Infiltrati alla Casa Bianca - White House Plumbers

Film 2023 | Biografico, Drammatico, Storico

Regia di David Mandel. Una serie con Lena Headey, Domhnall Gleeson, Woody Harrelson, Justin Theroux, Kim Coates. Cast completo Titolo originale: White House Plumbers. Genere Biografico, Drammatico, Storico - USA, 2023, - MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 1 - EPISODI: 5

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Ultimo aggiornamento lunedì 12 giugno 2023

Una serie HBO che racconta gli eventi meno noti che hanno portato a uno dei più grandi scandali della politica americana, il Watergate. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a Critics Choice Award,

Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
Una serie abile nell'individuare alcune connessioni al contemporaneo, ma con personaggi troppo approssimativi.
Recensione di Gabriele Prosperi
lunedì 12 giugno 2023
Recensione di Gabriele Prosperi
lunedì 12 giugno 2023

La serie racconta l'anno dello scandalo Watergate, il 1972. Con lo scopo di assicurare la rielezione del presidente Richard Nixon, il suo comitato elettorale tenta il tutto e per tutto ai limiti della legalità (talvolta superandoli). La serie si concentra in particolar modo sul gruppo di ex collaboratori della CIA e dell'FBI, assoldati dal comitato elettorale repubblicano e guidati da Howard Hunt (Woody Harrelson), ex-CIA, e dal folle Gordon Liddy (Justin Theroux), ex-FBI, cui viene affidato il compito di spiare gli avversari, cioè il comitato del Partito Democratico che vuole far eleggere Lyndon Johnson e che si riunirà al Watergate Hotel di Washington. Malgrado la rielezione di Richard Nixon nel novembre del 1972, meno di due anni dopo il presidente dovrà dimettersi a causa dello scandalo succitato, che coinvolgerà a cascata alcune delle più importanti figure governative.

Il Watergate è certamente una delle ferite più profonde nella storia degli Stati Uniti d'America: l'evento che portò all'unico caso di dimissioni presidenziali ha compiuto nel 2022 i suoi 50 anni e non è perciò un caso che la storia di questo grande scandalo politico riecheggi in molte opere audiovisive a cavallo tra gli anni 2010 e 2020.

Possiamo citare, tra le opere che richiamano o si concentrano proprio su questo evento, The Post di Steven Spielberg, che narrando la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, riporta sotto i riflettori lo scandalo nel 2017 e, nello stesso anno, The Silent Man (Peter Landesman), che racconta l'aiuto fornito dal vicedirettore dell'FBI Mark Felt (Liam Neeson) fornito ad alcuni giornalisti per scoprire quanto avvenuto.

Entrambi i film pre-annunciano, pochi anni prima del cinquantenario e attraverso storie collaterali e giornalistiche, quella che sembra essere una ferita che, proprio nel 2022, si sarebbe riaperta con un'altra miniserie, Gaslit (ideata da Robbie Pickering con, nel cast, una favolosa Julia Roberts e un bravissimo Sean Penn).

White House Plumbers - diretta da David Mandel, scritta da Alex Gregory e Peter Huyck per HBO (tutti provenienti da Veep, cosa di cui si sente molto l'effetto) e basata sul libro "Integrity" di Egil Krogh (coinvolto nei fatti) e Matthew Krogh - è una miniserie di 5 episodi particolarmente abile nell'individuare alcune connessioni al contemporaneo; ciononostante la lunghezza della miniserie e l'approssimazione psicologica di personaggi e personagge impediscono allo spettatore di riconoscerle appieno e di esplorarle, come vedremo.

Lo scandalo Watergate è una ferita profonda, ancora aperta, per via del preciso momento storico in cui esso si svolse e che virò per la prima volta la percezione del cittadino americano di chi fosse e da dove venisse l'avversario/occupante/straniero, ovvero il pericolo: fino ad allora riconosciuto nel comunismo, i reds, quindi esterno e soprattutto estraneo, il Watergate Scandal fu un profondo momento di crisi e l'inizio di un complesso e anch'esso cinquantennale processo di autocritica che, ancora oggi, influisce sulla psicologia e sulla cultura statunitensi.

Il problema era tutt'altro che esterno - considerazione che la fantascienza e la distopia, sia in ambito letterario che audiovisivo, avevano ben individuato e riconosciuto in alcune opere di poco precedenti (si pensi a L'invasione degli ultracorpi di Don Siegel che già nel 1956 introduceva l'idea di un pericolo interno, irriconoscibile, mimetizzato fino a raggiungere anche il focolare famigliare americano). Un processo di autocritica che si risveglia oggi non solo per via di un anniversario ma soprattutto perché si riconnette ad altre problematiche interne, socio-culturali, animate da eventi recenti e che risvegliano la coscienza americana: in primis il rapporto (sociale, identitario, culturale, lavorativo e remunerativo) tra maschile e femminile. Ed è su questo aspetto che la serie riesce da un lato a riconoscere la connessione critica - evidente nel dialogo finale tra Hunt e la figlia maggiorenne Kevan (la nostra "Sabrina" Kiernan Shipka) in cui alle motivazioni inconcludenti del primo "It's for the best interests of our country", lei risponde "What about the best interests of your family", quindi illuminando, in maniera interessante, il problema che soggiace al gioco di potere in atto e che, appunto, riemerge nel contemporaneo.

