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Il giovane Holden sul grande schermo?

L'unico grande romanzo americano mai diventato film.
di Pino Farinotti

Dalla carta alla celluloide

lunedì 21 luglio 2008 - Focus

Dalla carta alla celluloide
Il pozzo e il pendolo (Poe) Moby Dick (Melville) , Huckleberry Finn (Twain); Giro di vite (James), La lunga estate calda (Faulkner); Il grande Gatsby (Fitzgerald) Il grande sonno (Chandler); Addio alle armi (Hemingway); La valle dell'Eden (Steinbeck); Colazione da Tiffany (Capote); Il nudo e il morto (Mailer); Lolita (Nabokov); Il crogiuolo (Miller); Un tram che si chiama desiderio (Williams); Greystoke (Burroughs); Jurassic Park (Crichton); Shining (King). Trattasi di romanzi e drammi teatrali fondamentali, così come le firme. Americani. La selezione è naturalmente parziale e arbitraria. Il concetto è "a campione". Questi romanzi e questi drammi sono diventati film. L'assunto è: tutti i grandi romanzi americani sono diventati film. Tranne uno. Perché?

Il più
Una corrente di giudizio, autorevole, ritiene che Il giovane Holden di J.D.Salinger, sia il più grande romanzo americano del '900. Anche dire "il più" è arbitrario e pericoloso, nell'arte e in letteratura non ci sono misure esatte naturalmente, tuttavia se un romanzo ha inquadrato un sentimento e poi lo ha scomposto e poi trasformato, quello è certamente Il giovane Holden. È la storia di un adolescente a disagio, che contesta tutto ciò che gli sta intorno. A cominciare dai genitori. La cosiddetta rivoluzione giovanile, attraverso corsi e ricorsi del secolo scorso, non può non riconoscere in quel breve romanzo una sorta di primo motore. La genesi, la scrittura, il destino di <quel testo, e poi l'autore, personaggio complesso e misterioso: se il termine "mito" ha un senso, ebbene tutto si è mosso in quella direzione. La storia ci dice che il mito c'era e c'è, ed è sacrosanto.
Il Celebrity Group, casa di produzione indipendente con sede a New York, ha chiesto i diritti del libro. Non li otterrà. Per il cinema si erano già mossi, nei decenni, Samuel Goldwyn, Wilder, addirittura Jerry Lewis, e poi Spielberg, Jack Nicholson e Tobey Maguire. Inutilmente. Salinger ha respinto tutti, con perdite gravi.
Ma perché tanta popolarità e leggenda? Qual è il sortilegio che appartiene a quel libro? Prima di tutto lo stile: niente, proprio niente di letterario. L'incipit vale più di tutte le analisi."Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto."

Mirabolanti
Holden Caulfield parla come un ragazzo. Salta all'occhio. E poi: qual è la struttura della storia? Quali sono le avventure mirabolanti che scuotono tanto in profondità la coscienza del lettore fino a insinuarsi nel suo tessuto genetico? Niente di mirabolante. Trattasi di piccole vicende quotidiane: Holden viene espulso dal collegio; litiga con un compagno; fugge durante la notte: una piccola sbornia; il primo approccio (non consumato) con prostituta; la fuga dai genitori; il guantone da baseball-feticcio ricordo del fratello morto; l'affetto per sua sorella che fa da mediatrice; il vecchio insegnante ritrovato; il progetto di fuga totale; il ripensamento finale grazie alla sorella. Vicende minime, ma decisive e perfette, necessarie&sufficienti. A tutto questo naturalmente si lega l'incanto non definibile che produce il fenomeno. Vale per tutto, la musica, e tutte le arti. Un solo esempio omologo: l'Urlo di Munch. Il ragazzo Holden semplicemente assumeva tutti i sentimenti dei suoi pari: si chiama identificazione. Da allora, fino a oggi, quel modello è vivo e presente, si fa vedere e sentire, non gli sfuggi. Il libro è del '51.

Elvis
Un paio d'anni dopo, la musica fa la sua rivoluzione: il rock, Presley e tutti gli altri. Guastatori. Elvis era un ventenne "quasi" adolescente, ma i termini non mutano. Poco dopo il cinema produce i suoi nuovi eroi giovani, James Dean in testa, portatore di ogni disagio e rivendicazione, ribelle totale. È anche la stagione inglese degli arrabbiati (Angry young man) rappresentati dal teatro di John Osborne: "quelli che odiavano tutte le convenzioni". I ragazzi che diedero vita ai movimenti americani ed europei degli ultimi anni Sessanta sono certamente amici di Holden. E, risalendo nei decenni, si fa notare River Phoenix, giovane dolente e difficile, anche lui vicino alla famiglia degli Holden e dei Dean. Anche i nostri Muccino (Silvio) e Scamarcio giovani possono essere eredi non lontani del ragazzo di New York. Un'ultima citazione: Into the Wild di Sean Penn, vera storia di Christopher, in pieno disagio famigliare, che si immerge nella natura selvaggia. È ancora il tema della fuga, il tema di Holden. Sì, il ragazzo non molla mai.
Un eroe e un romanzo "capostipiti". E un film-capostipite mai fatto: che assurdità. La ragione sta nell'autore. Salinger, classe 1919, non è un carattere semplice. Va detto subito, ed è notorio, che lo scrittore dal 1965 rinchiuso letteralmente nella sua tenuta di Cornish nel New Hampshire, non ha rapporti col mondo. "Offeso" dall'essere identificato quasi "soltanto" da quel romanzo. Lui che ha scritto tanto altro. E poi i film: li amava molto. Ma nel '49 Hollywood devastò un suo racconto, "Uncle Wiggly in Connecticut". Ne rimase così deluso da decidere che mai più si sarebbe concesso al cinema. E così è stato. E sarà.
Il giovane Holden manterrà quel distacco esclusivo. Anche questo è mito, e continuerà, sempre, a nutrire il romanzo. La letteratura che difende la propria identità e la propria purezza. Nessuna licenza e contaminazione. "Niente cinema per il romanzo più grande e cinematografico": alla fine, per una volta, è una magnifica didascalia.

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