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ONDA&FUORIONDA

Eterno Clint: da Per un pugno... a Jersey Boys.
di Pino Farinotti

Clint Eastwood in una scena del film Per un pugno di dollari.
Clint Eastwood (Clinton Eastwood Jr.) (94 anni) 31 maggio 1930, San Francisco (California - USA) - Gemelli. Interpreta Joe, lo straniero nel film di Sergio Leone Per un pugno di dollari. Al cinema da lunedì 16 settembre 2024.

sabato 21 giugno 2014 - Focus

In settimana, nelle sale, è uscito Jersey Boys, il nuovo film di Clint Eastwood. Trattasi, a grandi linee, di un musical: la storia di un gruppo, i Four Season, di grande popolarità negli anni Cinquanta/Sessanta. Il film è "alla Eastwood", cioè pieno di energia e fuori da definizioni o convenzioni. A 84 anni il regista riesce ancora a reinventarsi e a farsi accettare da un pubblico grande. Ma non è Jersey Boys il centro del mio intervento. Si può dire che il focus sia triplice, Eastwood, Leone, e un titolo, incentrato su un'annata e una ricorrenza: il mezzo secolo. Sì, perché nella primavera del 1964, nelle sale, usciva Per un pugno di dollari. Era il cosiddetto, dopo, primo western alla'italiana. Ma allora nessuno lo sapeva, neppure gli autori. Western italiano era un paradosso ritenuto insostenibile. Erano ancora attivi registi come Ford e Hawks, attori come Wayne e Stewart. Come potevi affiancarti a loro, trasmettere al vasto popolo dei western che c'era un tentativo in atto di fare qualcosa si serio. E allora, per cominciare, si lavorò sui nomi. Così Sergio Leone divenne Bob Robertson, a Gian Maria Volonté venne attribuito John Wells e a Ennio Morricone, Don Savio.
Ci volle qualche tempo perché il film si imponesse, ma la qualità c'era, dapprima sospettata, poi intuita, poi accreditata. Il film divenne un master, un modello, una rivoluzione. Seguirono decine di "spaghetti western" ma, soprattutto, venne il momento delle imitazioni, e fu clamore, quasi scandalo, perché a imitarci furono i maestri americani, che colsero l'occasione, fornita dall'italiano, di rivedere i contenuti del western, che in quelle stagioni stava declinando. Leone ritenne che i vecchi codici, la frontiera, l'eroe "gratis" e senza macchia, gli indiani buoni o cattivi che fossero, andavano sorpassati. Così inventò un pistolero cinico, quasi muto, violento: e se devi scovargli un sentimento o una morale devi davvero impegnarti a fondo. "Lo straniero" arriva in un villaggio di confine fra Messico e Stati Uniti, dove due famiglie che si combattono per il controllo delle armi e dell'alcol. Capisce che ponendosi in mezzo, potrà, sfruttando rivalità e debolezze, avere la meglio. Nei western non c'erano mai stati tanti morti e tanta violenza. Il tutto sostenuto dalla colonna, ossessiva, orecchiabile, di Morricone che divenne un unicum col regista anche nei film successivi. Un inciso, in quel 1964 è legittimo dire che "nacque" anche il compositore.

Successi
Il film divenne uno dei maggiori successi commerciali del cinema italiano, lo è tuttora. Parte dei guadagni venne però sottratta dai produttori del film La sfida del samurai, di Kurosawa, al quale Per un pugno di dollari si ispirava. Il plagio venne riconosciuto e i giapponesi ottennero, come risarcimento, la distribuzione del film italiano in molti Paesi dell'estremo oriente. Nasceva dunque un genere e... nasceva Clint Eastwood. Clint aveva allora 34 anni e non aveva ancora fatto niente di importante. Era stato nel cast di molti film ma sempre in ruoli marginali, se non muti. Si era fatto notare in televisione, come protagonista della serie Rawhide, dove faceva un cow boy che trasferisce mandrie attraverso gli Stati, una sorta di reminiscenza del classico Fiume Rosso, di Howard Hawks. Era la fine degli anni Cinquanta. Il personaggio "western-trasgressivo" proposto da Eastwood, con quel poncho a buon mercato, il sigaro, lo sguardo di ghiaccio, si scoprì terribilmente funzionale. Leone glielo concesse per altri due film, poi ritenne che fosse il momento di cambiare. Ma il testimone passò all'attore che procedette di suo.
Rifece "lo straniero" in produzioni americane, di buon successo anche se il sortilegio del master non poteva essere riprodotto. Tuttavia un grande riconoscimento arrivò, nel 1993, quando Eastwood ottenne due Oscar, i più importanti, al film e alla regia, con Gli spietati, film western. Nel sessantatrenne protagonista qualche segnale dello "straniero" c'era ancora, ma il regista aveva esasperato toni, facendo del pistolero un ex assassino invecchiato e bolso. Ma ormai le regole erano quelle, l'eroe senza macchia non era più previsto. Il cattivo era più interessante del buono. Poi Clint Eastwood ha progredito, e come, sappiamo, toccando tutti i generi e sempre mettendoci una qualità alta e riconoscibile. E tutto era cominciato cinquant'anni fa. Da noi.

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