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5x1: Verdone, monumento d'Italia

Ha viaggiato e riprodotto l'Italia in maniera divertente attraverso la lente del romano.
di Stefano Cocci

Verdone, sempre più grande, grosso e divertente

lunedì 3 marzo 2008 - Celebrities

Verdone sempre più grande, grosso e divertente
È un pezzo importante di commedia all'italiana. Carlo Verdone sta agli ultimi 25 anni di divertimento dello Stivale come Alberto Sordi lo è stato dal secondo dopoguerra almeno fino agli anni Ottanta, prima dell'inevitabile declino. Carlo Verdone è anche considerato come l'erede acclamato di Albertone, un passaggio di testimone avvenuto sul set di In viaggio con papà. Era il 1982 e Verdone e Sordi si ritrovarono insieme di fronte alla cinepresa, padre e figlio. Una metafora di quello che era l'incontro di due generazioni di comicità italica. Da allora Verdone ha continuato il suo percorso, cercando di evolversi verso uno stile più sofisticato, tentando di mettere in scena le idiosincrasie, gli amori e le macchiette dell'Italia che cambia. Il suo riferimento è stato, a volte, la media borghesia, senza trascurare il boro romano che tanto successo gli ha dato. Ne sono usciti fuori film come Stasera a casa di Alice, Maledetto il giorno che t'ho incontrato, Gallo Cedrone.
Oggi torna ad alcuni dei suoi personaggi più amati in Grande, grosso e Verdone: ci sarà Leo, il bullo di Un sacco bello, ormai sposato, ma anche l'insopportabile Raniero e il coatto Ivano, protagonisti di Viaggi di nozze.

Grande, grosso e Verdone
È l'ultimo arrivato nella famiglia dei film di Verdone. Il fatto che uno dei più apprezzati ritrattisti dell'homo italicus anzi, meglio, romanus, sia voluto ritornare all'antico amore per la commedia basata sui suoi personaggi fa certamente esultare gran parte del suo pubblico. Con Leo, Raniero e Ivano non tornano solo tre macchiette ma tre emblemi che hanno divertito, specchiato e, per certi versi, anche commosso l'Italia intera. Si tratta di un'apertura di credito verso un patrimonio inestimabile del cinema italiano. La speranza è di non vederlo svalutato guardandosi troppo indietro. Anche alla nostalgia c'è un limite.

Maledetto il giorno che t'ho incontrato
È il momento più alto di quello che possiamo definire come il nuovo corso sofisticato di Verdone. Lasciati i personaggi che ne fecero il successo in pellicole epiche come Un sacco bello, Bianco, rosso e Verdone e Borotalco, l'attore e regista romano pensò di spostarsi su di una comicità più matura, che rispecchiasse una crescita personale e anche del proprio pubblico. Maledetto il giorno che t'ho incontrato è probabilmente il più riuscito film appartenente a questo filone: tempi comici perfetti, battute che hanno lasciato il segno, una partner in stato di grazia (una Margherita Buy assolutamente fantastica) e una regia senza cadute di stile.

Ma che colpa abbiamo noi
Sempre nuovo corso verdoniano: Gallo cedrone e Viaggi di nozze furono un ritorno alle origini. Con Ma che colpa abbiamo noi c'è la volontà di commedia d'ambiente e di insieme, con tanti personaggi, tutti elaborati, tutti con proprie sfaccettature. Ancora una volta Verdone mette il dito nella piaga delle idiosincrasie, delle paure e delle manie del borghese romano che ha raggiunto la tranquillità economica ma non ancora quella dell'anima.

Manuale d'amore
È un altro Verdone: Carlo cerca di inserirsi nella nuova commedia all'italiana, quella che cerca di recuperare la grande tradizione del film a episodi che ha fatto la fortuna di tanto cinema del nostro paese negli anni Sessanta e Settanta, che Verdone stesso aveva esaltato in quelli Ottanta e Novanta ma che sembrava aver perso carisma. Ci prova Veronesi a ridarglielo. Il Goffredo di Verdone è un personaggio suo a tutto tondo: con le sue paure, le sue insicurezze, le sue manie. Sembra uscito da uno dei suoi capolavori eppure riesce a darne sfaccettature interessanti.

Bianco, rosso e Verdone
E allugaje 'e gambe, aristendije 'e gambe, aritiraje 'e gambe, aricoprije 'e gambe... io jele tajerei quee gambe!". È Mimmo, il bambacione alle prese con sua nonna – l'indimenticabile Lella Fabrizi. C'è Pasquale, l'emigrante lucano che ritorna in Italia da Monaco di Baviera per votare e si scontra con le inciviltà italiche che aveva dimenticato. C'è Furio, il prototipo del manico verdoniano, archetipo che troveremo in tanti dei suoi successi. Verdone interpreta un pezzo di Italia, un mondo che oggi non c'è più, e lo fa con garbo, umiltà, senza battutacce becere, divertendo e divertendosi come fece anche prima con Un sacco bello e, dopo, con Borotalco e Acqua e sapone. Capolavori!

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