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Corto Cortissimo o Morto Mortissimo?

Tierra y Pan vince il Leone Corto Cortissimo.
di Rita Andreetti

Tierra y Pan e i suoi colleghi

sabato 6 settembre 2008 - News

Tierra y Pan e i suoi colleghi
Si è conclusa anche la rassegna dei cortometraggi al Festival di Venezia. Il Leone Corto Cortissimo è stato assegnato al film del messicano Carlos Armella Tierra y Pan con la seguente motivazione: "In pochi minuti e in un unico spazio l'autore ha saputo raccontare una storia drammatica di miseria e solitudine, sfruttando appieno le possibilità narrative dell'immagine cinematografica". In effetti il lavoro del regista si costruisce come una furtiva indagine sulle vicende di una famiglia che abita una desolata zona, in cui il vento scandisce le giornate. La cinepresa, e con essa lo spettatore, osserva da lontano l'accadere di un dramma: la morte del nascituro che la madre porta in grembo. Nessun dialogo, solo i suoni, sempre più lontani dall'obiettivo che zooma e si distacca dalle atroci vicende. Tremendo il finale dove il figlio viene seppellito, e come natura vuole, rientrerà nella catena alimentare attraverso il cane. Lo spirito del regista e della sua patria traspaiono dai campi lunghissimi e dai colori; il dramma familiare viene vissuto con una capacità introspettiva resa originale dalle scelte fotografiche. Interessante quindi la scelta di premiare questo lavoro che, da un punto di vista narrativo, sta con un piede nel cinema e con l'altro nella video arte.
Con Tierra y Pan sono stati premiati anche Vacsora (The Dinner) di Karchi Perlmann con una Menzione Speciale e De Onbaatzunchtigen (The Altruists) di Koen Dejaegher con il PRIX UIP per il miglior cortometraggio europeo. Il primo film è la storia di una famiglia grottesca e colorata della campagna ungherese. In un'unica giornata questi personaggi si confronteranno con la morte del marito e dell'anziana nonna: quest'ultima, trascina tutto il corto con la sua ironia sempliciotta e goffa. La sua sordità e il distaccamento dal reale che i suoi anni le hanno imposto, la porteranno a scegliere il suicidio dolce da lei tanto desiderato, piuttosto che una vita limitata dalle fatiche degli anni. Molto più splatter invece la morte del marito...divorato dagli abitanti del porcile.
Tendenzialmente sci-fi invece The Altruists, che racconta di un mondo in cui le famiglie vengono costruite con un mercato dei componenti, che si vendono li uni con gli altri allo scopo di aumentare il prestigio del nucleo familiare stesso. Si ride a denti stretti e si riflette sulla vita tramite gli spunti realistici di questa rappresentazione visionaria, dove i fratelli si vendono a vicenda e i figli comprano madri nuove.

E gli altri?
Con grande rammarico si salutano lavori brevi di altissimo livello tecnico e registico (che in alcuni casi, sono stati capaci di farsi apprezzare molto di più dei polpettoni diffusi nel programma della Mostra).
Si cita ovviamente il lavoro della Portman, Eve, che favorisce della performance tutta brio e rughe di Gazzara e della Bacall. Delicatissima la riflessione su quanto questi due vecchietti tentino in tutti i modi di rimanere agganciati alla vita e ai ritmi della loro gioventù (o della loro mezza età), lavorando sull'apparire e sulla spensieratezza indotta: la Portman ha saputo colorare di tenerezza un rapporto insolito tra questi due grandi protagonisti, inserendo anche lo sguardo sconsolato e imbarazzato della nipote nel fiore degli anni. Dopo Eve si ricorda un prodotto olandese drammatico (come molti dei corti presentati), che narra la storia tristissima di un padre separato e della sua figlia a lui lontana: Zand (Sand) di Joost Van Ginkel. Una madre scomoda determinerà la morte della figlia e il suicidio del padre profondamente legato a lei, che sceglierà di perire sommerso dalla sabbia, terreno dei loro giochi.
Un po' dappertutto storie tristi, insomma: come quella della bambina che tenta di infilarsi nella bara del padre appena defunto, per poter partire in viaggio con lui e non lasciarlo più (Noces de cendre di Pierre Eden Simon.
Tuttavia, si può piangere e gustarsi il drammatico dei film per opere che in alcuni casi hanno regalato più di quanto certi lungometraggi, con tutti i loro minuti, abbiano saputo comunicare.

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