia Caprara
La Stampa

La mala educacion, l’ultimo film del regista Pedro Almodovar, inaugurerà il prossimo 12 maggio il 570 Festival di Cannes. Un onore mai concesso prima ad un regista spagnolo per un film, ancora inedito, che in Spagna uscirà il prossimo 18 marzo. «Sono invaso da un allegria più adolescente che adulta - ha dichiarato ieri il regista pomeriggio - É l’apogeo della luna di miele che vivo con il pubblico [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Perché «La mala educaciòn» ci lascia un po’delusi? Innanzitutto il film, comunque d'alto livello, sconta l'urgenza di riprendere tutti i temi di una poetica d'autore: commedia postmoderna, melodramma popolare, incontro/scontro tra fantasia e realtà, esorcismo autobiografico, tormenti di una diversità non riconciliata... Per la prima volta, poi, don Pedro elabora un racconto dove le donne o il sentimento [...] Vai alla recensione »

Annalena Benini
Il Foglio

Abbiamo visto La mala educacion di Pedro Almodóvar insieme a Giovanni Cantoni, reggente nazionale di Alleanza cattolica (“non andavo al cinema da 40 anni, l’ultimo film che ho visto è 7sette samurai con un’eccezione per The passion, ma a casa”), Angela Pellicciari, docente di storia e filosofia e storia dei Risorgimento ho smesso di andare al cinema da tempo, anche se ero un’appassionita: troppo sesso [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Tralasciando finalmente sussurri e grida della promozione, perché La mala educaciòn ci lascia perplessi e non ci sembra all'altezza dei classici di Almodovar? Assodato che non vuole essere - come sognavano i soliti cacciatori di scandali - un banale pamphlet anti-clericale, può darsi che il film d'apertura della 57esima kermesse sconti l'urgenza di riprendere tutti, ma proprio tutti i temi di un'inimitabile [...] Vai alla recensione »

Enzo Natta
Famiglia Cristiana

Un giovane si presenta a un regista omosessuale dicendo di essere un suo vecchio compagno di collegio. Sono trascorsi vent’anni dai tempi passati assieme e il visitatore propone un soggetto in cui sono rievocati gli eventi di quel periodo. Il regista decide di trarne un film, ma la vicenda narrata è ben lontana dalla verità... Tre film in uno, dove la trama contorta è sintomo di una materia non dominata [...] Vai alla recensione »

Michele Anselmi
Il Giornale

Sarà dura, per La mala educacion, replicare in Italia gli exploit di Parla con lei, 5 milioni e 694 mila euro, e soprattutto di Tutto su mia madre, 14 milioni e 812 mila euro. Per una semplice ragione: i film di Almodovar piacciono specialmente alle donne, a patto che parlino di donne. Invece la mala educacicon, nel suo sfrenato/finto autobiografismo, parla solo di uomini, anzi di gay.

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