Un documentario ibrido, fantastico caleidoscopio della sofferenza, in cui compaiono echi di Cocteau e Fassbinder. Espandi ▽
Una volta cantante di successo nella nativa Svezia, William Clauson ha trovato rifugio a Tijuana, in Messico. Qui vive in un negozio che è anche, pieno dei suoi dischi, un mausoleo del passato. Un personaggio misterioso che diviene il fulcro dell'esplorazione della realtà, onirica e dolorosa, che i registi messicani Ricardo Silva e Omar Guzmán costruiscono sulle domande esistenziali che lo affliggono: una spirale di personaggi e situazioni, in bilico tra ieri e oggi, realtà e finzione, si affaccia sullo schermo. Con andamento ciclico, che annulla ogni concezione progressiva del tempo, in favore dell'eterno ritorno dell'uguale, Clauson diviene un Caronte sui generis che ci guida in questo percorso iniziatico fatto d'immagini, alla ricerca di una possibile soluzione allo strenuo bisogno di sfuggire all'oblio. E di sentirsi amati.