Il mio vicino Adolf

Film 2022 | Commedia, Drammatico, +13 96 min.

Anno2022
GenereCommedia, Drammatico,
ProduzioneIsraele, Polonia, Colombia
Durata96 minuti
Regia diLeon Prudovsky
AttoriDavid Hayman, Udo Kier, Olivia Silhavy, Kineret Peled, Jaime Correa Danharry Colorado.
Uscitagiovedì 3 novembre 2022
DistribuzioneI Wonder Pictures
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,78 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Leon Prudovsky. Un film con David Hayman, Udo Kier, Olivia Silhavy, Kineret Peled, Jaime Correa. Cast completo Genere Commedia, Drammatico, - Israele, Polonia, Colombia, 2022, durata 96 minuti. Uscita cinema giovedì 3 novembre 2022 distribuito da I Wonder Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,78 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 31 ottobre 2022

Sud America, 1960. Un sopravvissuto all'Olocausto solitario e scontroso si convince che il suo nuovo vicino non è altro che Adolf Hitler. In Italia al Box Office Il mio vicino Adolf ha incassato 48,6 mila euro .

Consigliato sì!
2,78/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA 2,84
PUBBLICO 3,50
CONSIGLIATO SÌ
Un film fatto di sketch umoristici e tentativi di superare il trauma. Un connubio difficile da tenere in equilibrio.
Recensione di Tommaso Tocci
giovedì 4 agosto 2022
Recensione di Tommaso Tocci
giovedì 4 agosto 2022

Nel 1960, il signor Polsky si ritrova a vivere in una casetta nella Colombia rurale. Originario della Polonia, l'uomo ormai anziano ha perso la famiglia nell'Olocausto e ora si concentra sul crescere le amate rose nere in giardino. Nell'abitazione di fianco alla sua però viene ad abitare il misterioso signor Herzog, che parla tedesco, vive da recluso e si serve di un avvocato per gestire le pratiche del trasloco. Infastidito dal nuovo vicino e dal suo cane Wolfie, il signor Polsky si convince a poco a poco che sotto la sua folta barba grigia si celi addirittura Adolf Hitler.

Scappare dall'Europa del dopoguerra dopo aver perso tutto a causa della persecuzione nazista, e ritrovarsi in Colombia in mezzo al nulla con Hitler come vicino di casa: è l'assurda premessa del film del regista polacco Leon Prudovsky, alle prese con una coproduzione internazionale variegata e una storia da far quadrare nonostante le discrepanze di tono.

La parte del leone la fa difatti una serie di sketch umoristici sul tema del cattivo vicinato, in cui il protagonista David Hayman (scozzese, ma che calca molto sull'inflessione est-europea) e l'icona ironica/autoironica di Udo Kier si danno battaglia tra rose, steccati, scacchi e una buona dose di vodka. Dietro ai battibecchi c'è però la dimensione più seria di un uomo ancora immerso nel trauma di una vita sradicata e una famiglia perduta, con la sofferenza del popolo ebreo in qualche modo incanalata negli sforzi di un uomo anziano determinato a "smascherare" un Hitler redivivo e fuggito dall'altra parte del mondo.

Tenerle in qualche modo in equilibrio è una missione temeraria dal punto di vista cinematografico, proibitiva anche per opere molto più complesse di questa, che cerca di stare alla larga da qualunque specificità (il Mossad reticente a credere alla scoperta di Polsky come un ufficio del catasto, le diciture generiche di "Est Europa" e "Sudamerica", e un trattamento macchiettistico del contesto storico).

È un peso, a volte tendente all'imbarazzo, che Prudovsky non riesce a scrollarsi di dosso. Il suo tentativo più encomiabile è nel filone narrativo centrale in cui il protagonista in cerca di prove opera un "reverse engineering" della figura di Hitler a partire da ciò che trova sui libri, per poi confrontarlo con ciò che osserva del suo vicino mentre lo spia dalla finestra. Tratti fisici, abitudini, perfino le abitudini artistiche come pittore: cosa rende una persona veramente se stessa, e cosa ci rende autentici anche se fossimo tra le figure più studiate della storia?

