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Marco Bellocchio, Leone d'oro alla carriera che verrà

Per il regista piacentino già in cantiere un film su Eluana.
di Giovanni Bogani

In foto il regista Marco Bellocchio in compagnia del direttore della Mostra d'arte cinematografica Marco Müller.
Marco Bellocchio (84 anni) 9 novembre 1939, Bobbio (Italia) - Scorpione.

mercoledì 31 agosto 2011 - Incontri

A Venezia, il primo Leone d’oro è già assegnato. È quello alla carriera, che andrà a Marco Bellocchio. Una vita, e una carriera, a schiena dritta. Iniziata con la rabbia dei Pugni in tasca, e proseguita sempre con coraggio, con la capacità di raccontare ogni cosa in modo personale. I matti, il sesso, la seduzione, la violenza, il terrorismo, la religione, Mussolini, la morte. E tra poco, Bellocchio inizierà a girare un film sulla vicenda di Eluana Englaro.
A consegnargli il Leone sarà Bernardo Bertolucci. Suo compagno di pianura, di età, di cinema. Bertolucci nato nel ’40 a Parma, Bellocchio tre mesi prima, a pochi chilometri da Piacenza. E per tutti e due, il cinema come rivoluzione. Intima, stilistica, sociale. Si erano incontrati ventenni, prima ancora di battere un solo ciak. Poi, Bertolucci confessa che I pugni in tasca gli erano arrivati dritti allo stomaco. “Da allora – rivela – abbiamo preso strade diverse pur ‘guardandoci’ passo dopo passo”.
Tra poco, a Venezia, si ritrovano. E nella festa per Bellocchio, ci sarà anche la rinascita di un suo film di quarant’anni fa, Nel nome del padre. Che verrà proiettato in una nuova versione, un “director’s cut”, insolitamente più breve rispetto alla prima edizione: 80 minuti al posto dei 105 originali.

Bellocchio, che senso ha un premio come questo, in questo momento della carriera?
Ovviamente sono molto felice. Ma penso anche che i premi servano al futuro, e non al passato. Un riconoscimento del genere mi dà forza per lavorare.

Durante la cerimonia di consegna del Leone d’oro sarà presentata la nuova versione di Nel nome del padre. Una versione più corta dell’originale. Perché?
Per una necessità di liberare le immagini, di alleggerirle di quella pesantezza ideologica che le soffocava… Tante immagini piene di parole che giudicavano, spiegavano, citavano, non erano più necessarie. Ho preferito privilegiare i personaggi, gli affetti semplici e diretti. Ho tagliato, non ho aggiunto nulla.

Il suo prossimo progetto è molto impegnativo: portare sullo schermo la vicenda di Eluana Englaro.
Sì, anche se sarà un film di fiction, e non una pura e semplice riproposizione della realtà. Ho trovato l’entusiasmo di un produttore, Riccardo Tozzi di Cattleya, e penso che inizieremo a girare questo inverno.

Come si chiamerà il film? Ha parlato con Giuseppe Englaro, il padre di Eluana?
Il film si chiama, per ora, ‘La bella addormentata’. E sì, con Giuseppe Englaro ho parlato a lungo, per avvertirlo di questo mio progetto. È una persona che stimo molto, ed è ovvio che – anche se il film non sarà assolutamente ‘a tesi’ – la mia simpatia vada a lui.

Che cosa racconterà?
Vorrei raccontare che cosa vivono alcuni personaggi durante gli ultimi giorni di vita di Eluana. La mia è una posizione laica, ma non voglio assolutamente fare propaganda. Certo, inevitabilmente verrà fuori la mia posizione. Adesso, dopo Eluana, ci sono maggiori restrizioni sul principio di fine vita, che rispecchiano le posizioni dei cattolici. Temo che la nostra società sia tornata indietro.

Torniamo al Leone d’oro. Lei ha vinto l’Orso d’argento a Berlino, un David di Donatello, tre Nastri d’argento. Ma il Leone le era sfuggito – con polemiche – nel 2003, con Buongiorno, notte. Questo Leone la compensa di quella amarezza?
Ma no, vorrei chiarirlo una volta per sempre. Non mi sento in polemica per quel Leone che non è arrivato. Quando sei in concorso, puoi vincere e puoi perdere. E poi, io sono uno che guarda al presente e al futuro, non al passato.

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