Il racconto di un momento cruciale nella vita di Madre Teresa di Calcutta, quando prende la sofferta ma risoluta decisione di lasciare il convento di Loreto Entally per dare vita a un nuovo ordine religioso interamente dedicato ai più poveri tra i poveri. Espandi ▽
Teresa c'è per tutti, specie per gli ultimi. È la madre superiora del convento delle suore di Loreto, una guida spirituale e pratica per tutti a Calcutta, un punto di riferimento irrinunciabile. La sua ambizione si scontra però con la vita e i suoi imprevisti, una suora a lei molto vicina la pone di fronte a un dilemma che mette tutto in crisi, anche la fede. Un momento cruciale e di passaggio, tormentato e controverso, da cui Teresa ne uscirà come la Madre Teresa che conosciamo. Non senza aver messo a dura prova la sua fede.
Ci sono biopic tradizionali e poi ci sono storie di vita esemplari, in grado di stupire anche per i loro trascorsi controversi e tormentati. Mother di Teona Strugar Mitevska rientra in questa seconda categoria.
La regia parte con il linguaggio documentaristico che la regista conosce bene, per poi concedersi verso la seconda metà del film un tocco allegorico interessante. La scelta di Mitevska si rivela lungimirante. Raccontare non l'icona, ma il magma emotivo che si agita dentro l'animo della donna, prima ancora di diventare il mito Madre Teresa di Calcutta. Recensione ❯
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Un giovane è indeciso se restare o partire per raggiungere la sua compagna. Espandi ▽
Amir abita a Teheran ma è sul punto di lasciarla per raggiungere la fidanzata Tara, che vive in Italia. Mentre attende l’autorizzazione dall’ambasciata, sfreccia per le strade della città in bicicletta, immerso nel suo passatempo preferito. È animato da una certa serenità malinconica il terzo lungometraggio di finzione del regista Amir Azizi, non il primo né di certo l’ultimo degli autori iraniani a meditare sui temi dell’emigrazione dal paese, della nostalgia e degli affetti interrotti. La chiave da lui scelta è quella di filmare una lunga attesa, l’evento prima dell’evento, quel momento di passaggio quando la decisione di lasciare è già stata presa ma non ancora vissuta. Recensione ❯
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Un uomo ricomincia la propria vita diventando l'autista di un carro funebre. Espandi ▽
Dopo 14 anni di carcere Myagmar si ritrova da solo: sua madre è nel frattempo. L’esperienza carceraria ha lasciato segni profondi su Myagmar: ossessionato dal senso di colpa per il crimine commesso, in carcere ha perso la capacità di comunicare con il prossimo, si è ammalato di insufficienza renale, è stato abusato e violentato. L’unica compagnia che Myagmar sembra in grado di tollerare è quella di un branco di cani randagi, con i quali condivide la sua abitazione e dei quali si prende quotidianamente cura. Trova lavoro come autista per un’azienda di pompe funebri e lì conosce un giovane monaco buddhista e un anziano falegname non vedente, che lo illuminano sulla via della saggezza. Ma l’attrazione e l’istinto di protezione per Saruul, la bella e irrequieta figlia del falegname, lo ricondurranno nel gorgo della disperazione. Gli archetipi del noir e delle cause perse, che conducono a un destino nefasto, sono presenti, ma la prevedibilità della trama non inficia lo svolgimento del film, armonico e sorretto da interpretazioni notevoli, tanto per il protagonista che per la giovane Saruul, anima smarrita e autodistruttiva, consegnata dal destino alle luci al neon della capitale ostile. Recensione ❯
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Una storia personale per raccontare una pagina della Storia italiana. Espandi ▽
Toni Negri è stato un pensatore di fama mondiale. Anna Negri, sua figlia, è una regista che ha faticato molto per emanciparsi dal suo cognome. Perché quando aveva 14 anni, suo padre, allora professore di Scienze Politiche all'università di Padova e tra i leader del movimento di contestazione degli anni '70, fu arrestato. L'accusa, da cui poi sarà prosciolto, era gravissima: essere il capo occulto del terrorismo italiano.
Il racconto intimo di un trauma personale, familiare, generazionale e storico. Non senza contraddittorio: la forza del film sta proprio nel suo approccio mai agiografico ma dialettico, nel continuo scambio di punti di vista, di opinioni anche politiche, di emotività. Sfilano sullo schermo una serie di litigi, confronti - generazionali, oltre che privati - anche aspri, continui tentativi di boicottaggio del film stesso.
