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5x1: Elio Germano, dalla tv al David di Donatello

Dopo le prime esperienze televisive il giovane attore romano ha ingranato la marcia superiore.
di Stefano Cocci

Dai Vanzina ai premi, la storia di un attore "normale"

martedì 26 febbraio 2008 - Celebrities

Dai Vanzina ai premi, la storia di un attore "normale"
Sfogliando con attenzione il curriculum di Elio Germano si scopre un attore senza esitazioni, che va per la sua strada, convinto che un giorno arriverà da qualche parte. A vederlo oggi, dopo i meritatissimi premi come Miglior Attore ai David di Donatello e il Globo d'oro come rivelazione dell'anno per Mio fratello è figlio unico, si capisce come anche le parentesi televisive e con i fratelli Vanzina abbiano sortito un effetto. Quello di dire addio agli snobismi, per essere attore a 360°, non solo sembrarlo, accettando tutte le sfide. È la storia di un ragazzo che, anche dopo la meritata popolarità, sceglie di vivere al Corviale, problematica periferia di Roma, tra gli amici di sempre, all'insegna dell'essere e non del sembrare. Niente baretti o ponti con i lucchetti per Elio. Nella sua storia c'è stato Daniele Luchetti, che in Mio fratello è figlio unico lo ha affiancato all'astro di Scamarcio. Inutile dire come Elio ne sia uscito assoluto vincitore.
Ora Germano vuole dimostrarci che Il mattino ha l'oro in bocca, accettando la difficile sfida di interpretare un film biografico su un personaggio che non è morto ma, anzi, è vivo e vegeto e nel pieno del successo professionale, quel Marco Baldini che con "Il giocatore" ha raccontato il suo personalissimo demone del gioco d'azzardo. Chissà Elio come ce lo descriverà...

Romanzo criminale
In un film corale come raramente se ne vedono e se ne girano in Italia, Elio dà il suo contributo, piccolo, ma determinato. In un lungometraggio in cui si segnalano in tanti e tutti bravi, non è possibile negare i meriti della regia di Michele Placido, da sempre punto di riferimento per più di una generazione di attori italiani, e il valore dello script. Germano fa tanto per personalizzare il suo "Sorcio", un tossico che vive ai margini della banda. Una piccola parte, forse, ma, come disse qualcuno "non esistono piccole parti ma solo piccoli attori", ed Elio Germano non è fra questi ultimi.

Melissa P.
Il film scandalo di Guadagnino si risolve in una bolla di sapone dopo tanto inchiostro, e non solo, sprecato a parlare di sesso e colpi di spazzola. A differenza di un altro caso cinematografico del momento – Caos Calmo, in cui c'è tanta più sostanza oltre al sesso su indicato – Melissa P. rende merito a tanti giovani attori che, probabilmente, si faranno. Tra di loro Elio Germano spicca fra tutti, per merito di una personalità forte che non fatica a tracimare anche oltre le costrizioni di uno script che non riesce a cogliere la forza esplosiva del tema affrontato.

Che ne sarà di noi
Il film passerà agli annali del cinema italiano per aver definitivamente affermato Violante Placido come icona sexy e giovanilistica del nuovo cinema italiano e aver tolto Silvio Muccino dal cono di ombra di Gabriele. Qui, finalmente solo, inizia la sua presenza virale che ci porterà a Parlami d'amore. Elio Germano, tra cotante stelle, è una ventata d'aria fresca: perfettamente in ruolo e mai fuori misura, sebbene il personaggio rischi di esserlo. Per chi ha fatto tanta tv e anche i Vanzina, Veronesi è un bel salto che lo ripaga in pieno con l'attenzione successiva.

Il mattino ha l'oro in bocca
Non è facile vestire i panni di un noto personaggio, soprattutto per un giovane attore in ascesa. Soprattutto, non è semplice prendere nome e cognome di un protagonista del nostro tempo, un contemporaneo: la lettura che se ne trae potrebbe mancare del necessario distacco che ci consente di conoscere le cose della storia nella giusta prospettiva. Il mattino ha l'oro in bocca ha un obiettivo ambizioso: trasporre al cinema non solo la vita di Marco Baldini, speaker radiofonico e celeberrima spalla di Fiorello, ma attraversare gli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, nell'ottica di una persona normale trasportata in un universo che di normale ha ben poco. Elio Germano porta proprio questo: il suo essere qualunque ma con quegli occhi vivi e curiosi che stanno segnando il suo successo.

Mio fratello è figlio unico
L'Italia ha paura di confrontarsi con gli spettri del suo recente passato. Non si spiega altrimenti la penuria di film che abbiano infilato l'occhio della cinepresa nel dramma del terrorismo, di destra e di sinistra, che per anni ha insanguinato il paese. Gli USA hanno tirato fuori fior di capolavori dal dramma del Vietnam, in Gran Bretagna la Thatcher divide ancora i cineasti, qui da noi si è sempre fatto finta che il terrorismo non ci sia stato, c'è stato solo il '68. Il bel film di Luchetti è uno dei pochi che cerca di affrontare il tema: le contraddizioni, i sogni, le povertà, le violenze di un'epoca dagli alti ideali e dai bassi istinti. Elio Germano riesce alla grande in quello che sa far meglio: il ragazzo semplice, che affronta le scelte ideologiche e quelle della sua vita con animo aperto, scontrandosi con le ipocrisie, con le piccolezze della politica e quelle dell'esistenza. Un'interpretazione che lo ha lanciato nel panorama italiano come una cometa pronta a trasformarsi in una stella.

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