Uno studio di umanità scomposta in fattoidi e mezze verità che diventa intrigante se messa di fronte al suo specchio dall'altra parte della staccionata, rappresentato dalla rabbiosa maniacalità di un uomo che aveva deciso di spegnersi per non soffrire e che ora deve riaccendersi per non dimenticare.


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 4 novembre 2022
Clarainthesky

Dal trailer e trama sembrava uno dei film dell'anno, ma è veramente poca cosa. La visione in originale mi ha comunque fatto godere Udo Kier appieno, però è un po' poco per un'ora e mezza di film. Bravi però ad avermi attirata in sala con quel titolo! :DDD

FOCUS
FOCUS
domenica 6 novembre 2022
Pedro Armocida

Nonostante la lunga barba bianca lo riconoscerete subito in Il mio vicino Adolf, ora al cinema distribuito da I Wonder Pictures. I grandi occhi cerulei, lo sguardo preciso e tagliente, i lineamenti scolpiti, sono quelli, inconfondibili, di Udo Kier.

Nel film, una sorta di commedia degli equivoci diretta dal regista israeliano Leon Prudovsky, Kier interpreta l’anziano tedesco Herman Herzog che, nella Colombia del 1960, va a vivere accanto al signor Polsky, un solitario e scontroso sopravvissuto all’Olocausto convinto che lui, il suo vicino, sia nientepopodimeno che Adolf Hitler. Curioso perché nella seconda stagione, ancora inedita, di Hunters (guarda la video recensione), la serie Amazon Original su un gruppo cacciatori di nazisti, Udo Kier interpreta proprio Adolf Hitler, nei cui panni peraltro s’era calato già due volte, nel 1989 in 100 Jahre Adolf Hitler - Die letzte Stunde im Führerbunker di Christoph Schlingensief e, nel 2002, nel mediometraggio Mrs. Meitlemeihr di Graham Rose.

Nato 78 anni fa a Colonia, Kier è forse il più grande e prolifico caratterista vivente con più di 170 lungometraggi, 120 episodi di serie e 50 cortometraggi girati dagli anni ’60 ad oggi. La sua carriera inizia diciottenne quando viene notato a Londra dall’attore Michael Sarne che lo vuole come il gigolò protagonista del suo esordio da regista Road to Saint Tropez. Inizia così una carriera folgorante che però quasi da subito, per alcune sue caratteristiche fisiche, vede la predominanza del genere horror anche se, allo stesso tempo, diventa un attore iconico amato da artisti a tutto tondo come Paul Morrissey che lo vuole nei primi anni ‘70 per Il mostro è in tavola barone... Frankenstein e per Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!, entrambi prodotti da Andy Warhol.

Nel 1975 partecipa a Histoire d'O di Just Jaeckin e due anni dopo è nel capitale Suspiria di Dario Argento. Sono gli anni della sua relazione, anche sentimentale, con uno dei più grandi registi della storia del cinema, Rainer Werner Fassbinder, con cui ha lavorato in La terza generazione, Lili Marleen, Lola e la miniserie tv Berlin Alexanderplatz.

Anche con Gus Van Sant e con Lars Von Trier instaura una forte complicità artistica. Il primo gli ha offerto il ruolo di Hans in Belli e Dannati accanto a Keanu Reeves e a River Phoenix per poi tornare a lavorare con lui in Cowgirl - Il nuovo sesso e, recentemente, in Don’t Worry (guarda la video recensione) mentre è diventato l’attore feticcio del secondo prendendo parte alla maggior parte dei suoi film: Medea, Europa, Le onde del destino, Dancer in the Dark, Dogville, Manderlay, Melancholia, Nymphomaniac (VOL. II) e The Kingdom - Il regno.