Padre e figlia allo specchio, nelle mancanze dell'uno e nel dolore dell'altra, nella difficoltà e nell'impegno di comprendersi, nel loro parlare due linguaggi diversi («Lui quello della politica, io quello degli affetti»). Recensione ❯
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Un cinema pionieristico che questa volta porta avanti uno studio mai banale sui mille volti di Dracula. Commedia, Romania, Austria, Lussemburgo2025. Durata 170 Minuti.
Dracula rivive in storie diverse: un anziano vampiro attrazione turistica e un regista che usa l'IA per esplorare le sfaccettature di Vlad. Espandi ▽
Il mito e la storia di Dracula rivisti attraverso una moltitudine di racconti diversi: mentre un anziano “vampiro” si fa inseguire da un'orda di turisti come attrazione vacanziera, un regista chiede a un'applicazione di intelligenza artificiale di creare degli intermezzi narrativi che indaghino le mille sfaccettature di Vlad, tra passato e presente. Cultore dell'eccesso, intrepido formalista, indagatore delle perversioni contemporanee: è il profilo di Radu Jude, autore rumeno che come pochi altri ha saputo interpretare il cinema (e il mondo) di questi tumultuosi anni venti. Era forse inevitabile che i grandi successi lo portassero a un certo punto a confrontarsi con l'icona culturale suprema della sua Transilvania, e Jude lo fa a modo suo: come uno scherzo, indirettamente, e sovraccaricandone il simbolo per accumulo fino a farlo deflagrare in una galassia di riferimenti e provocazioni. Lo fa con un occhio da intenditore per l'estetica del brutto, un talento tanto singolare quanto indiscusso, e ampiamente messo in mostra già nei film precedenti. Recensione ❯
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Ironico, sarcastico e realistico. Un esordio che rielabora la classica vicenda di Cenerentola. Horror, Norvegia, Danimarca, Romania, Polonia2025. Durata 105 Minuti.
Una versione distorta della classica storia di Cenerentola. Espandi ▽
La vedova Rebekka giunge, con le figlie Elvira e Alma, al palazzo del nobile Otto, altrettanto vedovo, per convolare a giuste nozze. Dopo il matrimonio, però, Otto muore improvvisamente, pianto dalla figlia Agnes. A dipartita avvenuta, emerge che Otto era in difficoltà economiche almeno quanto Rebekka (che lo pensava invece benestante) e quindi urge trovare una soluzione.
L'idea della donna è quella di dare in sposa Elvira al fascinoso principe Julian, che cerca moglie. Elvira ne è infatuata e legge avidamente le poesie scritte dal giovane principe sperando di diventare la sua consorte. Per riuscire nello scopo, però, è necessario "abbellire" Elvira attraverso gli interventi del dottor Esthétique.
Simpatica e spesso "cruda" rivisitazione della fiaba di Cenerentola vista attraverso le vicissitudini della sorellastra in cerca dell'amore eterno del principe. Emilie Blichfeldt, autrice anche della sceneggiatura, esordisce, dopo una serie di cortometraggi, in modo positivo e sicuro nella regia di un lungometraggio, scegliendo un approccio al tempo stesso ironico, sarcastico e realistico - oltre che caratterizzato da un sublime gusto per il grottesco. Recensione ❯
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Una serie a cui essere grati: un universo disfunzionale dalla scrittura eccezionale, nel quale possiamo riconoscerci tutti. Commedia, USA, Gran Bretagna2025. Durata 30 Minuti.
Una serie di Lena Dunham - che torna dopo il successo di Girls, e dei produttori di Notting Hill. Espandi ▽
Dopo una rottura sentimentale, Jessica, stacanovista newyorkese, si trasferisce a Londra con l'intenzione di rimanere sola. Incontra Felix, che la fa riconsiderare l'idea di trovare di nuovo l'amore. Recensione ❯
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Un racconto d'infanzia ipercinetico con un'estetica viva, originale e salutare per il nostro cinema. Drammatico, Italia, Svizzera, Francia2025. Durata 105 Minuti.
