Due fratelli si riuniscono per la morte della madre. Si ridivideranno ma il passato li raggiungerà. Espandi ▽
Caustico e graffiante, sempre consacrato a un cinema che vuole mettere a disagio lo spettatore e provocarne la sensibilità, il regista austriaco Ulrich Seidl torna con Rimini al racconto di finzione dopo i documentari In the Basement e Safari. Pur contenendo tutti gli ingredienti della brutale caricatura che potevamo aspettarci,
Rimini stupisce invece con un ritratto appassionato e quasi tenero di un uomo fuori dal tempo, dagli angoli un po’ smussati come ci appaiono ora quelli di Seidl stesso. Gran parte del merito è dell’attore Michael Thomas, in una performance semplicemente straordinaria. Seidl e Thomas spostano sempre più in là la soglia dell’assurdo e della provocazione, lasciando allo spettatore il compito di seguirli diligentemente. Che Seidl sia riuscito in questa impresa è un’aggiunta importante alle correnti di disagio che continua a far scorrere sotto traccia e di cui è maestro:
Rimini parla di discriminazione, declino morale e di padri che condannano i figli, mentre tutt’attorno il loro mondo si fa inesorabilmente minuscolo.