Questa alternanza tra cinema d’autore e mainstream ha caratterizzato tutta la sua carriera che lo ha visto protagonista di molti successi hollywoodiani degli anni ’90 come Ace Ventura: L'acchiappanimali, Johnny Mnemonic, Crimini invisibili, Armageddon - Giudizio finale, Blade e Giorni contati - End Of Days. Arrivando, in anni più recenti, a dare sempre degli apporti iconici in film come Iron Sky, Cell Block 99 - Nessuno può fermarmi, Downsizing - Vivere alla grande (guarda la video recensione), American Animals (guarda la video recensione), Bacurau, The Painted Bird, fino al recente Swan Song di Todd Stephens in cui è per la prima volta protagonista di un film statunitense nel ruolo di un eccentrico parrucchiere gay finito in un ospizio in cui riesce a mostrare le sue istrioniche capacità ironiche se non quasi comiche.

Certo, in molti altri casi, i registi hanno voluto sfruttare, un po’ pigramente, una certa immagine di Udo Kier legata anche alla freddezza, alla cattiveria del suo sguardo, tanto che un regista nato nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, Jan Soldat, lo scorso anno ha realizzato un cortometraggio di otto minuti, Staging Death, uno straordinario e divertente lavoro di montaggio di ben 70 sequenze in cui l’attore muore in qualsiasi maniera (in)immaginabile.

FOCUS
giovedì 3 novembre 2022
Giovanni Bogani

Un anziano ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto, e finito in Sudamerica. Uno strano vicino che parla tedesco, ha un cane lupo a cui è affezionatissimo, dipinge in modo dilettantesco. E, insomma, potrebbe essere…

Di vecchi criminali nazisti rifugiati in Sudamerica o negli Stati Uniti ne abbiamo visti, a cominciare da Laurence Olivier nel Maratoneta di John Schlesinger, proseguendo col dottor Josef Mengele interpretato da Gregory Peck ne I ragazzi venuti dal Brasile. Si va a caccia di un ufficiale nazista, in definitiva, anche in This Must Be the Place di Paolo Sorrentino.

Ma qui si va oltre. Qui non si parla di un criminale nazista, ma “del” criminale assoluto, del Male, del diavolo in persona: Adolf Hitler. Che ha la faccia di Udo Kier. Ed è lui – nato quando la Germania era sotto i bombardamenti della guerra voluta da Hitler, con i suoi genitori che morivano sotto le bombe poche ore dopo che lui era nato – è lui, dicevamo, che si porta gran parte del film sulle spalle. E sugli occhi inquietanti, magnetici. Che già avevano sedotto Rainer Werner Fassbinder, di cui Udo Kier fu il compagno, e Lars von Trier, che lo scelse come protagonista della sua macabra serie The Kingdom.

Il regista e co-sceneggiatore, l’israeliano Leon Prudovsky, si gioca la scommessa più forte possibile: immaginare – e fare immaginare allo spettatore – che Hitler non si sia ucciso nel bunker sotto il Reichstag, nel maggio 1945. E che un anziano ebreo polacco, sopravvissuto all’Olocausto e rifugiatosi in Sudamerica, riconosca negli occhi di un brusco, arrogante vicino gli spaventosi occhi azzurri del Führer, che aveva incrociato una sola volta nella vita, ad un torneo di scacchi a Berlino nel 1934.

L’anziano ebreo polacco – interpretato dall’attore britannico David Hayman – si trova così a giocare una partita a scacchi col vicino fatta di mosse e contromosse volte a svelarne l’identità. Con il vicino dagli occhi di ghiaccio arroccato nella sua casa.

È difficile fare una commedia sul nazismo, ancor più sull’Olocausto: ci sono riusciti Benigni, mescolando tragedia e comicità, ne La vita è bella (guarda la video recensione), Radu Mihaileanu in Train de vie; e, quando ancora del nazismo non si era scoperto tutto l’orrore, Ernst Lubitsch in Vogliamo vivere!. Ma ora l’impresa è sempre più ardua.

Il film corre sul crinale difficile fra commedia e dramma, o meglio tra farsa e tragedia. L’anziano polacco lo porta verso il dramma: con negli occhi e nei gesti la mestizia incancellabile, inconsolabile di chi ha conosciuto l’orrore della Shoah. Con i colori del film che sembrano quasi annullarsi, tendere infinitesimalmente verso il bianco e nero: il nero delle rose che l’anziano coltiva, e a cui è maniacalmente attaccato.