Una bambina fa amicizia con due coetanee che le insegneranno cosa significa veramente l'infanzia. Espandi ▽
1997, estate in una soporifera e residenziale Ferrara. La piccola Linda, di otto anni, si trasferisce al seguito della madre Eva. Qui incontra Azzurra e Marta, due sorelle spesso lasciate a loro stesse dalla madre, divisa tra il ruolo di infermiera e la passione per la fabbricazione di bambole, e da un padre distante. Finora hanno potuto contare sul fedele cane e su Carlino, il babysitter queer che si occupa di loro, ma con l’aggiunta di Linda formano una banda di ragazzine che in movimento perpetuo esplorano il quartiere, il mondo, e la possibilità di diventare grandi. Racconto d’infanzia che preme verso il suo limite estremo, il primo film a quattro mani delle sorelle Bertani è un trattato ipercinetico su un’età di passaggio. L’impianto estetico è vivo, originale e – armato di tutte le sue idiosincrasie – salutare per un cinema nazionale che ha bisogno di prospettive del genere. Il fatto che le autrici vengano dal mondo della pubblicità spiega forse perché lo stile sia già curatissimo e pienamente formato mentre la scrittura funzioni più come prova d’intento che come indagine davvero approfondita. Recensione ❯
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Un film che approfondisce le sfide del crescere in un contesto tradizionale e, allo stesso tempo, della scoperta della propria identità. Espandi ▽
Un remoto villaggio della Macedonia del Nord. Ahmet è un ragazzo di 15 anni che appartiene alla minoranza turca degli Yuruk. Cerca rifugio nella musica di cui è appassionato e una notte si ritrova in un rave nel bosco dove per un attimo si illude di stare nel mondo che gli appartiene. Le sue pecore scappano e arrivano alla festa ma una di loro si perde. Il padre decide così di punirlo. Il suo destino s'incrocia con quello di Aya, una ragazza destinata a un matrimonio combinato.
Dj Ahmet è un sorprendente, incantato ed energico musical pastorale sullo scontro e il tentativo di coesistenza tra tradizione e modernità.
Siamo di fronte ad un coming of age con tracce di comicità slapstick evidente nei movimenti impazziti di Ahmet e nei ralenti del primo incontro tra il protagonista e Awa e del ballo. Sono come tocchi pittorici che vanno oltre la caratterizzazione dei personaggi, a volte solo tratteggiati nei cambiamenti (soprattutto quello del padre di Ahmet) e che mostrano nel cineasta una sorprendente inventiva fuori dal comune. Recensione ❯
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Tekla Taidelli torna a occuparsi, senza moralismi ma con una straordinaria empatia, dei suoi personaggi perduti. Drammatico, Italia, Portogallo2025. Durata 90 Minuti.
Leo, intrappolato in lavori precari e dipendenze, incontra Jo-Jo, enigmatica e ferita. Insieme partono verso il Portogallo alla ricerca di libertà e senso. Espandi ▽
Leo ha 20 anni e una vita in bianco e nero. Le sue giornate iniziano sempre alle 6:06, tra lavori miserabili e una corsa senza fine per procurarsi la dose successiva. Ogni tentativo di cambiare, scappare, lo riporta sempre allo stesso punto: l'inizio. Finché non incontra Jo-Jo: coetanea enigmatica, parla solo francese e guida un caravan come se fosse in fuga da qualcosa. Anche lei porta un dolore profondo. Jo-Jo non è una salvezza facile ma è il caos di cui Leo ha bisogno. Lei ha i suoi demoni. In qualche modo sa vedere attraverso le crepe di Leo. Insieme partono verso il Portogallo, tra paesaggi onirici e polverosi, dove le loro anime si incontrano e parlano finalmente la stessa lingua. Recensione ❯
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Dal produttore esecutivo e showrunner Clyde Phillips, un capitolo con Dexter Morgan che guarda al passato e al futuro. Espandi ▽
Sopravvissuto al colpo di fucile esploso da Harrison, Dexter entra in un coma di dieci settimane popolato dai fantasmi del passato. Al risveglio, il figlio è fuggito a New York per rifarsi una vita lontano dal padre e dal suo retaggio. Le strade dei due finiscono però per incrociarsi di nuovo, insieme a quella di un miliardario eccentrico, Leon Prater, e della sua inflessibile agente di sicurezza, Charley, impegnati in una caccia silenziosa a criminali inafferrabili. Intanto il capitan Batista continua a stringere il cerchio sull'identità di Dexter, mentre la voce di Harry torna a farsi bussola interiore.
Una resurrezione in pieno stile Anni Dieci che funziona, c'è poco da dire, malgrado il redivivo Dexter scelga la strada più rischiosa: non quella di tornare indietro, nella sua Miami, ma di rilanciare.
La scelta di spostare il baricentro - meno splatter gratuito, più psicologia operativa - e la capacità di "riattivare" il passato invece di celebrarlo, sono i veri punti di forza di questo sequel, capace tanto di commemorare quanto di guardare avanti, forse per l'ultima volta, nella vita di uno dei personaggi seriali più importanti dell'ultima Golden Age. Recensione ❯
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Un viaggio poetico nell'eterna infanzia, tra domande senza risposta e rimpianti per gesti mai compiuti, alla ricerca di luce nell'oscurità. Espandi ▽
Bonifacio Angius mette in scena il suo rapporto con il padre facendo interpretare se stesso da suo figlio ed assumendo il ruolo del genitore. Al contempo offre una complessa riflessione sul potere salvifico del cinema ogni volta che questo riesce a ritrovare la sua vera funzione.