La serie Starz, in particolar modo focalizzandosi sul personaggio di Martha Mitchell (Julia Roberts), adotta una strategia che permette agli sceneggiatori di esplorare in maniera più mirata le sfumature storiche e soprattutto la psicologia dei personaggi che coralmente ruotano attorno alla esposta e grande attrice (Roberts) e personaggia (Mitchell).

Due sono i principali problemi della miniserie HBO e il primo è proprio, purtroppo, l'evidente volontà, mai realmente messa in atto, di mettere in risalto e di esplorare i ruoli femminili. Le donne di White House Plumbers sono sempre chiamate in causa ma, almeno fino al quarto episodio, non sono mai realmente conosciute: rimangono ancillari, personaggi satelliti dei ruoli maschili, oltretutto affidati a due grandi, riconoscibili, attori. Se questo, da un lato, corrisponde alla reale condizione storica di queste donne, nonché al loro ruolo nelle vicende raccontate, è altrettanto vero che non possiamo conoscerne le reali motivazioni, non abbiamo mai, veramente, l'occasione di esplorarne l'intimità e la psicologia.

Ciò si verifica su tutte queste personagge: la moglie di Gordon, Fran Liddy (Judy Greer), il cui status di assoggettamento al marito filo-nazista è solo lievemente mostrato; la moglie di Howard, Dorothy Hunt (Lena Headey), di cui si intuisce l'emancipazione ma che la agisce solo in un episodio, tanto sorprendentemente quanto fugacemente, e considerando soprattutto il coinvolgimento di questa donna nelle vicende; la prima figlia di Hunt, Lisa (Zoe Levin), indisponente e che funge da contrappeso ideologico alla figura paterna ma che è, ciononostante, poco sviluppata narrativamente, e la seconda, Kevan, che compare nel solo quarto episodio, dopo essere stata evocata più e più volte nelle parole dei genitori, pur avendo un ruolo determinante dal punto di vista storico e narrativo. Tutte personagge estremamente interessanti e complesse, che solo cinque episodi non permettono di esplorare appieno.

Da qui il secondo problema: la durata di questa miniserie. Cinque episodi sono decisamente insufficienti e costringono gli sceneggiatori a comprimere assieme le due istanze principali: quella di fornire fatti storici per introdurre e dettare le coordinate del racconto - istanza che sostanzialmente occupa, a scapito della seconda, la miniserie per i primi tre episodi (quindi più della metà) - e l'istanza di esplorare i personaggi dal punto di vista psicologico. Se da un lato ciò avviene soprattutto per Gordon Liddy e Howard Hunt, dall'altro questi stessi protagonisti e gli altri personaggi appaiono appiattiti sul dato storico. Di Liddy si intravedono solamente gli aspetti più conturbanti (molto presenti e riconoscibili, invece, in Gaslit); Hunt, malgrado la magistrale interpretazione di Harrelson, appare prevalentemente e quasi esclusivamente caratterizzato da paranoia che, associata alle striminzite fonti testimoniali e fattuali, spinge troppo il racconto verso la deriva del complottismo, dando per appurate delle tesi che invece dovrebbero aprire a dubbi e a interrogativi, cosicché si possano cogliere delle corrispondenze con il contemporaneo, analogie e riflessioni parallele nell'interpretazione dello spettatore.

Oltre alle donne, già descritte prima, anche e soprattutto il ruolo dei figli, la loro psicologia, il loro status e i loro rapporti con i padri del racconto, sono solo fugacemente esplorati, di corsa e approssimativamente, quando invece sarebbero potenzialmente centrali o svolgerebbero, come nel caso di Gaslit, una funzione caratterizzante (come lì accade nel definire il personaggio di Liddy, interpretato nella serie Starz da Shea Whigham).

La breve durata della miniserie non è di per sé controproducente; Gaslit è, d'altronde, più lunga di soli tre episodi, ma a differenza di quest'ultima non si rintraccia il giusto personaggio che permetterebbe di esplorare le zone grigie della vicenda, mettendo in relazione un protagonista con una coralità di individui. I personaggi Hunt e Liddy sono, paradossalmente, meglio esplorati in una serie che si concentra sulla persona di Martha Mitchell che in una serie che li rende protagonisti, e così facendo viene meno anche il parallelismo col contemporaneo e diventa determinante il fatto o il complotto piuttosto che la sua elaborazione e interpretazione.

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mercoledì 10 maggio 2023
 

Regia di David Mandel. Una serie con Lena Headey, Domhnall Gleeson, Woody Harrelson, Justin Theroux. Dall'11 giugno su Sky e NOW. Guarda il trailer »

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