Ma chi spinge, chi porta all’estremo ogni effetto è Udo Kier: che rende memorabile ogni istante che è sullo schermo. Di volta in volta, prepotente, minaccioso, misterioso, patetico, ridicolo, fragile, autoritario, isterico, remissivo, esplosivo. Se il film è anche una commedia, se il film è spesso sorprendente, lo dobbiamo soprattutto a lui. Che, peraltro, si era già trovato in un’occasione precedente a interpretare un Hitler in incognito: nel mediometraggio del 2002 Mrs. Meitlemeihr, Udo Kier è un Hitler che si nasconde a Londra e si finge una drag queen. E ancora per rimanere in tema, sarà un criminale nazista fuggito negli Stati Uniti e mimetizzatosi nella società nella seconda stagione della serie Hunters (guarda la video recensione) per Amazon Prime.

Ma torniamo al Mio vicino Adolf. Che, se ci pensi, è quasi una versione in chiave nazi de La finestra sul cortile, con l’anziano polacco che spia il vicino con un teleobiettivo e una macchina fotografica. Con momenti di calcolata comicità, come quando Polsky tenta di accertarsi dell’identità del suo vicino di casa guardandogli gli organi genitali, in una scena dai toni velatamente omosessuali.

Quello che, però, alla fine invade il film, e colpisce lo spettatore, è il rapporto di ostilità/complicità, di pena mista all’odio, che si crea fra i due vicini. Alla fine, potresti anche togliere di mezzo l’Olocausto e Hitler. Rimarrebbe la storia di due vecchi che si detestano e che forse potrebbero trovare la strada di una riconciliazione, alla Jack Lemmon e Walter Matthau. In Due irresistibili brontoloni (Grumpy Old Men). E rimarrebbe ugualmente una storia forte di amarezze, solitudini, minuscole solidarietà.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
lunedì 7 novembre 2022
Giovanni Guidi Buffarini
Corriere Adriatico

Sud America, nei giorni di Eichmann catturato dal Mossad in Argentina. L'ombroso signor Polski - ex scacchista, coltivatore di rose nere, la famiglia sterminata ad Auschwitz - è sconvolto. A causa del nuovo vicino. Che ama i cani come Hitler e detesta i fumatori come Hitler e dipinge come Hitler e ha scatti d'ira come Hitler e riceve tipi sinistri che lo salutano col braccio teso.

domenica 6 novembre 2022
Paolo Fossati
Giornale di Brescia

È una partita a scacchi contro il destino, quella che Malek Polsky ingaggia con fervore, quando decide di denunciare il suo nuovo vicino di casa come impostore. Terreno del duello è il Sud America del 1960, dove l'anziano polacco si è trasferito - unico sopravvissuto alle deportazioni naziste della sua famiglia - e conduce vita riservata, ai limiti della miseria, interessato solo alla cura delle sue [...] Vai alla recensione »

domenica 6 novembre 2022
Alberto Cattini
Gazzetta di Mantova

In un paese dell'Est, nel 1934. La famiglia ebrea Polsky è in posa per una fotografia. Nel 1960, ci troviamo in un borgo colombiano, un portalettere estroverso sale in bici sulla collina per recapitare un giornale all'unico ospite di una casetta fatiscente cinta da una staccionata che sta sfasciandosi. Il tizio è Polsky, unico sopravvissuto al lager.

sabato 5 novembre 2022
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Un'altra variazione sul fantasma di Hitler, morto suicida nel bunker e però con Mengele o magari qualche suo discendente (i "ragazzi del BraSile" ottenuti per clonazione, nel romanzo di Ira Levin e nel film che ne ha tratto Franklin J. Schaffner) spesso ricorre nelle trame narrative. Il romanzo di Timur Vermes "Lui è tornato" immagina il dittatore che nel 2014 si sveglia in un parco pubblico a Berlino, [...] Vai alla recensione »

sabato 5 novembre 2022
Nicolò Barretta
La Voce di Mantova

In un'isolata e decadente casetta ubicata in un imprecisato villaggio del Sudamerica vive in completa solitudine l'anziano Marek, l'unico sopravvissuto dei Polsky all'Olocausto. La ormai abitudinaria emarginazione viene però messa in crisi dall'arrivo di un enigmatico, per quanto "familiare", vicino, il signor Herzog. Il carattere scontroso, le fattezze camuffate e l'eccessivo alone di mistero che [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2022
Peter Debruge
Variety