Lo spazio interiore di un regista esplorato senza falsi pudori da lui stesso ma sempre con una profonda tensione verso la necessità della presenza dell'amore.
Angius, proprio perché ama in modo smisurato il cinema, quello che non cerca di imitare la realtà, conosce sicuramente i grandi classici in cui i registi hanno raccontato di sé, dei propri desideri, ansie, timori al contempo riflettendo su quello che costituiva la loro passione: il fare cinema. Recensione ❯
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Gaza, 2007: tra blocco israeliano e potere di Hamas, Osama traffica farmaci sotto copertura. Un film d'azione riapre vecchie ferite due anni dopo. Espandi ▽
Gaza, 2007. Osama è un trafficante di farmaci illeciti. Al bancone lavora il giovane Yahya, che vede Osama entrare in conflitto con il poliziotto corrotto Abou Sami finché la situazione non raggiunge un punto di non ritorno. Due anni dopo, un film d’azione trova a sorpresa un attore principale che possa prestare il volto alla leggenda. In un’epoca in cui le immagini provenienti da Gaza si rincorrono strazianti e quotidiane come testimonianza del genocidio, il cinema rischia a volte di sembrare impotente. Ecco allora che operazioni sui generis come questo dramedy metatestuale e crepuscolare dei fratelli Arab e Tarzan Nasser diventano tanto più significative. Un cinema che affonda nel passato eppure risponde d’istinto al presente, aggiungendo ad esempio sui titoli di testa l’audio di Trump su come trasformare Gaza in una riviera di lusso; è il tipo di scelte che forse, più che nell’immediato, pagherà tra vent’anni, quando la prospettiva futura renderà l’oltraggioso ancor più evidente. Recensione ❯
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Una serie che intende dare voce agli "eroi silenziosi" della sanità. Espandi ▽
Un unico turno di pronto soccorso, quindici ore filate, raccontate in tempo reale al Trauma Medical Center di Pittsburgh, dove gli afflussi ordinari di pazienti spinge i medici a parcheggiarli per mancanza di posti, affrontando procedure che slittano, conflitti con l'amministrazione, dilemmi clinici ed etici. Il tutto gestito da Michael "Robby" Robinavitch e dal suo team, composto dall'infermiera responsabile Dana Evans e da un gruppo di medici in formazione - fra cui Heather, Frank, Samira, Mel, Trinity, Dennis, Victoria e Cassie - su cui il pronto soccorso agisce come una camera di pressione.
Totalmente meritati i 3 premi vinti alla 77° edizione degli Emmy: Miglior serie drammatica, Miglior attore protagonista a Noah Wyle e Miglior attrice non protagonista a Katherine LaNasa.
Il successo della serie dipende tanto dalla verosimiglianza, quanto dall'equilibrio tra urgenza e attenzione al dettaglio. The Pitt prende la lezione di E.R. e la concentra, guarda all'ospedale con la lucidità caustica di Scrubs ma senza scherzare, e costruisce un'estetica che mette in primo piano corpi, tempi e decisioni per parlare d'altro: di Stati Uniti e quindi, oggi, di caos. Recensione ❯
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Giuda racconta la Passione dal suo punto di vista: lui e Gesù, legati da un destino speculare, muoiono lo stesso giorno per compiere la profezia. Espandi ▽
Giuda nasce in un bordello, figlio di una prostituta che muore al momento della sua nascita. Cresciuto senza un padre e usato e abusato dai tenutari si vendica uccidendoli e diventa il proprietario della casa di piacere. Fino a quando un giorno Gesù si reca da lui per incontrare Maddalena, sua sorella, che aveva salvato dai lapidatori. Da quel momento lascia tutto per seguire l’amico e maestro che poi tradirà. Giulio Base rilegge i Vangeli secondo una prospettiva che meritava l’approfondimento. La tesi finale del film, cioè che Gesù aveva bisogno di qualcuno che lo tradisse per compiere la propria missione fino in fondo, era già stata avanzata (on stage e sul grande schermo per la regia di Norman Jewison) da Jesus Christ Superstar. Il Giuda di Giulio Base affronta questa lettura ma vi giunge partendo da tutt’altre premesse e liberandosi da tutte le precedenti trasposizioni sullo schermo della figura di Cristo. Recensione ❯
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