Negli anni sessanta, in Sudamerica, un polacco sopravvissuto all'olocausto è convinto che lo scontroso tedesco che si è appena trasferito nella casa accanto sia nientemeno che il führer. E possibile? ll giochino mentale del regista Leon Prudovsky mette uno contro l'altro David Hayman e Udo Kier in quella che poteva essere una commedia intelligente. Ma il tono discontinuo del film non lo mette all'altezza [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2022
Marco Contino
Il Mattino di Padova

Marek Polsky (David Hayman) è un ebreo polacco sopravvissuto all'Olocausto, al contrario della sua famiglia sterminata nei campi di concentramento. Dopo la tragedia (siamo negli anni '60) si è trasferito in Colombia dove conduce una vita isolata in una casa malmessa, coltivando le sue amate rose nere. Quando nella dimora accanto alla sua si trasferisce un tedesco dagli occhi di ghiaccio (Udo Kier), [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2022
Matteo Galli
Close-Up

La filmografia dedicata a Adolf Hitler è lunga, infinita. La parte del leone la fanno i film storici, com'è ovvio. E non starò a snocciolare titoli e registi. Ognuno ha la sua propria personale playlist. Ma intorno alla figura di Hitler pullula anche tutta una serie di testi (letterari in senso stretto, saggistici e anche cinematografici) che traggono alimento da quelle che in inglese si chiamano urban [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2022
Raffaele Meale
Quinlan

Al di là del suo valore strettamente cinematografico Il mio vicino Adolf di Leon Prudovsky sembra certificare una verità oramai difficile da negare: a Udo Kier si addice il ruolo Adolf Hitler, visto che l'ha già interpretato in varie occasioni, a partire da 100 Jahre Adolf Hitler - Die letzte Stunde im Führerbunker di Christoph Schlingensief (sulle ultime ore nel bunker) fino ad arrivare al folle Iron [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2022
Vania Amitrano
Ciak

Presentato con successo alla 75esima edizione del Locarno Film Festival, Il mio vicino Adolf diretto da Leon Prudovsky (Dark Night, 2005) è una commedia ironica dal sapore amaro che va molto al di là del semplice tema del cattivo vicinato. Interpretato da David Hayman e dall'iconico Udo Kier (I colori dell'anima, Nymphomaniac) il film è dal 3 novembre nelle sale italiane distribuito da I Wonder Pictures [...] Vai alla recensione »

giovedì 3 novembre 2022
Maurizio Acerbi
Il Giornale

Sud America, 1960. Un sopravvissuto all'Olocausto vive in una villetta in campagna. Quando, nella casa confinante, viene a vivere uno scorbutico tedesco, l'uomo si convince che si tratti di Adolf Hitler, camuffato. Inizia, così, una indagine personale per portare le prove al consolato israeliano. Il tutto dà il via ad alcune scenette (in parte) riuscite quando mette contro i due vicini di casa, nelle [...] Vai alla recensione »

giovedì 3 novembre 2022
Alessandra Levantesi
La Stampa

Russo naturalizzato israeliano, il regista di esperienza televisiva Leon Prudovsky esordisce nel cinema con un'opera di fragile respiro che però trae una sua qualche ragione di essere dall'immane tragedia dell'Olocausto sullo sfondo. Un prologo ambientato nell'Est Europa del 1934 ci mostra una foto dei Polsky, nonni, figli, nipoti riuniti in un giardino fiorito dove spicca una pianta di rose nere. Vai alla recensione »

giovedì 3 novembre 2022
Alessandra De Luca
Avvenire

Colombia, maggio 1960. Il signor Polsky, un solitario e scontroso sopravvissuto all'Olocausto, vive nella sua isolata abitazione di campagna trascorrendo le giornate giocando a scacchi e curando i suoi amati cespugli di rose nere. Quando un misterioso anziano di origine tedesca si trasferisce nella casa accanto alla sua, inizia a credere che il suo nuovo vicino sia Adolf Hitler.

giovedì 3 novembre 2022
Mazzino Montinari
Il Manifesto

Sud America, 1960. Valdivia è tra le città cilene più colpite dal devastante terremoto, ricordato come il più potente tra quelli finora registrati sul pianeta. Una decina di giorni prima, in Argentina, Adolf Eichmann è catturato e trasportato clandestinamente in Israele per subire il processo che poi terminerà con la sua condanna a morte. In quel maggio luttuoso, da qualche parte, Malek Polsky coltiva [...] Vai alla recensione »

giovedì 3 novembre 2022
Daniele D'Orsi
Sentieri Selvaggi

Storicamente è difficile trovare una fine più controversa, discussa (e forse, paradossale) di quella che ha colpito Adolf Hitler: chiuso nell'oscurità di un bunker, lontano dalla gente e da quell'esposizione pubblica a cui ha affidato le coordinate della sua terribile mitologia terrena. Una morte che già di per sé sembra contraddire il carattere orgoglioso del padre del nazionalsocialismo, e che per [...] Vai alla recensione »

martedì 1 novembre 2022
Roberto Silvestri
Film TV

Sudamerica, 1960. Mentre Eichmann, rapito dal Mossad, viene giustiziato in Israele, il signor Polsky (David Hayman), ebreo polacco, ex scacchista, scampato ai lager dove ha perso la famiglia, è certo che il signor Herzog (Udo Kier), nuovo vicino di casa, solitario e scontroso come lui, sia Hitler, nonostante la gran barba: dipinge rovine, ha un cane lupo, scatti d'ira, sinistre visite.

lunedì 31 ottobre 2022
Francesco Costantini
Asbury Movies

Di Adolf in giro non è che ce ne siano chissà quanti. Non è il caso di sforzarsi troppo a decifrare i segreti di Il mio vicino Adolf, la commedia drammatica, equilibrio complicato tra opposti che si guardano in cagnesco, diretta da Leon Prudovsky e nelle sale italiane dal 3 novembre 2022 per una distribuzione I Wonder Pictures. Protagonisti David Hayman, Udo Kier, Olivia Silhavy.

mercoledì 26 ottobre 2022
Miriam Raccosta
La Rivista del Cinematografo

È risaputo: le probabilità di avere come vicino di casa un uomo affabile, ben educato e senza scheletri nell'armadio, non sono mai così numerose come si spera. Tanto più se questo dirimpettaio potrebbe essere Hitler! Questa è la paradossale premessa di Il mio vicino Adolf di Leon Prudovsky, coproduzione polacco israeliana, presentata in piazza Grande all'ultimo Locarno Film Festival.

venerdì 5 agosto 2022
Antonello Catacchio
Il Manifesto

Annunciato invece per i primi di novembre da Wonder il secondo film presentato in piazza Grande: My Neighbor Adolf di Leon Prudovsky, coproduzione polacco israeliana con accompagnamento di qualche polemica per la quota israeliana rigidamente e contrattualmente filogovernativa e poco liberal nei finanziamenti. Ma in questo caso l'argomento è altro rispetto all'attualità.

NEWS
VIDEO
lunedì 31 ottobre 2022
 

Un dramedy che nasconde temi come il pregiudizio e le ferite di un passato doloroso mai dimenticato. Dal 3 novembre al cinema. Guarda la clip »

TRAILER
venerdì 14 ottobre 2022
 

Regia di Leon Prudovsky. Un film con David Hayman, Udo Kier, Danharry Colorado, Olivia Silhavy, Jaime Correa. Da giovedì 3 novembre al cinema. Guarda il trailer »

[LINK] FESTIVAL
giovedì 4 agosto 2022
Tommaso Tocci

In anteprima al Festival di Locarno e dal 3 novembre al cinema. Vai all'articolo »

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